Come è composta la tua famiglia di origine?
La mia famiglia è composta da cinque persone: mio padre Guido, l’unico lavoratore in famiglia, mia madre Paola, che oltre ad essere casalinga è la “forza”di tutti noi, la roccia della casa, alla faccia di chi sostiene che le donne che non lavorano si dedicano soltanto alle pulizie di casa.
Seguendo la scala gerarchica, ci sono io, la sorella maggiore, cresciuta con la responsabilità di dover dare il buon esempio ai piccoli, mia sorella Giulia, che vive ormai la vita universitaria “ad hoc” a Chieti, e mio fratello Emanuele, il cucciolotto di casa, il maschio tanto atteso e il più coccolato.
Sono molto legata alla mia famiglia e penso che non ci siano persone che ti conoscano così a fondo, che riescano ad accettarti nonostante i tuoi errori, che ti amino fino a sacrificarsi.
Chi e perché ha scelto il tuo nome? Un episodio che ricordi con piacere della tua famiglia?
Ti racconto due aneddoti della mia famiglia.
Il primo, assolutamente negativo, che riguarda la scelta del mio nome di battesimo: Claudia. Ebbene, i miei carissimi genitori hanno erroneamente scelto questo nome pensando che il suo significato fosse virtuoso, storico. Nei primi anni delle scuole elementari già i miei compagni mi prendevano in giro, perché il significato del mio nome è “zoppa”. Perciò vorrei fare un appello a tutti i genitori: “Promettetemi di scegliere un nome con un bel significato per il vostro adorato pargolo.”
Un episodio per il quale invece ancora rido di cuore e so già che i miei mi uccideranno quando questa intervista sarà pubblicata, è stato in una fredda serata di febbraio del 2000. Sono diversi anni che a casa si accende spesso la radio o si ascoltano CD durante le ore dei pasti, per non accendere la TV, ormai monotona e in certi casi poco sensibile a diverse tematiche. Finita la cena inseriamo un CD di balli latino americani ed è stato il putiferio: mio padre ha preso la telecamera e si è messo a filmare. Io, mia madre, mia sorella e mio fratello, che all’epoca aveva due anni, ballando continuamente intorno al tavolo impazziti. Mia madre e mio padre, che si davano il cambio per filmare, scorrazzavano per casa facendo dei gesti buffissimi. E’ stata una bellissima esperienza, perché in quel modo i nostri genitori si sono messi a giocare con noi, e ciò non è scontato. Io avevo 12 anni e ancora mi ricordo tutto di quella sera. È stato un momento indimenticabile.
Cosa sogni di fare da grande? Progetti per il futuro?
Sono una laureata, precaria, come del resto lo siamo tutti, e con una nuova inscrizione all’università di Macerata in scienze pedagogiche. Il mio sogno sarebbe dedicarmi ai ragazzi che non sono stati fortunati come me ad avere una famiglia che li ha amati, e a quei ragazzi affetti da disturbi fisici e psichici, ai quali và una parte del mio cuore.
Spero che questo mio sogno si avveri. Continuerò ad impegnarmi negli studi con la speranza di diventare competente in certi ambiti, anche se il bello di questo lavoro è che non c’è un punto di arrivo, è necessario mettersi sempre in gioco con la certezza che la persona che aiuti in realtà sta arricchendo te della sua esperienza.
Parlaci della tesi che hai fatto e del perché l’hai scelta.
Oggi più che mai, a causa del vuoto di valori che la società ci sta trasmettendo, è necessario ritornare ad una rieducazione, ad una formazione dell’individuo, ripartendo dalla comunicazione. Un comunicazione che è stata sostituita da quella on-line, dalle chat virtuali, nelle quali non è possibile esprimere il linguaggio del nostro corpo. Alla luce di tutto ciò ho scelto di fare una tesi sulla condivisione del sé in chat.
Dobbiamo utilizzare le nuove tecnologie in maniera intelligente ed utile. Io sono aperta ad ogni realtà virtuale, ma credo di avere una coscienza critica che mi permette di utilizzare tali realtà nel modo migliore, ad esempio preferisco guardare negli occhi la persona con cui comunico.
Alla luce del mio lavoro di tesi, sostenuta da studiosi e critici dell’argomento, posso affermare che il rischio è di lasciarci alle spalle la comunicazione vera ed autentica, fatta di mente e corpo, due entità inscindibili.
Un altro aspetto che sta dilagando negli ultimi tempi è il tradimento di coppia via chat, naturalmente ciò può avvenire anche nella vita reale, ma il web amplifica tutto questo.
Parlami di come hai conosciuto Cristo nella tua vita.
Di esperienze nella vita ne ho vissute molte e di questo devo ringraziare chi ha avuto questo disegno per la mia storia stupenda, che forse solo oggi ho imparato ad accettare.
