ITALIA – Un primo passo per limitare gli eccessi del gioco d’azzardo, ma ancora poco rispetto alla portata del problema. Su proposta del ministro della Salute, il Consiglio dei ministri, ha approvato un decreto legge (dl) che dispone misure urgenti su alcune tematiche del settore sanitario con riferimento ad alcune situazioni di dipendenza. In particolare, sono state introdotte disposizioni per limitare la pubblicità dei giochi con vincite in denaro con particolare riguardo alla tutela dei minori; esplicitare le probabilità di vincita e il rischio di dipendenza dal gioco; vietare l’accesso dei minori alle sale ovvero alle aree destinate al gioco; effettuare controlli mirati per verificare il rispetto di norme a tutela dei minori; rivedere, limitatamente alle nuove concessioni, anche su indicazione dei Comuni la dislocazione di punti di raccolta del gioco evitando la prossimità a luoghi sensibili (scuole, università, nosocomi, luoghi di culto). Anche il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, il 29 agosto, aveva auspicato misure correttive, sottolineando che “una società non può assolutamente reggersi” sul gioco d’azzardo che “spinge a giocarsi tutto sulla fortuna, su un’ipotesi, su una probabilità” perché “questa è veramente una cosa che da un punto di vista non solo morale, ma del costume, grava, non solo sui singoli individui, ma sull‘intera società”. A mons. Alberto D’Urso, segretario nazionale della Consulta antiusura Giovanni Paolo II, abbiamo posto alcune domande.
I provvedimenti adottati, nella versione originale del decreto legge erano più incisivi, possiamo comunque considerarli un primo passo nella lotta al gioco d’azzardo?
“Se questi provvedimenti sono un primo passo, va bene. Ma i ministeri tra di loro, soprattutto per quanto riguarda i minori, debbono intendersi di più. Va sentito meglio chi si occupa di famiglia e di pubblica istruzione. I potenti che gestiscono l’azzardo purtroppo riescono a influenzare il mondo politico, per cui vengono fuori sempre compromessi, con i quali non si va troppo lontano”.
Le lobby economiche sono così forti?
“Chi ci guadagna soprattutto non è il mondo del governo, che l’anno scorso ha guadagnato tra i 9 e i 10 miliardi sui 100 che sono girati intorno al gioco. Ci sono invece queste grosse lobby che direttamente o trasversalmente incidono, impedendo di affrontare il discorso in maniera più profonda. Occorre riconoscere la dipendenza dal gioco d’azzardo come malattia da curare, come si fa per i drogati. Perché non si utilizza una parte degli incassi per tirar fuori dall’azzardo quelli che ne vogliono uscire? Accanto agli spot che vengono limitati, perché non s’interviene in maniera più decisa per dire i danni che derivano da questa dipendenza? Danni infiniti dal punto di vista psicologico, economico, sociale, familiare”.
Adesso si sta molto diffondendo anche il gioco on line. Aumentano i rischi per i giovanissimi?
“Certo, bisognerebbe regolare anche il gioco on line, pensando alle persone sole, più esposte al rischio di finire vittime dell’azzardo. In generale, se la dipendenza dal gioco sta diventando una piaga di carattere sociale, cerchiamo di proteggere meglio i ragazzi, dando più potere ai sindaci per fare interventi più incisivi. Invece, quando viene chiusa una sala gioco dalla Guardia di finanza, basta cambiare il titolare e si può riaprire. Insomma, le limitazioni approvate sono solo un palliativo”.
Secondo lei è sufficiente limitare la pubblicità dei giochi o andrebbero eliminate?
“Si tratta di pubblicità studiate per ingannare e, perciò, sono anche pubblicità accattivanti. Purtroppo, c’è più pubblicità per ciò che fa male che per ciò che fa bene. Non si ricorda che per uno che vince, ce ne sono centinaia che perdono. Sarebbe necessario richiamare sempre la dignità delle persone e il bene comune. Le risposte venute con il decreto non sono legate veramente alla promozione della dignità di ogni persona, soprattutto degli indifesi, dei deboli e dei bisognosi”.
Anche il card. Bagnasco, una settimana fa, ha parlato della necessità di misure correttive per il gioco d’azzardo…
“Il card. Bagnasco è già intervenuto, quest’anno, tre o quattro volte sul problema del gioco d’azzardo. È voce di quella Chiesa di cui anche le fondazioni antiusura sono parte. Noi abbiamo messo nelle mani dei vescovi, a giugno, una documentazione sulla diffusione dell’usura in Italia e del gioco d’azzardo. Noi informiamo i nostri vescovi, collaboriamo con loro e ascoltiamo le loro indicazioni, diventando loro voce in questo servizio per combattere l’usura di cui il gioco d’azzardo è una delle cause principali perché ci s’indebita pesantemente. È importante attraverso i nostri vescovi, i sacerdoti, i catechisti, le agenzie educative, tutti quanti operano al servizio del Vangelo e del bene comune denunziare i mali sul territorio e prevenire. È un lavoro in rete quello che cerchiamo di promuovere, anche attraverso le nostre fondazioni antiusura. Si può fare di più, soprattutto da parte di coloro che hanno responsabilità educative e governative”.