REGIONE MARCHE – Pubblichiamo la nota del parlamentare dell’Udc Amedeo Ciccanti.
Ciccanti: “Non ritengo che la modifica del decreto sulla ‘spending review’ abbia cambiato qualcosa di sostanziale. E’ vero che non si parla più di accorpamenti ma di riordino delle province, ma rimangono fermi i requisiti minimi stabiliti dalla Delibera del Consiglio dei Ministri, la quale stabilisce una ‘provincia modello’ con una dimensione del territorio non inferiore a 2.500 kmq e con almeno 350.000 abitanti. La modifica lessicale è stata necessaria perché la riforma non prevede annessioni di province con altre, ma fusioni. Per tale motivo nessuna provincia ‘accorpa’ l’altra, come maldestramente poteva credersi. Nel caso delle Marche da cinque si passa a tre province. Infatti, qualunque ipotesi porta alla ‘fusione di Ascoli, Fermo e Macerata, in quanto le prime due non hanno i requisiti minimi di territorio, anche se si sommano, mentre l’ultima non ha i requisiti di popolazione. Se anche Fermo e Macerata dovessero decidere di fondersi tra loro due per risolvere positivamente il problema dei requisiti minimi, non risolverebbero alcunchè in quanto Ascoli da sola, non avendo nessuno dei due requisiti comunque dovrebbe far parte dell’aggregazione delle di Fermo e Macerata. Quindi la nuova provincia è nelle cose. Per quanto riguarda il capoluogo rimane l’oggettivo principio che tra i comuni capoluoghi delle province che si fondono, si sceglie quello con il maggior numero di abitanti, in quanto qualunque altro criterio avrebbe suscitato tanti più problemi di quanti ne avrebbe risolti. E’ vero che la Delibera che è entrata in Consiglio dei Ministri aveva più opzioni, ma è passata quella più semplice e logica. Nel caso delle Marche, i problemi di Macerata erano gli stessi di Ascoli, in quanto tutt’e due periferiche nella nuova provincia, quindi l’unica soluzione è quella ‘del più che contiene il meno’. L’idea di Fermo baricentrica ha il suo fascino sul piano della razionalità, ma si scontra con altre situazioni a livello nazionale dove tale problema non si pone nemmeno. Si pensi alla situazione di Chieti-Pescara: che senso avrebbe l’equidistanza? Ognuno, ovviamente si fa il criterio su misura, ma prevale quello a carattere più generale. Quindi la Regione dovrà prendere atto e basta! Soprattutto dovrà evitare di fare ricorso alla Corte costituzionale – come purtroppo per gli ascolani chiede con esiti devastanti anche il Presidente della Provincia Celani – perché rispetto alle parti in causa nella lotta dei campanili deve rimanere neutrale, posto che non sono lese le prerogative delle regioni, che in base all’art.133 della Costituzione deve esprimere solo un parere”. “Dopo il voto dell’emendamento dei relatori all’art. 17 del decreto nella commissione bilancio del Senato la questione province è chiusa, perché ieri si è votato il mandato ai relatori e il Governo, come è prassi, recepirà in un maxiemendamento della legge di conversione le modifiche al decreto legge e lunedi sera sarà previsto il voto di fiducia, il cui esito è scontato. Il testo sarà trasmesso il giorno dopo alla Camera e sarà esaminato durante la settimana dalla mia commissione bilancio per essere sottoposto la settimana successiva al voto di fiducia dell’aula, previsto per martedi sette agosto. Secondo gli accordi tra i capigruppo di Camera e Senato e dei Presidenti delle Camere, stante l’univoco indirizzo politico della maggioranza sia sul decreto per la crescita iniziato alla Camera e sia per il decreto sulla spending review, i due provvedimenti arrivano ‘blindati’ alla seconda lettura” “Si tratta adesso di mettere in moto le diplomazie locali per iniziare quel processo di fusione tra tutte le associazioni di categoria, di forze sociali, di partito e istituzionali delle tre province, perché questa parte del territorio del sud delle Marche da sempre bistrattata, diventi la più forte entità politica della regione”. “Per me si corona un sogno coltivato dal 1990, quando giovane entrai nel Consiglio regionale e proposi alla DC di Macerata di fare corpo unico con l’allora provincia unita di Ascoli per fronteggiare l’egemonia di Ancona, ma mi risposero facendo spallucce. Adesso, finalmente, tutti quelli che hanno lavorato per le divisioni saranno costretti a stare insieme!”.
