SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Vi proponiamo l’intervista in esclusiva per l’Ancora all’assessore Paolo Canducci
La Picena Ambiente in questi giorni ha visto la messa a bando della propria parte privata qual è l’esito?
Questa amministrazione insieme a tutti gli altri comuni che detengono il 51% delle quote della Picena Ambiente ha cercato di salvare e di continuare l’esperienza positiva di questi anni, che ha visto il raggiungimento di ottimi risultati sia sotto l’aspetto dell’efficienza del servizio che del bilancio, infatti negli ultimi due anni sono stati distribuiti ai soci gli utili.
Il bando aveva come scopo di mettere a gara il 49% della quota privata con il conseguente affidamento alla Picena Ambiente del servizio per 15 anni. In questi giorni la Commissione tecnica ha completato il lavoro di esame delle offerte e procederà all’aggiudicazione definitiva delle quote ad un raggruppamento di imprese con a capo la Econord.
La fase successiva vedrà i Comuni impegnati nell’approfondimento del Piano industriale presentato dai vincitori e nella sottoscrizione della nuova convenzione che li legherà alla Picena Ambiente per altri 15 anni.
Per quanto riguarda l’incremento delle polveri sottili, quali sono le misure che ha adottato e che intende adottare per abbassarle in maniera apprezzabile?
Questo è un argomento che gestiamo insieme all’assessore Spadoni che ha la delega alla Mobilità.
Le scelte che stiamo portando avanti sono: l’incremento delle piste ciclabili e l’introduzione di misure volte a disincentivare l’uso dell’auto nelle aree più sensibili, centro e lungomare.
Con riferimento alle nuove piste ciclabili elenco le ultime arrivate:
– In via Manara, che è la prima pista che va da ovest verso est, aumentando anche la sicurezza dei pedoni
– Le piste ciclabili di viale dello sport in corso di realizzazione
– Quella che unisce viale dello sport con il lungomare in zona Ragnola
– La pista di via mare che dovrà nei prossimi mesi arrivare sino alla sentina.
E’ Nostra intenzione creare una rete cittadina di piste ciclabili che permetta anche ai residenti di utilizzare la bicicletta per raggiungere tutti i punti di maggiore interesse della città, scuole, municipio, ospedale, poste etc.
Abbiamo anche il problema del traffico, quotidianamente sia cittadini residenti che non scelgono San Benedetto del Tronto per lavoro, per fare acquisti, per usufruire dei servizi pubblici e privati.
In questo senso con la Provincia da mesi stiamo cercando di affrontare seriamente il problema cercando di progettare il completamento della bretella collinare.
Abbiamo formato un tavolo tecnico con l’Anas, che ha un progetto preliminare, la Provincia e la Regione, per approvare un progetto di raddoppio della SS16 e programmare un finanziamento anche a stralci del nuovo percorso.
Anche la Regione, grazie all’impegno dei nostri consiglieri regionali, ha finalmente messo tra le infrastrutture prioritarie e da nei prossimi anni nche la Bretella tra San Benedetto del Tronto e Grottammare.
In questo momento i tecnici stanno cercando di elaborare un progetto credibile e fattibile visto che sui vecchi tracciati sono state realizzate abitazioni e quindi bisogna individuare un nuovo tracciato, capire i costi, dividerlo a stralci e trovare i fondi.
La realizzazione non sarà una cosa immediata.
Cosa c’è dentro la cassa di colmata situata a Nord del porto?
Dentro la cassa di colmata ci sono i fanghi del porto di San Benedetto e del porto di Senigallia.
Senigallia non sapeva come liberare il suo porto e le barche non riuscivano più ad entrarvi.
Il genio delle opere marittime di Ancona, attraverso la Regione ha verificato la disponibilità della cassa di colmata di San Benedetto del Tronto e siccome anche noi negli anni passati abbiamo avuto dei problemi per lo stoccaggio dei nostri fanghi, non ci è sembrato corretto tirarci indietro e pertanto abbiamo dato la disponibilità.
Alla regione e al Genio Opere Marittime abbiamo chiesto le garanzie sul materiale da stoccare e sulla chiusura della vasca una volta riempita.
