ROMA – Angelo Curzi, romano, sposato e padre di tre ragazzi, frequenta da moltissimi anni nei mesi estivi la Riviera delle Palme. Pochi giorni fa, insieme ad altri fedeli della parrocchia Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario di Roma e al parroco don Franco Mammoli, ha partecipato alla messa celebrata da Papa Francesco in Santa Marta e ha assistito il Santo Padre durante il sacro rito. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare questa sua esperienza.
Come ha saputo che avrebbe assistito il Papa durante la messa?
La sera precedente don Franco, il nostro Parroco, mi ha telefonato chiedendomi se volevo fare da chierichetto insieme ad un altro parrocchiano. La prima risposta, influenzata da un certo timore e rispetto verso il Santo Padre, è stata no. Ho servito messa da ragazzo, ma qui la cosa era molto diversa. Poi Don Franco mi ha spiegato che non dovevamo officiare in maniera tradizionale ma semplicemente portare i calici e le ampolle durante l’offertorio e assistere Papa Francesco fino al lavaggio delle mani.
Le omelie che il Papa tiene a Santa Marta costituiscono ormai una peculiarità del pontificato di Bergoglio. Quale passaggio le è maggiormente rimasto impresso?
Il Papa in quell’occasione si è soffermato principalmente e ripetutamente sul fatto che, solo chi porta i suoi peccati e li unisce al Sangue di Cristo potrà ambire alla vita eterna. Non ci saranno agevolazioni per chi pensa che la sua sapienza lo porterà ad una scorciatoia. Solo i veri penitenti, anche se ultimi nella scala sociale avranno la pace eterna. Tutti noi peccatori dovremmo chiedere al Signore la grazia del perdono.
Ha avuto modo di avvicinare il Santo Padre e di scambiare con lui qualche parola al termine della messa?
Ho avuto questa opportunità, come tutti gli altri presenti in Santa Marta. Mi ha fatto piacere che il mio breve pensiero, abbia indotto il Santo Padre a guardarmi negli occhi e stringermi più forte, entrambe le mani
Quali sono le emozioni che si provano stando accanto a un Papa e in particolare a questo Papa?
Le emozioni sono tante. La prima sensazione, più che un’emozione, è stata di preoccupazione per la sua salute. Erano le sette del mattino quando il Papa si è apprestato a celebrare la messa con il suo passo deciso, ma con il viso stanco e la voce affannata.
È stato toccante per me verificare l’altissima spiritualità e l’estrema umanità in ogni suo gesto accompagnato da un linguaggio che entra e rimane nel cuore di ognuno, lasciando una traccia indelebile. L’ho potuto constatare specialmente quando ha ringraziato noi chierichetti durante la messa guardandoci negli occhi, come se avessimo fatto un qualcosa di speciale per lui. Ero io in cuor mio a volerlo ringraziare, ma lui, il Papa, con la sua semplicità mi aveva anticipato.
Infine mi ha colpito scoprire che ogni mattina il Papa si mette a disposizione della comunità, già alle sette del mattino. Sì perché, come ho detto, alla fine della messa, dopo un periodo di meditazione e silenzio che lui fa con i fedeli stando seduto tra loro, saluta tutti uno ad uno ed è stato davvero emozionante vedere il Successore di Pietro ultimo tra gli ultimi.
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