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Adesso ci si mette pure Ciccanti, che apprezzerò davvero, e per la prima volta, solamente quando riuscirà a realizzare una visione equlibrata per le Marche meridionali, non "ascolano-centrica", ed a fissare concretamente il capoluogo a Fermo, perfettamente baricentrico per la nuova vasta super-provincia di Ascoli-Fermo-Macerata o di Macerata-Fermo-Ascoli, da sud a nord o viceversa, ed in ordine alfabetico crescente o decrescente, che dir si voglia.
Come si nota all'evidenza, Fermo è sempre centrale nella nuova Istituzione, sia nella denominazione, sia nella geografia, e sia e soprattutto perfettamente baricentrica a tutto il nuuovo ampio territorio, di quasi 5.000 kmq, e di quasi 750.000 abitanti.
Un capoluogo più "naturale" e più indovinato di Fermo, nella fusione delle tre ex province di Ascoli, Fermo e Macerata insieme, non v'è neanche a volerlo cercare col lanternino di Diogene, così vicino fisicamente più degli altri due a tutti cittadini delle Marche del Sud.
"L'idea di Fermo baricentrica ha il suo fascino sul piano della razionalità", se l'ha capito pure Ciccanti, vuol dire che è una ragione veramente valida per la neoprovincia di Ascoli-Fermo-Macerata un capoluogo esattamente al centro del territorio.
Caro Rapicavoli,
il governo Monti è tetragono ad adeguarsi alla suprema Legge Costituzionale dello Stato repubblicano e democratico, tanto che ha solo parzialmente modificato il tenore dell'art. 17, dando più competenze ai Consigli delle Autonomie locali ed alle Regioni, per il riordino del province, sperando di aggirare l'ostacolo d'incostituzionalità di fondo del provvedimento, cercando di farlo apparire come un'iniziataiva dal basso, quasi opera dei comuni, rispettoso perciò delle regole, tanto che quest'ultimi potranno anche cambiare provincia sulla base della contiguità territoriale.
Ritengo che l'art. 17 del decreto di revisione della spesa non scamperà assolutamente alla legittima "revisione" che ne farà la Corte Costituzionale, anche sulla scia ben evidente delle due precedenti pronunce del giugno 2012.
Il governo ha creato addirittura una altro mostro, "il capoluogo", identificandolo al comma 6 dell'art. 17, nel comune ex capoluogo con maggior popolazione residente, sostituendosi perciò anche in questo caso alla libera scelta della maggioranza dei comuni aderenti, con un'iniziativa illegittima, presa dall'alto e non dal basso, come al solito, che avrà ripercusssioni negative, devastanti.
Laddove come nel caso delle Marche, si fonderanno in una nuova super-provincia quelle "riordinate" di Ascoli, Fermo e Macerata, con capoluogo Ascoli, per qualche migliaio di abitanti in più degli altri due, sito ai confini estremi meridionali della regione, contiguo all'Abruzzo, per cui I Fermani dovranno percorrere mediamente 80 Km ed i Maceratesi almeno 150, per raggiungerlo, quando all'evidenza la geografia pone al centro del nuovo ampio territorio, la città di Fermo, perfettamente baricentrica all'interno della nuova realtà istituzionale.
Ed a pensare, che anche per la marcata eccentricità e distanza proprio da Ascoli, è stata creata saggiamente nel 2004, dal Legislatore del tempo, la provincia di Fermo, con tanto d'iter giuridico, ai sensi dell'art. 133 della Costituzione, nel rispetto delle norme.
Alla faccia del risparmio, solo che al Governo non interessa, perché pagheranno i cittadini lo sconvolgimento amministrativo che ha in mente.