La morte di Chiara sembrerebbe la conclusione di una favola iniziata male e finita peggio. Una mezza sconfitta. Un’atroce rinuncia.
Verrebbe da dire che Gesù sta proprio fuori! Cioè, all’opposto. Mai banale e mai comodo. Sempre sorprendente e paradossale.
Mi rendo conto che non c’entra nulla con tante nostre prediche. Lunghe senza dire nulla. O quasi. Lontano da come viene dipinto nelle immaginette, lui e i suoi amici santi. Diverso da come lo immagino.
Ad esempio quando comincia a parlarci del Regno di Dio. Voi come ve lo immaginereste il regno di Dio? Su in alto nei cieli. Anzi, nel più alto dei cieli. E con tutti gli angeli che cantano o suonano. O quanto meno tanta luce e tanto colore. Provate a immaginare tutto ciò che riguarda Dio. Che immagine usereste? Anche agnostici e non credenti: come ve lo immaginereste il Regno di Dio?
Gesù comincia a descriverlo. Lui l’ha visto. Viene da lì. Non può mentire. Nelle nostre liturgie usiamo l’oro e le pietre preziose per abbozzarne splendore e bellezza. Lui parte dalla realtà sconvolgente: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno».
Gesù parte dalla terra. Anzi da sottoterra. Dove viene gettato il seme. La realtà di Dio, cioè il suo Regno – o qualcuno direbbe: la nostra felicità – è come un seme gettato nel freddo buio della terra. Ma non basta: è come «il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno».
Chi descriverebbe ciò che annuncia in maniera così squalificante e poco attraente? Forse chi tiene più alla verità che all’apparenza. Sicuramente non chi vende merci e promette illusioni, ma chi si è abbassato fino a sottoterra per donarsi totalmente.
Così scopro che il cuore di Dio, il suo Regno, la mia felicità è una realtà vicina e non irraggiungibile. Inizialmente piccola e nascosta. Apparentemente poco rilevante e quotidianamente presente. Addirittura sembrerebbe assente. Insomma il contrario di tutto quello che avrei immaginato.
Perché l’Amore ti sorprende ma ti lascia libero. Ti attrae ma non ti obbliga. E mentre dormi o vegli, di notte o di giorno, germoglia e cresce, e diviene spiga piena, cibo vero, bellezza insperata. Come la morte di Chiara. Cioè, come la sua vita.
Quel seme nascosto al buio puzzava di muffa e di sporco come i poveri. E ora è un giardino fiorito.
Ne avevamo decretato la morte. Invece è la nostra vera casa.
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