VATICANO – “Vogliamo pregare perché non manchi mai a nessuno il pane necessario per una vita dignitosa, e siano abbattute le disuguaglianze non con le armi della violenza, ma con la condivisione e l’amore”. Nel cuore del Papa la situazione in Siria e le difficoltà degli operai dell’Ilva di Taranto: dopo la recita dell’Angelus da Castel Gandolfo un pensiero e una preghiera.
Siria, Iraq e operai dell’Ilva. “Continuo a seguire con apprensione i tragici e crescenti episodi di violenza in Siria con la triste sequenza di morti e feriti, anche tra i civili, e un ingente numero di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi limitrofi. Per questi chiedo che sia garantita la necessaria assistenza umanitaria e l’aiuto solidale”, ha affermato Benedetto XVI. Nel rinnovare la sua “vicinanza alla popolazione sofferente e il ricordo nella preghiera”, il Pontefice ha rinnovato “un pressante appello, perché si ponga fine a ogni violenza e spargimento di sangue”. “Chiedo a Dio – ha aggiunto – la sapienza del cuore, in particolare per quanti hanno maggiori responsabilità, perché non venga risparmiato alcuno sforzo nella ricerca della pace, anche da parte della comunità internazionale, attraverso il dialogo e la riconciliazione, in vista di un’adeguata soluzione politica del conflitto”. Non è mancato un pensiero “anche alla cara Nazione irachena, colpita in questi ultimi giorni da numerosi e gravi attentati che hanno provocato molti morti e feriti. Possa questo grande Paese trovare la via della stabilità, della riconciliazione e della pace”. Il Santo Padre segue anche “con preoccupazione le notizie relative allo stabilimento Ilva di Taranto”: “Desidero manifestare la mia vicinanza agli operai e alle loro famiglie, che vivono con apprensione questi difficili momenti”. Assicurando la sua “preghiera e il sostegno della Chiesa”, ha esortato “tutti al senso di responsabilità” e incoraggiato “le Istituzioni nazionali e locali a compiere ogni sforzo per giungere ad una equa soluzione della questione, che tuteli sia il diritto alla salute, sia il diritto al lavoro, soprattutto in questi tempi di crisi economica”.
Un piccolo gesto. Prima della recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha commentato l’episodio della moltiplicazione dei pani: “L’insistenza sul tema del ‘pane’, che viene condiviso, e sul rendere grazie, richiamano l’Eucaristia, il sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo”. La Pasqua era ormai vicina e “lo sguardo si orienta verso la Croce, il dono totale di amore, e verso l’Eucaristia, il perpetuarsi di questo dono: Cristo si fa pane di vita per gli uomini”. L’Eucaristia è “il permanente grande incontro dell’uomo con Dio, in cui il Signore si fa nostro cibo, dà Se stesso per trasformarci in Lui”. Nella scena della moltiplicazione, “viene segnalata anche la presenza di un ragazzo, che, di fronte alla difficoltà di sfamare tanta gente, mette in comune quel poco che ha: cinque pani e due pesci”. Il miracolo, ha sostenuto il Papa, “non si produce a partire da niente, ma da una prima modesta condivisione di ciò che un semplice ragazzo aveva con sé”. Gesù “non ci chiede quello che non abbiamo, ma ci fa vedere che se ciascuno offre quel poco che ha, può compiersi sempre di nuovo il miracolo: Dio è capace di moltiplicare ogni nostro piccolo gesto di amore e renderci partecipi del suo dono”.
Un re che serve. In realtà, “la folla è colpita dal prodigio: vede in Gesù il nuovo Mosè, degno del potere, e nella nuova manna, il futuro assicurato, ma si ferma all’elemento materiale”. Ma “Gesù non è un re terreno che esercita il dominio, ma un re che serve, che si china sull’uomo per saziare non solo la fame materiale, ma soprattutto la fame più profonda, la fame di orientamento, di senso, di verità, la fame di Dio”. Il Pontefice ha invitato a chiedere “al Signore di farci riscoprire l’importanza di nutrirci non solo di pane, ma di verità e di amore, del corpo di Cristo, partecipando fedelmente e con grande consapevolezza all’Eucaristia, per essere sempre più intimamente uniti a Lui”. Allo stesso tempo, “vogliamo pregare perché non manchi mai a nessuno il pane necessario per una vita dignitosa, e siano abbattute le disuguaglianze non con le armi della violenza, ma con la condivisione e l’amore”.
La Gmg di Rio. Dopo l’Angelus, il Santo Padre ha ricordato che “tra un anno, proprio in questo periodo, si terrà la 28ª Giornata mondiale della gioventù a Rio de Janeiro, in Brasile. Si tratta di una preziosa occasione per tanti giovani di sperimentare la gioia e la bellezza di appartenere alla Chiesa e di vivere la fede”. “Guardo con speranza a questo evento – ha aggiunto – e desidero incoraggiare e ringraziare gli organizzatori, specialmente l’arcidiocesi di Rio de Janeiro, impegnati a preparare con solerzia l’accoglienza ai giovani che da tutto il mondo prenderanno parte a questo importante incontro ecclesiale”.
Saluti plurilingue. Nei saluti in varie lingue, Benedetto XVI ha detto in polacco: “Affidando tutto a Dio come hanno fatto i combattenti della insurrezione di Varsavia, rimanendo nell’unità con Cristo, non commetterete errori nella scelta quotidiana dei valori, perfino quanto il mondo vi tenta con i miraggi della felicità e del divertimento”. In italiano ha salutato la comunità del seminario di Otranto, con l’arcivescovo mons. Donato Negro; le suore Figlie di Cristo Re, provenienti dall’Italia e da varie parti del mondo in occasione del loro Capitolo generale; i partecipanti al pellegrinaggio ciclistico degli ex allievi dell’Istituto Don Nicola Mazza di Verona. In occasione oggi della “Sagra delle Pesche” a Castel Gandolfo, ha auspicato “ogni migliore successo per questa tradizionale iniziativa che vede la collaborazione dell’amministrazione comunale, della parrocchia e dell’intera cittadinanza”.