Di Marco Piras dal Sir
ITALIA – “Rossella Urru è libera”. Abbiamo sempre sperato di poter pronunciare queste parole in questi 270 giorni che hanno tenuto l’intera Sardegna – e con lei tutto il Paese – col fiato sospeso. La cooperante sarda si trovava in un campo profughi del Sahrawi quando, la notte tra il 22 e il 23 ottobre scorso, è stata prelevata da un commando armato, insieme a due colleghi spagnoli. Fin dal primo momento la famiglia è rimasta in stretto contatto con l’Unità di crisi del Ministero degli Esteri e con il Comitato Italiano Sviluppo dei Popoli, l’Ong dove lavora la giovane volontaria.
Finalmente la notizia che aspettavamo è arrivata. Ieri, dopo le prime indiscrezioni, la parola d’ordine è stata prudenza. Qualche mese fa, infatti, si era diffusa la voce della liberazione e in tanti avevano gioito, purtroppo invano. Questa volta anche le agenzie di stampa e i blog hanno evitato fughe in avanti e quando in serata è arrivata la conferma ufficiale dal Ministro degli Esteri tutti hanno capito che stavolta la notizia era vera.
In questi mesi si sono susseguite numerose iniziative di solidarietà in molte parti d’Italia. Da subito tutta la comunità di Samugheo, il piccolo paese in provincia di Oristano dove è nata Rossella, si è stretta attorno ai familiari. Il parroco, don Alessandro Floris, ha organizzato fiaccolate e momenti di preghiera ai quali hanno preso parte tantissimi cittadini, amministratori locali e organizzazioni di volontariato. La Sardegna non ha mai perso la speranza.
Anche l’arcivescovo di Oristano, mons. Ignazio Sanna, ha seguito la vicenda auspicando sempre “con tutto il cuore di riaverla libera, perché possa vivere i suoi ideali e realizzare la sua missione”. E oggi, dopo aver avuto la conferma che Rossella era stata liberata, è stato tra i primi a manifestare la gioia di un’intera isola per questa bella notizia.
“La comunità diocesana esprime viva gratitudine al Signore e a tutti coloro che, a diverso titolo, hanno collaborato alla liberazione di Rossella Urru”. “Rossella – ha aggiunto il pastore della chiesa arborense – era entrata nel cuore di tante nostre famiglie che hanno apprezzato la sua passione umanitaria che onora la migliore tradizione di generosità e altruismo dei sardi”. Mons. Sanna si è unito, infine, alla gioia dei familiari dei colleghi spagnoli Ainhoa Fernandez ed Enric Gonyalons, che hanno condiviso con Rossella il servizio della cooperazione e i lunghi mesi della prigionia.
Presto il sorriso di Rossella Urru, che abbiamo visto nelle foto diffuse in questi mesi, illuminerà il volto dei suoi genitori, dei suoi familiari, di tutti coloro che le vogliono bene e che hanno pregato per la sua salute e per la liberazione. Da oggi siamo tutti più liberi.