Il “lungimirante lavoro svolto”. Secondo l’associazione siamo “in una fase confusa, in cui la crisi è ancora in corso e gli scenari politici sono ingessati dalle incertezze e dai tatticismi, dalla ricerca di scorciatoie che finiscono per screditare le stesse istituzioni democratiche”, ed è in questo contesto che i cattolici vengono “tirati per la giacca”, “come fossero portatori di pochi e sparuti interessi”. Però “è proprio in questo momento, invece, che emerge il lungimirante lavoro svolto, ancora una volta, sui ‘contenuti’: il mondo associativo appare perfettamente cosciente di avere radici comuni in un’agenda fondata sulla centralità della persona, della famiglia e dell’etica della vita, sulla preferenza assoluta per gli ultimi, sulla trasparenza e sobrietà della vita istituzionale, sulla relatività, e non assolutezza, della politica rispetto all’interezza della vita civile”. A entrare per primo nel merito di “questioni poi puntualmente rivelatesi cruciali e indifferibili” è stato il mondo cattolico, “sulla scia del magistero di Benedetto XVI e dei vescovi italiani, e attraverso il confronto positivo tra tante intelligenze”. Come pure da qui sono nate “interessanti letture del mutato scenario economico globalizzato, delle nuove relazioni tra diritti e doveri, tra libertà e responsabilità, tra potere e partecipazione, tra economia, finanza e sovranità dei popoli”.
Dialogare senza complessi. Alcuni esempi: “La riforma elettorale (che ancora, inspiegabilmente, tarda a venire) e delle istituzioni; la questione giovanile tra precarietà e mobilità sociale negata; la centralità dei processi educativi e formativi; l’urgenza di muoversi verso un’Europa che abbia un’anima e che persegua la pace, la cooperazione e l’accoglienza, e non solo la solidità della moneta unica; l’impegno per una legalità diffusa e contro ogni forma di corruzione; la questione lavoro nel suo complesso (perché il lavoro e i lavoratori non siano considerati merce o semplici fattori produttivi); il rilancio di un nuovo patto tra le generazioni”. Un “ricco patrimonio”, quello oggi in possesso dei cattolici, che può “essere messo a servizio del Paese in una fase davvero ‘costituente’. È un patrimonio – conclude l’associazione – che può dialogare legittimamente, senza complessi e autorevolmente, sia all’interno di tutte le famiglie politiche europeiste, democratiche, riformiste, non populiste e attente a unire più che a dividere, sia in nuovi soggetti politici che avvertono la particolare necessità di preservare un clima di responsabilità e condivisione nazionale ed europea”.
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