Il genio civile ha mantenuto l’impegno, e sta appaltando i lavori per la inertizzazione e definitiva chiusura della cassa con realizzazione di un piazzale.
Inoltre è stato ottenuto un ulteriore finanziamento per completare il moletto parasabbia del futuro terzo braccio del porto, che consiste nella realizzazione di una nuova cassa di colmata più piccola che ospiterà in futuro i fanghi del dragaggio del nostro porto.
Dopo le prime lamentale abbiamo fatto fare una serie di approfondimenti sulla cassa di colmata, anche dall’Università di Camerino, ed è risultato tutto in ordine, non c’è nessun inquinamento delle acque.
La capitaneria di porto controlla continuamente e non corrisponde a verità che il materiale all’interno sia fuoriuscito o fuoriesca ad ogni mareggiata.
Noi abbiamo avuto un atteggiamento di solidarietà verso l’Amministrazione e i pescatori di Senigallia e fare del bene non porta mai problemi.
La relazione di Terre.it, spin-off dell’Università di Camerino è stata sufficiente per convincere l’Amministrazione delle problematiche (ambientali, di sicurezza, di opportunità, etc.) insite nel progetto della centrale di stoccaggio del gas, o crede siano necessari ulteriori approfondimenti?
Nella procedura di approvazione del sito il nostro ruolo è marginale perché viene riconosciuto poco rilievo al parere degli enti locali che, infatti, non è vincolante per i Ministeri competenti, Ambiente ed Interno.
Di fronte a questa problematica noi abbiamo avuto un atteggiamento lineare e serio. Il nostro no o il nostro si doveva essere tecnicamente giustificato per poter incidere sulle decisioni del ministero.
Gli approfondimenti tecnici sono stati l’unica cosa che ci poteva aiutare e quindi abbiamo fatto valutare tutto la documentazione presentata della ditta all’università di Camerino.
Il risultato è stato importante e rilevante tanto che la procedura di VIA si è rallentata per approfondire le osservazioni presentate da Terre.it e fatte proprie dall’amministrazione.
Noi non partecipiamo alla conferenza dei servizi ministeriale, solo la regione ci partecipa.
Noi abbiamo inviato le nostre osservazioni alla regione e al Ministero chiedendo un approfondimento e lo abbiamo ottenuto.
In questo momento la procedura di VIA è stata affiancata da quella sul rispetto della Legge Seveso che dovrà garantire la totale sicurezza dell’impianto.
Il comitato Ambiente e Salute sta facendo un ottimo lavoro nell’informare i cittadini e nel chiedere le garanzie per la salute, l’ambiente e le proprietà private e l’amministrazione intende fare propria questa richiesta avanzandola agli Organi competenti. In questo senso recentemente abbiamo richiesto al Ministero di convocare, come previsto dalla legge, una conferenza dei servizi per raccogliere il pare delle comunità locali. Purtroppo e inspiegabilmente il Ministero ha rifiutato l’invito, stiamo valutando come rispondere.
Cosa pensa del diniego del ministero di convocare la conferenza dei servizi?
A mio avviso è un grave errore, perché decisioni così importanti non possono passare sulla testa dei cittadini. Inoltre mi sorprende perché la funzionaria che era venuta a san benedetto del tronto, la dott.ssa Panei, aveva in più occasioni ribadito che contro la volontà del territorio la centrale non si sarebbe fatta. Temo che abbia cambiato idea.
Di un possibile deposito di anidride carbonica?
Non abbiamo nessuna notizia di questo tipo negli uffici.
Recenti studi dimostrano come la linea di costa sia arretrata in zona Sentina più di 100m negli ultimi 50 anni, arrivando ad attaccare la “duna fossile”, e che i prossimi lavori già stanziati nei limitrofi comuni abruzzesi rischiano di peggiorare la situazione: ha chiesto conto dei lavori in procinto di partire nel vicino Abruzzo?
Ogni volta che l’Abruzzo ci ha inviato come città confinante una richiesta di parere su lavori aventi ad oggetto la costa, il comune ha risposto ufficialmente evidenziando il problema dell’erosione e chiedendo l’effettuazione di studi approfonditi, in mancanza il nostro parere sarà negativo.
