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Le parole del Ministro Profumo sull’Ora di Religione

Immagine tratta da www.diocesiverona.it

ITALIA – Tgcom.24 ha lanciato la seguente notizia:

“Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non abbia più molto senso”. A dirlo è il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che basa il suo ragionamento su un dato preciso: “Nelle nostre classi il numero degli studenti stranieri e, spesso, non di religione cattolica tocca il 30%”. A questo punto, aggiunge il ministro, “sarebbe meglio adattare l’ora di religione trasformandola in un corso di storia delle religioni o di etica”. Secondo l’ultimo dossier sull’immigrazione della Caritas, tra i 700mila alunni figli di genitori stranieri, solo il 20% degli studenti stranieri è di religione cattolica. Il risultato è che, per la prima volta dal 1993, data della prima rilevazione, il numero degli alunni che non partecipano all’ora di religione ha superato il 10%.

Le parole del Ministro Profumo giungono inaspettate, visto che durante la scorsa estare si era incontrato col Cardinale Bagnasco al fine di migliorare il profilo professionale degli insegnanti di Religione. Proviamo a fare qualche riflessione sulle dichiarazioni rilasciate

L’intervento del titolare del MIUR (Ministero Istruzione Università Ricerca) si innesta su un già ampio dibattito su questa materia. Secondo il ragionamento del Ministro, l’insegnamento della religione cattolica (IRC) dovrebbe essere trasformato in un generico insegnamento della storia delle religioni, oppure in un corso di etica, perché nel nostro paese aumenta il numero degli stranieri (dei quali sono il 20 % è di religione cattolica).

Precisiamo subito che l’insegnamento della religione cattolica non è un’anomalia italiana nel contesto europeo: l’insegnamento religioso è presente in quasi tutti gli stati europei (ad eccezione di Francia, Repubblica Ceca e Slovenia) e, nella stragrande maggioranza dei casi, esso è impartito in modo confessionale da docenti che appartengono ad una comunità ecclesiale presente in maniera massiccia sul territorio. Ciò accade anche in quei paesi dove la presenza di immigrati è molto numerosa (anche più di quella italiana) e questo perché tutti gli stati riconoscono, in maniera più o meno esplicita, che la religione è parte integrante dell’esperienza umana e della civiltà di un popolo.

La presenza degli stranieri non dovrebbe essere una valida ragione per modificare lo status quo, al contrario forse si dovrebbe pensare che l’IRC potrebbe essere un grande strumento di integrazione per chi viene nel nostro paese: per esempio gli alunni stranieri potrebbero comprendere usi e costumi del nostro popolo anche semplicemente apprendendo per quale motivo durante il periodo di Natale e di Pasqua non vanno a scuola!

Ma se vogliamo innalzare la riflessione, potremmo chiederci se uno studente straniero non cattolico possa comprendere a pieno la Divina Commedia o i Promessi sposi pur essendo digiuno di qualsiasi conoscenza della religione cattolica. O il Ministro profumo ha intenzione di espungere questi capolavori perché il flusso migratorio verso il nostro paese è sempre più consistente?

Temi genuinamente cattolici come quello della grazia e del libero arbitrio sono indispensabili per gustare in modo completo un dipinto di Caravaggio come “La vocazione di San Matteo”, oppure conoscere il compito e il ruolo che occupano il papa e i vescovi all’interno della comunità ecclesiale può aiutare gli studenti a comprendere meglio una pagina di storia come quella della lotta per le investiture. Non è veramente pensabile integrarsi nella cultura italiana ed europea prescindendo da una minima conoscenza dell’esperienza cristiana.

Davvero quindi la sostituzione dell’IRC con la storia delle religioni potrebbe essere utile per la formazione dei nostri studenti? È evidente per esempio che, per ovvie ragioni culturali e geografiche, il pensiero di Budda non ha avuto alcun peso nella nostra civiltà (ne ha avuto ovviamente moltissimo dove questo pensiero è nato). Sarebbe dunque giusto dare al buddismo lo stesso spazio che si dà al cattolicesimo? Se si procedesse in tal senso allora dovremmo andare anche verso un ridimensionamento della lingua italiana che dovrebbe essere insegnata in uno stesso numero di ore previsto per il cinese o l’arabo!

Risulta anche discutibile la proposta di trasformare l’IRC in un corso di etica. Questa scelta prende le mosse dalla visione religiosa di Hegel il quale vedeva in Gesù un maestro di morale e riduceva così tutta l’esperienza religiosa al campo etico. Ma la religione e l’etica sono due cose diverse ed in particolare si può dire che, in una prospettiva di fede, l’etica è una parte della dimensione religiosa.

Ci auguriamo quindi che il Ministro Profumo ritorni sulle sue affermazioni e invece che pensare alla sostituzione dell’IRC, si adoperi per rafforzare e potenziare questo insegnamento, tenendo ovviamente conto delle finalità della scuola e della (sana) laicità dello stato.

Nicola Rosetti:

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