PROVINCIA – Il Presidente della Provincia di Ascoli Piceno affronta i temi caldi dell’estate 2012.
Piero Celani: “In questi giorni agostani, il tema caldo del riordino delle Province tiene banco con quotidiane esternazioni e soluzioni fantasiose ed estemporanee condite anche con consigli per gli acquisti. Ebbene: voglio rassicurare che il sottoscritto – così come il sindaco Castelli – non è certo “latitante” dalla discussione, ma ha le idee chiare e sta lavorando nelle sedi appropriate per l’interesse del Piceno, lontano dal clamore dei riflettori. Se poi qualcuno vuole visibilità sui giornali a tutti costi, magari anche appropriandosi di meriti che non ha, questa è un’altra storia! Vorrei invece riportare al centro del dibattito anche altri temi, altrettanto importanti e strategici per il futuro del nostro territorio, su cui invece sembra che si voglia distogliere l’attenzione, polarizzando la discussione esclusivamente sulla problematica della “Super-Provincia”. Mi riferisco alla sanità, alla mancanza di infrastrutture e alla crisi di società consortili, come Asteria che presenta debiti per oltre 2,5 milioni di euro con tanti posti lavoro persi, situazioni delle quali, come è accaduto invece in altre circostanze e per altre vicende, nessuno parla, forse in nome di inconfessabili convenienze politiche, ma su questo intendo intervenire nei prossimi giorni.
Posso garantire che su tutte le problematiche del territorio, compreso il riordino degli Enti provinciali, la Provincia è presente e lavora con impegno. E vorrei cominciare, parlando di sanità che ritengo sia uno dei temi centrali di questa estate, di per sé torrida. Un tema che scalda gli animi, riaccende antiche divisioni, contrasti mai sopiti e, perché no, anche campanilismi e forse personalismi. Eppure, credevo che l’Area Vasta fosse un punto di partenza per una ottimale riorganizzazione della sanità sul territorio e per di un diverso modo di interpretare i rapporti tra gli Enti locali, volto al miglioramento dell’offerta sanitaria destinata ai cittadini.
Del resto, Area Vasta e’ un concetto nuovo non solo per la stessa riorganizzazione del territorio, ma anche per i rapporti per gli stessi Enti locali. Per questo ritenevo e ritengo che occorra trovare una doverosa sintesi tra Ascoli e San Benedetto, quali Comuni capofila dell’Area Vasta, perché una rappresentazione unica e unitaria del territorio rispetto ad Ancona e all’ente Regione costituisca uno snodo fondamentale per dare attenzione e rilevanza alle istanze del Piceno. Parlare con “una sola voce” per dare più forza al Sud delle Marche. Di qui la necessità di un dialogo costruttivo, responsabile e creativo tra le varie componenti: dagli Enti locali fino alle parti sociali che concorrono alla pianificazione dell’Area Vasta.
In questa prospettiva, un primo e importante passo è il riequilibrio dei conti. Già prima dell’Area Vasta, infatti, uno dei problemi, peraltro mai risolto, e’ stato sempre quello dei trasferimenti regionali. I trasferimenti regionali pro-capite erano e sono squilibrati. La Regione, ancora una volta, pare dimenticare le necessità del Sud delle Marche ed ecco quindi che, accanto ad una cronicizzata carenza di fondi, assistiamo ad una progressiva diminuzione dei posti letto, così come del personale medico e paramedico. E di quello che rappresenta una diminuzione del personale, ognuno di noi ne comprende benissimo quale ripercussioni può avere sull’assistenza, ma ancora più grave è la carenza di personale medico. E’ ora di finirla con le lunghe code di attesa per un intervento chirurgico (ad esempio per una cataratta passano anche 8-10 mesi!) o per un semplice controllo diagnostico, così come è ora di porre fine alla stagione degli annunci ad effetto da parte dei responsabili della sanità regionale e mai realizzati (vedi Radioterapia e PET). E’ anche ora di dire basta a situazioni limite come quella che si presenta puntualmente ogni estate che vede interi reparti accorpati e posti letto indistinti con comprensibili e grandi disagi per il personale e per i pazienti.
Tra Ascoli e San Benedetto, i due Ospedali vantano degli ottimi professionisti. Ebbene, dobbiamo valorizzare queste risorse e l’eccellenza del Mazzoni e del Madonna del Soccorso. In tale ottica, il nostro impegno deve essere quello di dotare questi eccellenti professionisti delle risorse necessarie, altrimenti, questo sì, sarebbe un autentico spreco. Credo quindi che il primo passo sia quello di individuare tra Ascoli e San Benedetto i poli di eccellenza, di integrare e armonizzare questi punti di forza e battersi tutti insieme per dare voce alle nostre aspettative e perché si possano ottenere le giuste risorse. In tale ottica, è fondamentale la realizzazione di una azienda sanitaria Marche Sud operante ed imperniata sui due poli di Ascoli e San Benedetto, che sia il soggetto collettore di ogni decisione fuori da centralismi. E questo “battersi insieme” è una modalità valida non solo per la sanità, ma per tutte le grandi questioni aperte sul territorio.
Ma in questo scenario non dimentico certo le aree montane. La montagna e l’entroterra devono essere maggiormente tutelati in quanto rappresentano una risorsa importante del nostro territorio e la salute di chi vi abita e lavora deve essere preservata con pari dignità ed efficienza. Una tutela che, a mio avviso, può passare attraverso il potenziamento dell’ospedale Mazzoni non fosse altro perché è una struttura ospedaliera sita geograficamente a ridosso delle aree montane.
Volutamente ho trascurato il tema dell’ospedale unico di Vallata. La sanità picena ha infatti bisogno di risposte ora, mentre l’ospedale unico è un progetto che richiederebbe almeno una decina di anni e risorse che, almeno al momento, non vi sono o che, quanto meno, dovrebbero essere attinte, sottraendole da altri settori strategici.
Per questo rivolgo un invito alle parti che concorrono alla gestione di Area Vasta, perché parlino con voce unica e forte, concorde nelle richieste, fuori da logiche troppo spesso non riconducibili a quello che è invece il vero obiettivo: il miglioramento del servizio sanitario, perché non vi deve essere più penalizzazione per i professionisti che vi operano, per il personale costretto a turnazioni impossibili con ricadute su un servizio così delicato quale quello della sanità e, soprattutto, per i cittadini del Piceno alle prese quotidianamente con i mille disservizi di una sanità precaria.
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