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I credenti si fortificano credendo

LORETO – Pubblichiamo l’intervento che il nostro Vescovo Gervasio Gestori ha tenuto all’incontro con il personale dell’Unitalsi a Loreto il 28 agosto: “I credenti si fortificano credendo. Parto da questa frase, perché oggi è la memoria di S. Agostino e questa sua espressione riguardante la fede, che si fortifica credendo, è certamente illuminante per la nostra vita. E’ una frase del De utilitate credendi, 1,2, ed è citata da Benedetto XVI nel Motu proprio “Porta fidei”, che indice il prossimo anno della fede.
L’espressione sintetizza tutta la vita del vescovo di Ippona, il grande ricercatore di Dio, che affermò di poter trovare riposo solo quando si è in Dio (Conf. 1,1).

Oggi quante persone vivono male e manifestano un profondo disagio di fronte alla loro vita priva di valori e vuota di ideali. Questo modo di vivere provoca sofferenza, crea solitudine, chiude nel narcisismo, suscita paura del futuro, conduce all’esercizio vuoto della libertà  e spinge specialmente i giovani all’omologazione, e cioè, alla non identità.
Da questa diffusa situazione si esce soltanto quando si risponde sinceramente alla domanda reale sul significato della vita: una domanda di verità, di libertà, di senso.
La risposta esaustiva alla domanda è quella della fede. “Il futuro è della fede”, mi disse una volta in udienza Benedetto XVI, che nel Motu proprio citato scrive: “La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia” (n. 7).

La fede dunque concepita non tanto come cose da credere, come conoscenza intellettuale di insegnamenti, ma come esperienza di amore ricevuto e donato e come esperienza di bellezza e di gioia.
Con queste esperienze concrete a credere si impara credendo, come a nuotare si impara nuotando. Dunque, che fare?

Non vi propongo un discorso teorico ed organico, ma sulla base di quanto ho detto circa l’importanza di una esperienza di vita illuminata, gioiosa e generosa, vorrei donarvi alcune indicazioni pratiche, che ben si adattano a voi, che volete fare del volontariato con la vostra vita.

Ecco dunque alcuni suggerimenti:
1. “Quello che fai fallo bene”. Il lavoro va fatto bene, ogni lavoro va fatto bene, per dignità personale, prima ancora che per una esigenza di completezza dell’opera, così come lavoravano gli artigiani del Medioevo o come alcuni internati nei campi di concentramento, che nelle cose che facevano mettevano il meglio di se stessi.  Agiamo dunque con passione, cioè con il meglio di quello che siamo, per dignità personale.
2. “Se vuoi essere felice fa’ il serio”. Questa indicazione non chiede affatto un atteggiamento serioso, taciturno, irritante, arrogante. La serietà è la caratteristica di chi ci mette competenza nel lavoro che compie, sia esso importante o meno. Come dicevo nella prima  indicazione. Agiamo dunque con precisione.
3. “Prima le cose importanti, poi quelle urgenti”. Noi spesso diciamo di non avere tempo per tante cose perché abbiamo da fare. Ma quelle cose che ci premono, o che diciamo che ci premono, sono anche le più importanti? Non rischiamo di trascurare ciò che veramente conta, perché trascinati dalle urgenze?
4. “Fa’ della tua vita un dono”. Chi cerca solo se stesso, fa del male a se stesso. Gli egoisti sono le persone più infelici. “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”, aveva detto Gesù. La crisi della festa è conseguenza dell’individualismo in cui viviamo e del consumismo che perseguiamo. Non è la quantità delle cose che rende felici, ma la loro qualità. La festa non si costruisce con l’organizzazione, ma con la condivisione. Conta molto la gratuità.
5. “Non puoi stare in piedi se non sai stare in ginocchio” (espressione ripetuta da D. Oreste Benzi). La preghiera gioca un ruolo essenziale nella vita di ciascuno.

Chi prega vive, chi prega si salva.

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