“La storia della tartaruga – ha detto Pettorino – rappresenta una riappropriazione del nostro mare, patrimonio che necessita di cura per essere consegnata alle future generazioni. La forte antropizzazione della costa è un pericolo per questo animale ed è quindi necessaria grande attenzione all’ambiente marino. Oggi capita anche, come mi è successo recentemente in immersione notturna a Numana, di incontrarne e di vedere come abbiano bisogno di vivere con tranquillità il proprio habitat”.
“La presidenza slovena della Iniziativa adriatico ionica appena insediatasi – ha detto Pigliapoco – pone una particolare attenzione alla tutela dell’ambiente marino. L’esperienza di oggi è particolarmente coerente quindi con la strategia dei partner per l’integrazione in area adriatico ionica e per la relativa macroregione”
“La tartaruga marina – ha detto Zagaglia portando i saluti degli assessori Eusebi e Donati – è stata scelta come animale simbolo, specie fortemente tutelata dalla Comunità europea per la sua valenza ecologica nell’ecosistema marino. Le tartarughe marine sono le protagoniste d’una storia millenaria nel Mare Nostrum, che solcano da 300 milioni di anni. Allo stato attuale la ricchezza di nutrienti e il progressivo riscaldamento delle acque fanno sì che un numero crescente di esemplari possano ormai permanere alle nostre latitudini anche nelle stagioni avverse”.
“La storia del recupero di “Piemonte” – ha detto Nardini – è particolarmente interessante, al momento del ritrovamento da parte della Capitaneria di Porto Recanati il 26 febbraio dello scorso anno, presentava una ferita profonda, probabilmente dovuta a un morso di uno squalo o di un grosso tonno – anche se la maggior parte dei traumi è dovuto ad impatti con natanti – con esposizione dell’osso e il rischio di amputazione. Trasportata all’Ospedale della Fondazione Cetacea di Riccione, ha subìto nel decorso della sua ospedalizzazione due interventi chirurgici correttivi e una lunga terapia con laser che ha consentito la cicatrizzazione della pinna offesa. Dopo un periodo di riabilitazione di tre mesi, ora muove correttamente la pinna completamente guarita ed è pertanto pronta per il ritorno al suo habitat naturale. La lunghezza del carapace al momento del ritrovamento era di 37 cm, attualmente è di 40 cm”. La storia a lieto fine di “Piemonte è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra Regione Marche, Capitaneria di Porto, Corpo forestale dello Stato, Fondazione Cetacea, Associazione benessere animale onlus, Cinica veterinaria Modena sud.(f.b.)