Le origini di Civitella del Tronto non sono chiare, anche se in località Ripe di Civitella e nelle grotte Sant’Angelo e Salomone, sono stati rinvenuti reperti risalenti al Neolitico e al Paleolitico superiore.
Civitella del Tronto si crede sorga sull’antica area della picena Beregra. Le prime testimonianze storiche certe la collocano nei secoli X-XI (l’origine dell’abitato attuale è altomedioevale) come città incastellata. Già nel secolo XIII il paese appartenente al Regno di Napoli era cinto da mura e, per la sua particolare posizione geografica di confine con lo Stato della Chiesa, ebbe sempre una grande rilevanza strategica.
Nel 1557 fu posta d’assedio da parte del francese Duca di Guisa, generale di Enrico II alleati con il Papa Paolo IV, che, benché feroce e violento, non riuscì a espugnare la città, tanto che nel maggio dello stesso anno tolse l’assedio e si ritirò presso Ancona. Proprio in questa guerra, tra Francesi e Spagnoli, Civitella cambiò il suo nome in Civitella del Tronto, in quanto protagonista della Guerra del Tronto. La vittoriosa e valorosa resistenza che il popolo della cittadella riuscì a riportare venne apprezzata nell’intero Regno, tanto che ai suoi cittadini furono tolti gli oneri fiscali per quarant’anni, e a spese del demanio regio furono restaurati gli edifici e la fortezza. Per lo stesso episodio nel 1589 fu elevata al grado di Città e le fu conferito il titolo di Fidelissima da Filippo II di Spagna.
Nel 1627 e 1627 a Civitella furono avvertiti terremoti. Un altro sisma si verificò il 21 gennaio 1703.
Venne assediata nuovamente dalle truppe Francesi nel 1798 e nel 1806, quando il forte, difeso dal maggiore irlandese Matteo Wade, sostenne un assedio di quattro mesi contro le ben più numerose truppe Napoleoniche, capitolando onorevolmente il 22 maggio 1806.
Dopo aver attraversato L’Emilia-Romagna e le Marche l’esercito di Vittorio Emanuele II di Savoia strinse d’assedio Civitella il 26 ottobre 1860; e nonostante il Regno di Francesco II finisse il 13 febbraio 1861 con la caduta di Gaeta, e la resa venisse suggellata il 17 marzo con la proclamazione in Parlamento, a Torino, del Regno d’Italia, Civitella cadde solo il 20 marzo 1861, tre giorni dopo che fu sancita l’Unità d’Italia. Questo episodio ne fa l’ultima roccaforte borbonica a piegarsi all’invasione piemontese. Fu una battaglia terribile in cui l’esercito sabaudo, guidato dal Generale Luigi Mezzacapo – un napoletano di scuola borbonica, bombardò la fortezza per spegnere la resistenza degli ultimi reparti di soldati borbonici. Il loro piano ebbe una certa riuscita e, infatti, alcuni reparti situati in alcune ali della fortezza si arresero. Ma anche dopo la resa e l’uscita di questi, pur allo stremo delle forze, i superstiti non si vollero arrendere ai piemontesi preferendo la morte. Dopo la sconfitta, inevitabile, i vincitori sabaudi cercarono di distruggere completamente la fortezza con cannoneggiamenti durati giorni. I superstiti furono presi prigionieri e trasferiti presso il forte di Fenestrelle, in provincia di Torino, che divenne un terribile campo di concentramento per i soldati borbonici che non vollero giurare al nuovo Re. Infatti in quel campo di concentramento moltissimi soldati persero la vita.
Nella Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, comparvero ben tre campi di concentramento. Gli interni dei campi di prigionia furono alloggiati in gran parte nell’antico Convento Francescano della Madonna dei Lumi, alle porte del borgo e in parte nell’Ospizio dei vecchi, nel centro storico. Nell’archivio comunale di Civitella del Tronto sono presenti due elenchi, uno per gli internati politici, l’altro per quelli civili. Nel primo sono inclusi centoventi soggetti, la maggior parte dei quali di origine ebrea e alcuni ariani tra cattolici e non. Furono inoltre scortati nei lager anche ebrei tedeschi, polacchi o apolidi privati di cittadinanza.
Fonte Wikipedia