Da ragazza a 15 anni ho vissuto un esperienza negativa nell’amicizia. Avevo intrapreso un giro di amicizie particolare che mi aveva catapultato nel mondo dell’alcool e delle droghe (la cannabis, un mondo che tutti gli adolescenti prima o poi conoscono), e da quel momento la mia vita ha preso una brutta piega.
Infatti il pericolo più grande è che ci si sente invincibili, poi quando ti accorgi che in realtà sei legato a delle persone non per un legame di amicizia, ma per ben altro, tutto cambia e tutto crolla.
Così dopo un episodio molto triste, in cui ho sofferto tantissimo, e a 17anni, l’età in cui dovresti spaccare l’universo per la felicità, io ero chiusa in casa come un vegetale.
C’è stata una speranza però nella mia vita, e questa speranza è stata Gesù Cristo. Una persona che illumina il tuo cammino, che parla con te attraverso la Parola, che è concreto donandosi a te nell’eucarestia, che ti protegge, ti benedice e ti ama nel sacramento della confessione. Mi fa conoscere l’amore vero e autentico, mi permette di sperimentarlo con la mia famiglia e con le persone che mi stanno vicino.
Sapere che c’è una persona, Gesù, che non solo perdona ogni mio errore, ma che soprattutto mi ama per come sono è un’ esperienza e una gioia che auguro a tutti.
Che vuol dire fare parti dei neocatecumeni nel 2011, come mai fai parte di questo gruppo? Qualche episodio bello vissuto nei neocatecumeni?
Già da piccolina ho ricevuto dai miei genitori un’educazione cristiana. Ho frequentato poi l’A.C.R. e gli Scout, nel periodo pre-adolescenziale, esperienze che mi sono piaciute tantissimo.
Se mai un giorno avrò un figlio, inviterò anche lui a fare queste esperienze, che arricchiscono, e che ti aiutano a crescere e a sapertela cavare da solo.
Rimpiango di non aver potuto continuare questi due cammini, ma purtroppo con tutti gli impegni è necessario fare delle scelte.
Il cammino che ho intrapreso successivamente è un mezzo che mi sta permettendo di conoscere Cristo, di conoscere la Chiesa e di fare parte di essa. Sentire costantemente una Parola mi dà la forza di vivere ogni giorno la mia storia. Sarebbe bello avere la fede per accettare serenamente tutto ciò che succede, soprattutto riguardo la morte o una brutta malattia. Il Signore mi dà costantemente, attraverso la preghiera, la forza di accettare anche le cose brutte: è meraviglioso.
Un altro amore grande nella mia vita è Maria, madre premurosa che sta accompagnando ogni mio passo, gioisce con me, soffre con me, è sempre con me.
Ultimamente sto pregando il rosario tutti i giorni e ho sperimentato che la preghiera arriva dritta a Dio. E’ vero.
Hai qualche Santo come punto di riferimento? Se si perché proprio quel Santo?
Non ho una Santa che mi colpisce in particolar modo, perché ci sono tanti santi dei quali parlerei; il beato Giovanni Paolo II, Santa Rita, San Francesco e Santa Chiara, esempi eccezionali di fede.
Quale è stata la testimonianza che più ti ha colpito nella tua vita?
C’è una figura però che nella Bibbia mi porto nel cuore, Abramo. Questo uomo che sente una voce che gli dice di partire, quando ormai era vecchio e stanco, nell’attesa di un figlio che non arrivava a causa della sterilità di sua moglie. Fidandosi della voce, parte con tutta la sua tribù lasciando le sue sicurezze. Per 40anni vaga nel deserto e tutta la tribù è contro di lui, considerandolo un pazzo. Dopo varie vicissitudini, riceve il figlio da lui tanto atteso che però è frutto dell’unione con la sua giovane schiava ma Dio gli ribadisce la promessa che il figlio nascerà proprio da sua moglie sterile. Successivamente alla nascita, Dio chiede al Abramo di sacrificare suo figlio. Abramo senza esitare lo fa. Per me tutto ciò è davvero incredibile. Se mi metto a pensare a come reagirei io, so per certo che non riuscirei a seguire con amore senza limiti Cristo, non riuscirei ad amarlo così tanto da fidarmi ciecamente del fatto che lui provvederà in ogni situazione, come ha provveduto sul monte con Abramo, inviando un angelo ad impedirgli il sacrificio. Abramo è proprio il padre della fede, quella che fede che spero che Dio mi possa donare.
A chi critica il gruppo affermando che vi considerate Cristiani “superiori”, che siete duri con chi abbandona il cammino e che avete la “Vostra Chiesa”, cosa rispondi?
Ogni realtà umana è soggetta all’errore e da questa ovviamente non sono immuni anche le esperienze che nascono all’interno della Chiesa. Io posso solo raccontare la mia esperienza, ognuno nella vita fa esperienze diverse. La mia è quella che ti ho raccontato, che è stata del tutto positiva.
Con tutto ciò non vorrei passare per una “santa”!
Sono una ragazza normalissima.
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