Però ciò non è sufficiente, in questi ultimi anni l’amministrazione ha deciso di investire risorse umane finanziarie sul recupero naturalistico della sentina e pertanto è necessario che la Regione, che ha la competenza specifica in materia di difesa della costa, si renda conto della gravità della situazione e intervenga con finanziamenti importanti per tutelare la Riserva Regionale.
Grazie a dei fondi europei stiamo portando avanti progetti di naturalizzazione e di recupero ambientale dell’area, creando nuovi sentieri, con punti di avvistamento di uccelli migratori, realizzando i laghetti, ristrutturando la Torre sul porto ed oggi più di ieri vanno finanziati progetti per risolvere il problema dell’erosione marina e tutelare quanto sinora fatto.
Ad oggi, cosa le risulta sia stoccato all’interno della “Piattaforma ecologica”? Corrisponde a verità il fatto che non ci siano più rifiuti pericolosi?
Il problema non è se ci sono o non ci sono rifiuti pericolosi. Noi dovevamo fare una caratterizzazione dei rifiuti esistenti su ordine della Procura della Repubblica e lo abbiamo fatto eliminando i pericoli.
La cosa grave di tutta questa vicenda è che nessuno ha controllato il rispetto della quantità e della qualità dei rifiuti che venivano stoccati. La competenza al rilascio dell’autorizzazione era della provincia di Ascoli Piceno, quando a seguito di un controllo delle Forze dell’Ordine la Provincia ha chiesto alla ditta maggiori garanzie con la fidejussione, questa è fallita lasciando tutto lì. Non si doveva arrivare fino a quel punto, ci sono gravi responsabilità da parte di chi doveva vigilare sul rispetto delle autorizzazioni rilasciate.
Adesso la Procura, che sta indagando su questa vicenda, chiede al Sindaco di intervenire per la messa in sicurezza. Il costo da sostenere per ripulire il sito si aggira tra i 500.000€ e gli 800.000€.
Non capisco perché debbano essere i cittadini sambenedettesi a pagare dopo che altri che dovevano controllare non lo hanno fatto. Al momento il sito è stato messo in sicurezza e monitorato costantemente, ma non ci sono le risorse per trasferire i rifiuti.
Adesso stiamo cercando di trovare una soluzione definitiva al problema ma non può esserci sempre lo scarica barile al comune, tutti devono prendersi le proprie responsabilità.
È stata fatta una verifica sulla falda acquifera?
Le operazioni effettuate sono state concordate con le Autorità competenti. In merito dovete chiedere all’ufficio ambiente. (prossimamente vi aggiorneremo n.d.r.)
Alla luce degli ultimi eventi meteorici che rischiano di diventare prassi, data la sub tropicalizzazione delle medie latitudini e la cementificazione del territorio, non crede sia auspicabile al più presto un nuovo piano regolatore che metta nero su bianco la fine dello sfruttamento del territorio?
Il nostro problema è certamente legato ai cambiamenti climatici, ma è anche la conseguenza della non adeguatezza della rete fognaria e questo comporta, in caso di piogge anche non di grande intensità, la fuoruscita delle acque, sia nera che bianca.
Adesso stiamo individuando bene le problematiche e le risorse unitamente al CIIP così da intervenire in modo definitivo.
Le esigenze della città in questi anni sono cambiate e sono molto diverse da quelle che hanno portato all’adozione del vigente PRG.
Anche il modo di affrontare la problematica della pianificazione urbanistica è cambiato, oggi trovano applicazione in tutte le regioni più avanzate d’Italia i principi della compensazione e della perequazione che permettono di garantire al meglio il diritto dei proprietari e l’interesse pubblico. Nella Marche non è stata ancora modificata la Legge Urbanistica, quindi oggi il comune di San benedetto si trova a dover applicare una legge non più rispondente alle esigenze. Il consiglio Regionale nel frattempo ha pensato di fornire un nuovo strumento ai Comuni per affrontare queste difficoltà, il PORU, e i nostri uffici proprio in questi giorni stanno approfondendo questo testo per verificare la possibilità di risolvere alcune emergenze urbanistiche della città.
