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In 90.000 alla Macerata – Loreto

Pellegrini di Grottammare

Nelle prossime ore pubblicheremo altre foto del pellegrinaggio, inviaci anche tu le tue settimanaleancora@hotmail.it.

MACERATA LORETO – “Ha senso mettersi in cammino solo se si ha una meta da raggiungere, e la fatica è meno grave se si condivide la strada con altri fratelli. Il pellegrinaggio è, dunque, una chiara immagine della nostra vita e di quella di ogni uomo”. E “noi sappiamo, per grazia, non per merito, che esiste una meta, un significato di questa esperienza, unica e meravigliosa, che chiamiamo vita. E questo significato ha un nome: Gesù Cristo!”. È con queste parole del card. Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, che ieri sera si è aperto il 34° Pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto, promosso dal movimento di Comunione e liberazione.
Il miracolo del cammino. Decine di migliaia di persone provenienti da tutta Italia, ma anche da Svizzera, Spagna, Francia e Croazia, si sono messe in cammino dallo Stadio Helvia Recina di Macerata, precedute dalla croce affidata ai giovani, per raggiungere questa mattina, dopo un percorso di 28 chilometri tra le colline marchigiane, la Santa Casa di Loreto: 90 mila i pellegrini all’arrivo.

Nel loro cuore il dramma del terremoto in Emilia, ma anche i drammi di ciascuno, raccontati dalle centinaia di intenzioni di preghiera giunte in questi giorni e dalle invocazioni affidate ai foglietti che stamane sono stati deposti ai piedi della statua della Madonna, sul sagrato della Basilica di Loreto.
“In questi tempi non semplici per il nostro Paese e per l’Europa – ha affermato il card. Piacenza nella sua omelia, durante la Messa di apertura del pellegrinaggio – quando perfino le forze della natura paiono ricordare drammaticamente all’uomo post-moderno il suo strutturale limite, domandiamo la semplicità del cuore di poter riconoscere ‘ciò che sta accadendo ora’”: “il miracolo della tua libertà che è qui, presente, e della libertà dell’altro che, come te, è disposto a mettersi totalmente in gioco”. Il cardinale ha ricordato le parole di don Giussani: “Non aspettatevi un miracolo, aspettatevi un cammino”.

Il fatto più sconvolgente. “Camminando, cantando e pregando in questa notte – ha detto il card. Piacenza -, vogliamo annunciare a tutti quelli che incontreremo e che camminano al nostro fianco questo straordinario fatto: la vita ha un senso, una meta!
L’uomo non è più solo, nel cosmo.
Dio gli viene incontro, lo ama e lo salva, in Gesù, uomo vero e Dio vero”.
Il porporato ha infatti ricordato che “ad ogni passo l’annuncio portato si invera: diviene più reale, anche per chi lo porta. E non per una pseudo auto convinzione di massa, ma perché ad ogni passo la libertà aderisce ad un annuncio, a una proposta e, passo dopo passo, umilmente, diviene certezza in chi cammina, e proposta in chi osserva”.

Perché “Cristo è qualcosa che sta accadendo ora – ha aggiunto il cardinale, richiamando il titolo del pellegrinaggio di quest’anno -. Cristo è un fatto nella storia dell’umanità, anzi è il fatto più sconvolgente, rilevante e significativo della storia. Ed è presente, accade ora. Se così non fosse, Cristo non sarebbe interessante per noi, perché si vive per qualcosa che sta accedendo ora!”. Con il card. Piacenza, hanno concelebrato mons. Giancarlo Vecerrica, vescovo di Fabriano e ideatore del pellegrinaggio, il vescovo di Macerata mons. Claudio Giuliodori e i vescovi di Senigallia, Fermo e Camerino.

Le domande della vita. La testimonianza del dramma del terremoto è stata portata da Alberto Malagoli, imprenditore di San Felice sul Panaro, cui il sisma del 20 maggio scorso ha distrutto l’azienda di verniciatura industriale dove lavoravano 50 persone.

Il terremoto – ha raccontato l’imprenditore emiliano, prima che dell’inizio della celebrazione, “ha spazzato via tutte le false certezze. Per un attimo ho tremato, temevo non rimanesse niente, solo il vuoto. Poi ho scoperto dentro me l’irrompere di un fatto eccezionale e misterioso, totalmente positivo: c’è qualcuno che mi vuol bene e si rende presente attraverso questo fatto terribile ai nostri occhi. È nata una positività e una consapevolezza di una grande occasione per me. E non sapevo come sarebbe potuto avvenire!”. E gli interrogativi della vita, con le sue difficoltà, sono stati al centro della testimonianza di Claudio Bottini, bancario di Milano, che ha si è domandato: “Chi muove l’intimo dell’uomo? Chi accende il mio cuore, cioè il mio desiderio di verità, di bellezza, di giustizia?” “Queste domande – ha detto Bottini – mi accompagnano tutti i giorni da quando mi alzo fino a quando mi corico” e “scopro che Cristo non è una parola vuota o del passato bensì l’avvenimento della sua contemporaneità che solo non fa smarrire la persona”.

Redazione: