Affonda le sue radici in antichissimi riti piceni la “Sacra” giubilare di Grottammare, che si svolgerà il 1 luglio di quest’anno. Residuo di culti pagani poi cristianizzati, fa riferimento quasi certamente al “Ver Sacrum”, la “Primavera Sacra”, ossia il voto degli antichi piceni quando fondavano una nuova città. La tradizione voleva in tempi di crescita della popolazione, la migrazione in altri luoghi di un gruppo di ragazzi e ragazze, prescelti solennemente, che seguendo il volo di un uccello totemico ( alcuni dicono per i piceni il picchio, altri la gazza, chiamata in gergo “pica” , ma non vi è certezza ), abbandonavano per sempre, spesso in lacrime e senza voltarsi, la certezza del focolare domestico e seguivano il cammino davanti a loro, fino a giungere ad un posto ospitale, dove potersi fermare e fondare un nucleo abitativo proprio, un “pagus”.
Ecco che si spiegherebbe il nome “Sacra”, ex aggettivo di qualcosa che non si sa più cosa, ora diventato sostantivo..E la Sacra di Grottammare racconta proprio una storia di fondazione, quella di Grottammare. Ha come perno centrale la chiesetta di San Martino e la chiesa pievanile di San Giovanni Battista al Paese Alto, proprio le due realtà all’origine della cittadina rivierasca. I monaci, forse benedettini, mai ritrovati o individuati con certezza storicamente, che però hanno lasciato una silenziosa traccia nella conversione al cristianesimo e il racconto orale. Il mirabolante arrivo di papa Alessandro III nel 1175 o nel 1177, pure questo mai suffragato da documenti, una lapide romana del 127 d.C. che c’è e dice che addirittura un “pontifex”, ossia l’imperatore Adriano restaura il tempio della dea Picena Cupra..Il fonte battesimale ad immersione, rinvenuto negli scavi tra il cadere dell’800 e i primi del ‘900, forse inizialmente pozzo sacrificale dove gettare le ossa di animali macellati in sacrificio di divinità pagane, poi fonte della “Nuova Vita”, quella cristiana, ad opera dei monaci e i Santi Patroni, spostati di qua e di là, il 24 giugno traslati da San Giovanni Battista al Paese Alto fino a San Martino, quasi a memoria dei tanti volti che in tempo pagano riempivano i templi e nell’Ottava di San Giovanni, cioè il 1 luglio, quando esso cade di domenica, cioè “Sunday”, in inglese “Giorno del Sole”, da’ origine al festeggiamento della Sacra giubilare di Grottammare, per culminare e concludersi altri 8 giorni dopo, il dì del 10 luglio, al culmine con i festeggiamenti del Santo Patrono Paterniano, per Giuseppe Speranza, storico locale, era in origine il “Pater Janus”. Non c’è da spaventarsi, ne’ da scandalizzarsi, non bisogna aver paura della verità..la vita è un continuum ed è mirabile aver conservato, in secoli di ignoranza e di oblio, la storia, il filo conduttore della nascita di una Comunità, davvero ragguardevole. Suscita ancor più ammirazione come un Vescovo di Ripatransone, sapiente e illuminato, in un’epoca illuminista, come Bartolomeo Bacher, abbia sentito la necessità di mettere ordine e di sancire in modo cristiano la Sacra grottammarese. E qui ecco la seconda, vera Bolla, perché la prima, di fantastica origine, non si è mai ritrovata, probabilmente perché mai esistita e poi ancora un’altra Bolla, recente, grazie a Mons. Chiaretti, che aveva intuito l’importanza di questa festa, che altri non è che un piccolo grande Giubileo. Nei giorni della Sacra, folle di pellegrini da tutto il centro Italia si inginocchiano davanti all’altare di San Martino, si confessano e si comunicano, ricordando e offrendo ai propri cari defunti la Pace Eterna, in una comunione di intenti e preghiera che solo Gesù Cristo poteva pensare, così si ricompie il miracolo della Sacra, trasformato e vivificato alla luce della Fede cristiana, purificato dagli orpelli della superstizione e dell’animismo.