L’11 agosto del 1264, esattamente 750 anni fa, veniva istituita, ad opera del pontefice Urbano IV, la festa del Corpus Domini. Secondo la tradizione, la bolla papale faceva seguito al prodigioso fatto avvenuto nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena: un sacerdote boemo, durante la celebrazione della messa, dopo avere dubitato della reale presenza di Cristo nell’ostia, vide stillare gocce di sangue dal pane consacrato, gocce che caddero sul corporale, lo stesso che oggi è venerato nel duomo di Orvieto.
Per onorare questo miracolo, come si diceva, il papa avrebbe istituito la Festa de Corpus Domini. Ma dello straordinario avvenimento non c’è nessuna traccia nella bolla papale. Lo storico dunque potrebbe dubitare del collegamento fra il prodigio e l’istituzione della festa, ma non potrebbe dubitare dell’amore di Papa Urbano IV verso l’Eucaristia.
Infatti la vita di Giacomo Pantaleone, questo il nome di battesimo di papa Urbano IV, è piena di vicende ed esperienze legate al culto eucaristico. Fra il 1242 e il 1243 fu nominato arcidiacono di Liegi, città belga dove era sorta una gran devozione verso l’eucaristia, grazie alla mistica agostiniana Giuliana di Mont- Cornillion che convinse nel 1246 il vescovo di Liegi ad onorare il Santissimo Sacramento con una solenne processione.
In seguito Giacomo divenne Patriarca di Gerusalemme per volontà di Papa Alessandro IV. Anche in questa città l’eucaristia veniva grandemente onorata. In particolare c’era l’usanza di conservare il pane consacrato all’interno del santo sepolcro. Non è un caso dunque che, una volta divenuto Papa col nome di Urbano IV, Giacomo Pantaleone abbia indirizzato la bolla Transiturus proprio al Patriarca di Gerusalemme.
Ma veniamo alla lettura di alcuni passi della bolla. Lo stile è di rara bellezza e mostra tutta la cultura di Urbano IV. Il Papa afferma che, grazie alla celebrazione eucaristica, noi possiamo afferrare concretamente ciò che ricordiamo. Infatti “le altre cose di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente in noi con la propria sostanza”.
Un’altra singolarità dell’eucaristia, secondo il Papa, sta nel fatto che donatore e dono sono nel pane eucaristico la stessa cosa: “O singolare e meravigliosa generosità, dove il donatore viene in dono e ciò che è donato è totalmente identico al donatore!”.
L’eucaristia è poi vista come naturale rimedio alla colpa del peccato originale: come a causa di un cibo è avvenuto il peccato, a causa del cibo è avvenuta la redenzione: “Il gustare ha ferito e il gustare ha guarito. Vedi, perché da dove è nata la ferita, è uscito anche il rimedio, e da dove si è introdotta la morte di lì è uscita fuori la vita”.
Nell’eucaristia, sempre secondo il Papa, si può riscontrare una struttura confacente a quella dell’uomo: “È stata anche una preziosa liberalità e una conveniente operazione, che il Verbo eterno di Dio, che è cibo e nutrimento della creatura razionale, fattosi carne, elargisse se stesso in alimento alla carne e al corpo della creatura razionale, cioè l’uomo”.
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