La nostra azione è ispirata dallo Schema direttore che è stato approvato dalla precedente Amministrazione e che ha indicato le priorità e le necessità della nostra città. Da lì è partito il nuovo Piano del Porto approvato ad inizio di questo mandato, il Progetto Casa, in fase di attuazione, la variante di San Pio X approvata a inizio mandato, il Piano Alberghi.
Ora dobbiamo affrontare anche le problematiche delle zone artigianali che artigianali non sono, dell’area commerciale e industriale di via Pasubio e via San Giovanni e speriamo di farcela con il PORU. A questo si aggiunga la necessità di realizzare opere pubbliche importanti, a partire dalla Piscina, che attraverso una corretta pianificazione potranno trovare una soluzione.
Le nostre scelte in ogni caso non potranno che essere ispirate al minor consumo del suolo, alla sostenibilità e all’efficienza energetica, così da ridurre al minimo sino allo zero l’impatto sull’ambiente delle nostre decisioni.
In questi ultimi anni si sono abbattuti tantissimi pini, Perché questi continui tagli? Non sarebbero bastato, una potatura di radici e sistemazione della pavimentazione intorno agli alberi in modo che non soffochi lo sventurato tronco; cordoli e pavimentazione fatti a distanza, non attaccati al tronco; eliminazione delle grate di ferro che strozzano gli alberi e, quelle sì, fanno inciampare
Non sono stati tagliati tantissimi pini, ma quelli che potevano rappresentare un pericolo. Dove era possibile abbiamo ristrutturato il marciapiede e salvato le piante, come in viale dello sport.
Su via Mare dove i pini erano diventati un pericolo a causa del precedente taglio delle radici tanto che l’anno scorso un grande pino era caduto fortunatamente senza fare danni a persone e cose, non era più possibile salvarli.
L’errore non è commesso da noi oggi ma da chi ha scelto questo tipo di piante per ombreggiare marciapiedi e strade senza tener conto dei danni che le stesse arrecano al manto stradale una volta divenute adulte. I pini devono stare nelle pinete.
Il parcheggio nella zona di San Filippo Neri era impraticabile per un disabile, per un anziano. Se si decide che un’area è un parcheggio o una strada o un marciapiede poi una amministrazione ha il dovere di garantirne la fruibilità.
A chi ci accusa di aver tolto le piante io ricordo che nel 2007 abbiamo piantato 100 pini nella zona dei funai vicino al Ballarin, dove non c’era nulla, ci parcheggiavano in modo abusivo i camper. Passateci e potrete notare come stanno bene.
Dove siamo intervenuti con il taglio stiamo sostituendo le piante con altre che non creano problemi al manto stradale, e ce ne sono molte, bastava perderci del tempo tanti anni fa ed oggi il problema non esisteva.
Dispiace sempre tagliare una pianta sana, ma dobbiamo tenere presente i pericoli e i bisogni dei cittadini, chi amministra non può sfuggire a questo dovere.
Un errore che avete fatto in questi anni?
Sicuramente tanti. Nel mio caso ho sbagliato l’approccio iniziale sulla questione del deposito del gas.
Perché non informando i cittadini fin da subito abbiamo minato la nostra credibilità sull’argomento.
Un altro errore da non ripetere e che riguarda soprattutto chi negli ultimi 30,40,50 anni ha amministrato tutte le città d’italia compresa la nostra, è che non si può considerare un territorio come un frutto da spremere fino alla fine. Una città non può solo dare, ma ognuno deve contribuire con il proprio lavoro, il proprio agire, al miglioramento della città, che va considerata come un organismo vivente, con i suoi pregi e le sue debolezze. Tutti: amministratori, imprenditori, cittadini sono parte di questo organismo e devono collaborare per tenerlo in vita, gli uni non possono fare a meno dell’altro. Non è più il tempo di trarre il massimo vantaggio da una scelta egoistica, è ora di collaborare ne va del futuro dei nostri figli.