È bello trovarsi insieme tra fratelli a parlare di Gesù, a condividere le intuizioni che la Sua Parola suscita nel nostro cuore. Dalle risonanze si capisce chi è Gesù per ciascuno di noi, si sente con quanta passione lo amiamo e quanto è grande il desiderio di comunicarlo a tutti. Il Vangelo è Buona Novella per ogni uomo, anche per me. Negli Atti degli Apostoli san Paolo racconta la visione di un Macedone che lo supplica: «Vieni in Macedonia e aiutaci!» (Cfr. At 18, 9-10). Egli interpreta la visione come la vocazione ad andare in Macedonia per annunciare il Vangelo. Facciamo attenzione a questo particolare: l’aiuto che Paolo si sente chiamato a dare è l’annuncio di ciò che egli aveva incontrato: il Vangelo di Gesù venuto per salvarci. Il Macedone ne ha bisogno. L’episodio ci indica il Vangelo come qualcosa che fa per noi, qualcosa di vitale, qualcosa che rivitalizza, guarisce, entusiasma, meraviglia e stupisce. Il Vangelo migliora la vita! Comprendiamo, così, il perché della passione per l’annuncio che animò i Dodici, san Paolo e tanti altri apostoli e martiri; così comprendiamo il senso della nostra vita: «L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e, mediante questo, salvare la propria anima»[1]. Per vivere ed essere felici non è necessario il possesso di tante cose ma l’incontro con il Signore Gesù Cristo. Ci accorgiamo, però, che la nostra attesa e il nostro desiderio hanno bisogno di essere purificati ed educati.
Ma chi stiamo attendendo? Che cosa desideriamo nel profondo del cuore? Il profeta Isaia, nella lettura che recentemente la liturgia ci ha fatto ascoltare (Is 11, 1-10), ci legge dentro e ci aiuta a conoscerci e a comprendere ciò che veramente dona gioia. Isaia parla di ciascuno di noi, di coloro che attendono la venuta di qualcuno e descrivendo l’agire salvifico del Messia ci fa capire perché lo desideriamo. Ascoltando le parole del profeta, ognuno di noi si scopre, infatti, desideroso di non essere giudicato secondo le apparenze, di non essere vittima di decisioni prese per sentito dire, di vedere i miseri giudicati con giustizia, di equità, di giustizia, di fedeltà, di incoraggiamento, di accoglienza, di cura (Is 49, 14-16). Attendiamo Gesù perché sappiamo che può donarci tutto questo e molto di più: la comunione con Dio per l’eternità!
Gesù risponde alle nostre vere attese e se impariamo ad ascoltare il cuore, a vedere ciò che è essenziale, ci accorgiamo che non possiamo fare a meno di Lui perché con Lui o senza di Lui cambia tutto! Ed è solo la Sua presenza a donarci pace, gioia, felicità, serenità anche nelle tribolazioni.
Credo che la profezia di Isaia (Is 11, 6-10) corrisponda bene alla comunità che nasce dalla Pasqua di Gesù. Chi ha incontrato Gesù, si riveste di Lui e da lupo si converte in agnello. Nella nostra comunità possono realizzarsi le parole del profeta se ogni giorno accogliamo lo Spirito Santo e lasciamo che plasmi il nostro cuore conformandoci sempre più a Cristo. L’incontro con il Signore ci converte perché sazia l’inquietudine e dona pace. Nella Chiesa vivono insieme e si abbracciano l’Innominato e il card. Federigo Borromeo. Il primo è un lupo «appaltatore di delitti, un disperato, che tiene corrispondenza co’ disperati più furiosi»[2], un uomo che il terrore e la violenza hanno reso sempre più solo; il secondo è un mite agnello che gli va incontro «con un volto premuroso e sereno, e con le braccia aperte, come a una persona desiderata». L’Innominato incontra un uomo di Dio e viene raddolcito dalle sue parole. La mitezza, l’accoglienza, l’amorevole cura del cardinale rendono mansueto il lupo, gli donano pace e lo aprono alla cura del prossimo a tal punto che egli desidera porre rimedio al male compiuto perché ha fatto esperienza della misericordia. È lo stesso cardinale a far notare all’Innominato l’opera e la vicinanza di Dio nella sua vita: «Voi me lo domandate? Voi? E chi più di voi l’ha vicino? Non ve lo sentite in cuore, che v’opprime, che v’agita, che non vi lascia stare, e nello stesso tempo vi attira, vi fa presentire una speranza di quiete, di consolazione, d’una consolazione che sarà piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, l’imploriate?».
Cari amici, il nostro cuore desidera Gesù, desidera stare con Lui, camminare e sentirsi accompagnato da Lui. Non accontentiamoci dei tanti surrogati che promettono di saziarci ma in realtà ci danno un sollievo apparente per poi farci cadere nello sconforto e nello scoraggiamento. Noi siamo fatti per essere figli nel Figlio e solo accettando questa vocazione siamo nella letizia. Per una volta, ascoltiamo il cuore e decidiamo di convertirci! Prendiamo sul serio il Vangelo e apriamo le porte a Cristo! Senza polemiche, senza “ma” e senza “se”, senza pretendere che tutto cambi come per un incantesimo.
Impariamo a confidare in Lui e finalmente saremo felici!!!