DIOCESI – “A volte certe persone vengono chiamate a fare delle testimonianze perché magari, nella loro vita, è accaduto qualcosa di particolarmente strano, o spettacolare, tanto in termini negativi quanto positivi, qualche esperienza ai limiti.
Io non sono una di queste persone, (esperienza più al limite è stata qualche discesa di rafting) e quello che stasera condivido con voi, non è un episodio, non è una conversione lampo, non è un’apparizione, non è un cambiamento improvviso di vita ma l’esperienza più banale, povera che ci possa essere, l’esperienza del vivere quotidiano, del vivere la banalissima e bellissima vita di tutti i giorni”.
Con queste parole Suor Sara Giorgi ha aperto la sua riflessione in occasione del primo incontro delle “Notti di Nicodemo” organizzato grazie alla collaborazione tra il Settore Giovani di AC e il Servizio diocesano di Pastorale giovanile.
Un importante momento in cui è stato possibile fare silenzio e meditare, gustare la Parola e pregare.
Suor Sara ha poi affermato: “Attenzione: banale non vuol dire stupida, insignificante, senza sapore, ma fatta di quelle esperienze tanto normali quanto straordinarie che hanno costruito la mia vita e che costruiscono la vita di ciascuno di noi: scuola, lavoro, incontri, relazioni, parrocchia, servizio, campiscuola, amicizie…concretamente il mio lavoro in banca (più di 18 anni), i miei viaggi in giro per il mondo (me lo potevo permettere) per vacanza o in occasione delle GMG (6 all’attivo) …perché no, anche i miei sfizi, il mio vestire sempre di firma…
E’ questa la vita vera attraverso la quale ho scoperto e ciascuno di noi può scoprire e costruire davvero la propria storia.
Una vita di cui non perdere nulla e nessuno.
Un po’ come faceva Gesù…non è mai passato oltre le situazioni, le esperienze, le persone incontrate…si è sempre fermato, ha sempre ascoltato tutto quello che gli succedeva intorno, tutto quello che vedeva intorno, tutti coloro che incontrava, lungo la strada, nelle case, nella sinagoga…
Un po’ come ha fatto Francesco d’Assisi: le sue scorribande giovanili, le sue amicizie, i suoi sogni, il desiderio di diventare cavaliere, l’esperienza della guerra, gli incontri con le persone che frequentavano il negozio di stoffe di suo padre, l’incontro con il lebbroso (normale a quel tempo).
Un po’ come ha fatto Chiara d’Assisi: la sua vita da giovane nobile del suo tempo, il suo servizio ai più poveri, l’incontro con Francesco.
Che cosa ho scoperto vivendo questa normalità? E vivendo questa normalità senza lasciar passare nulla e nessuno come insignificante?
Ho scoperto un Dio presente nella mia vita, un Dio che mi ama, un Dio di cui subivo sempre più il fascino e di cui non volevo più fare a meno nella mia vita. Un Dio che voleva il meglio per me, un Dio che non necessariamente viene a stravolgere la tua vita (quante volte sentiamo dire “il progetto che ha Dio per la mia vita” come se Lui avesse sempre in mente qualcosa di diverso da quello che desideriamo noi; quando invece il progetto che ha è solo che noi scopriamo e gustiamo la felicità vera), un Dio che non viene a vivere a posto tuo, un Dio che ti accompagna ogni istante.
Non volevo perdere nulla di Lui, avevo bisogno di crescere nella relazione con Lui, come succede per una amicizia vera, come accade in un rapporto di coppia.
Se davvero la cosa più importante per me, quella attorno al quale volevo girasse tutta la mia vita era lui (vita che procedeva benissimo…davvero avevo tutto!), avevo bisogno di conoscerlo…sentirlo parlare…ascoltarlo.
Qui potrebbero cominciare i problemi perché in una amicizia vera ci sono due persone in carne ed ossa…
Ma anche con il Signore ci sono “carne ed ossa”: la Sua Parola!
Non si tratta di storie passate di uomini e di popoli, non si tratta di leggende o invenzioni, non si tratta del racconto della vita di Gesù tanto per levarci qualche curiosità…non si tratta di quel “bla bla” che ci tocca ascoltare ogni volta che andiamo alla messa e che una volta usciti, se magari l’avessimo ascoltato, neanche ce lo ricordiamo.
E’ il Signore che mi parla e mi dona la possibilità di costruire la mia vita insieme con Lui, attorno al centro che è Lui.
Non puoi ragionare da solo sulla tua vita, non puoi trovare da solo la strada, non puoi risolvere da solo situazioni e problemi…Francesco d’Assisi, in preghiera davanti al Crocifisso sente queste parole “Francesco, va’ e ripara la mia casa”, e subito si mette al lavoro per ristrutturare la chiesetta di San Damiano, in cui stava pregando…ma non era quello che il Signore gli stava chiedendo…
Se davvero vogliamo che questo Dio, per cui immagino siamo tutti qui stasera, in qualche modo faccia parte della nostra vita, abbiamo bisogno di ascoltarlo. E ascoltarlo significa ascoltare la sua Parola…
Che cosa è successo? Dal lavoro in banca al monastero, dai viaggi in tutto il mondo alla clausura…no, non è un Dio che mi ha stravolto la vita, è un Compagno di viaggio che mi ha aiutato a scoprire e non perdere il meglio della mia vita!
Attenzione: questo non vuol dire che siamo tutti chiamati a diventare preti, suore, monache o frati…
Questa è stata la forma, per me, attraverso la quale Dio ha preso dimora nella mia vita e io ho preso dimora nella vita di Dio. Lo abbiamo ascoltato poco fa nella lettura.
Ma lo “stare” con il Signore prende, per ognuno le forme più svariate…diamogli fiducia come compagno di viaggio, come Amico che può aiutare a capire i desideri profondi e veri che nascono nella nostra vita, in quella quotidianità che a volte ci sembra anonima, sembra renderci anonimi ma che è lo straordinario che il Signore ci dona ogni giorno!
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