SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il filosofo Massimo Cacciari ha onorato con la sua presenza, per la terza volta consecutiva, l’estate sambenedettese. Il professore infatti è stato ospite del Circolo Nautico Sambenedettese nell’ambito della serata inaugurale della manifestazione Piceno d’Autore, che quest’anno ha come tema L’uomo, il sacro e il divino. L’incontro è stato introdotto da Mimmo Minuto, proprietario della libreria La Bibliofila e organizzatore di molti fra i più significativi eventi culturali in città, dall’Avv. Silvio Venieri, membro dell’associazione culturale I Luoghi della Scrittura, e dal Dott. Giovanni Desideri.
Il professor Cacciari ha intrattenuto per circa un’ora il numeroso pubblico sul tema del sacro. Analizzando il termine da un punto di vista etimologico, il filosofo ha fatto notare come nell’antica Grecia esistessero due termini distinti per indicare il sacro: hieron e aghios. Con il primo termine si esprime ciò che ci appare con una forza e con un vigore tali che ci fanno riconoscere il divino, qualcosa di altro rispetto all’umano, sul quale l’uomo non ha potere. Caratteristica di ciò che è hieron è la sua visibilità.
Al contrario, aghios è ciò che viene escluso dalla vista, che si cela, che si nasconde nella parte più intima del sacello del tempio. Per rendere l’idea, si può far riferimento al culto ortodosso, dove la celebrazione eucaristica avviene dietro l’iconostasi, sottratta allo sguardo dei fedeli. All’origine dunque, fra sacro-hieron e sacro-aghios esisteva una dualità di opposizione fra l’una e l’altra realtà.
Il filosofo si è dunque domandato in che modo il sacro, così definito, impatti con le nostre vite. Non è forse vero che l’uomo moderno abbia sempre più voglia di vedere e provi un senso di orrore verso ciò che si sottrae al suo sguardo?
Sembrerebbe dunque che l’uomo di oggi non abbia alcun rapporto col sacro inteso come aghios, come sacer. Eppure questo modo di percepire il sacro si perpetua nella nostra odierna civiltà quando, sicuramente in modo differente rispetto al passato, continuiamo ad espellere, ad escludere, a mettere fuori.
In tale contesto si inserisce il discorso dirompete dell’evento cristiano che si qualifica come sacro hieron. Infatti, tutta la testimonianza evangelica ci porta a vedere nell’avvento di Cristo, qualcosa di vivo, di potente, che scuote dal profondo, hieron appunto. In fin dei conti, secondo Cacciari, tutta la vita di Cristo può essere letta come una lotta verso il sacer, verso ogni forma di sacralità. Egli non vuole nulla di segreto, di arcano, di celato, ma, al contrario, tutto dice con parresia (=franchezza). Il Vangelo di Gesù è per natura contro la Gnosi, cioè contro quel fenomeno religioso che si esprime in un ristretto numero di adepti, che si considerano illuminati e unici detentori della verità.
C’è qualcosa di inaudito nel messaggio di Gesù, e cioè che egli identifichi se stesso con verità: egli che è un uomo, sta lì a dire che la verità non è un concetto, ma una persona. Cristo dice di essere la verità, nel senso etimologico della parola greca aletheia (composta da alpha privativo e letheia=nascondimento) e dunque uno che non tiene nascosta, la verità ma che la svela.
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