C’è un fenomeno che serpeggia tra gli adolescenti e che passa un po’ in sordina: la dipendenza da gioco d’azzardo.
Di fatto, si tratta di una patologia che ha in comune con le altre dipendenze il comportamento compulsivo e che produce effetti sulle relazioni sociali o sulla salute. Tra l’altro, è facilmente praticabile perché le opportunità di giocare d’azzardo sono variegate e a portata di mano, o di clic.
Soltanto in tempi relativamente recenti il gioco d’azzardo, nelle sue forme patologiche, è stato classificato come un vero e proprio disturbo psichiatrico (Gap). Spesso si presenta associato ad altre affezioni come depressione, ipomania, disturbo bipolare, abuso di sostanze, disturbi di personalità (antisociale, narcisistico, istrionico, borderline), deficit dell’attenzione con iperattività, disturbo da attacchi di panico e da stress.
Di censire e analizzare i dati sulla diffusione del gioco d’azzardo si sono occupati qualche tempo fa sia la Caritas, che l’Ospedale Bambino Gesù di Roma e l’Osservatorio Nazionale Adolescenza.
Il fenomeno riguarda soprattutto i maschi. Su un campione di circa 11.500 adolescenti (dai 14 ai 19 anni), il 15% dei ragazzi ha scommesso online in maniera sistematica, soprattutto sulle partite di calcio; il 13% ha giocato d’azzardo in rete, in particolare a poker; mentre il 25% si è recato direttamente nei centri scommesse, anche se vietato; circa 3 adolescenti su 10 hanno giocato nelle sale slot e oltre 6 su 10 hanno tentato la fortuna con il “gratta e vinci”. Le percentuali si abbassano nel campione dagli 11 ai 13 anni, anche se i dati restano piuttosto allarmanti.
Ma quali sono le motivazioni che spingono i giovani a praticare il gioco d’azzardo?
In parte, la passione per il gioco trova terreno fertile nell’odierno scenario sociale sempre più sconfortante e privo di punti di riferimenti; in esso, privati della speranza in un futuro migliore, i giovani credono di poter risolvere i problemi affidandosi alla fortuna. In altri casi, il gioco rappresenta un’evasione, un modo per non pensare ai problemi quotidiani. Poi c’è la componente noia: si cercano nuove emozioni e la classica scarica di adrenalina per una potenziale vincita. Infine, a volte ci si avvicina al gioco per curiosità, voglia di trasgressione o anche per rafforzare la propria autostima.
Chiaramente la diffusione di slot machine, sale giochi e centri scommesse senza adeguati controlli e la pubblicità continua sui media incentivano questa pratica.
Quando si è ormai immersi nel vortice della dipendenza si presentano elementi ricorrenti come il craving, ossia il desiderio improvviso e incontrollabile di giocare; i disturbi da astinenza e anche il gambling, ovvero la tendenza a sovrastimare la propria abilità di calcolo delle probabilità e a sottostimare l’esborso economico che porterà a un’aleatoria vincita.
Non è semplice individuare i sintomi di questa dipendenza. In genere essa si manifesta quando già si trova in uno stadio avanzato: cala il rendimento scolastico, il sonno è disturbato, sono frequenti e ingiustificate le assenze da scuola, il comportamento diventa irritabile e aggressivo e poi si arriva a sottrarre somme di denaro, oppure oggetti preziosi ai familiari pur di giocare.
Uscire dal vortice della dipendenza da gioco d’azzardo è possibile, ma attraverso percorsi terapeutici lunghi e complessi. Nel percorso terapeutico possono essere prescritti farmaci che agiscono sulla compulsione, o che stabilizzano il tono dell’umore.
Per contrastare il fenomeno gli specialisti di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù hanno attivato un indirizzo e-mail dedicato: iogioco@opbg.net.
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