SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Una lunga storia iniziata secoli fa”: questo lo slogan scelto per descrivere il nuovo percorso museale cittadino dell’Antiquarium Truentinum che, attraverso reperti archeologici e carte, narra la storia del territorio di San Benedetto del Tronto e dei comuni limitrofi (Grottammare, Cupra Marittima, Ripatransone, Acquaviva Picena e Monteprandone) dall’epoca neolitica fino al millequattrocento.
L’Antiquarium, ultima sezione prevista del complesso museale del Mare Aperto, è stato inaugurato sabato 29 settembre negli spazi del Mercato Ittico all’Ingrosso che già ospitano il Museo Ittico, quello delle Anfore e quello della Civiltà marinara delle Marche: esso intende raccogliere e rendere visibile alla collettività la memoria storica del territorio di San Benedetto del Tronto attraverso la presentazione di numerosi reperti archeologici, veri e propri tesori recuperati negli scorsi decenni dall’Archeoclub locale (in primis Giuseppe Pompei e Ugo Marinangeli) o affidati all’Amministrazione comunale da alcune famiglie o da singoli cittadini amanti della tradizione locale (come la famiglia del Conte Antonio Guidi e il compianto Novemi Traini).
Con l’apertura dell’Antiquarium, come detto, si completa il progetto del “Museo del Mare Aperto”, un sistema composto da cinque strutture culturali che comprende il museo delle Anfore, l’Ittico Capriotti, della Civiltà Marinara e l’Antiquarium, accolti nella stessa struttura portuale, e che idealmente si estende al Paese alto dove, a Palazzo Piacentini, è ospitata la Pinacoteca del Mare.
Quest’ultimo sforzo collettivo, coordinato e fortemente voluto dall’Amministrazione comunale con la supervisione della Soprintendenza Archeologica delle Marche, è stato presentato questa mattina alle tantissime persone che hanno voluto prendere parte alla cerimonia: cittadini, scolaresche degli Istituti comprensivi nord e centro, autorità civili e militari hanno prima assistito al convegno di presentazione.
Oggi è un giorno importantissimo per la città – ha dichiarato il Sindaco – poiché il sogno coltivato 50 anni fa da un piccolo gruppo di storici e appassionati di archeologia locali che volevano che la città avesse memoria di se stessa si è trasformato in realtà. Siamo orgogliosi di aver contribuito a creare i luoghi in cui è possibile conoscere le radici profonde della città”.
“Era convinzione di tutti che San Benedetto fosse una città giovane – ha proseguito Gaspari – con i lavori di scavo eseguiti per la messa in sicurezza del Paese Alto abbiamo scoperto che la città ha origini molto più antiche. Ora noi amministratori abbiamo un nuovo compito: scavare ulteriormente nel passato della città per restituire nuove fonti di conoscenza ai nostri giovani. Questo sarà possibile solo se, come avvenuto per l’Antiquarium, i privati ci aiuteranno a dimostrare che San Benedetto è stata nel passato una città protagonista del territorio del Piceno come lo è nel presente”.
Dopo il taglio del nastro e la solenne benedizione del vicario vescovile Don Romualdo Scarponi, i tanti presenti hanno potuto visitare le sale dell’Antiquarium che ospitano reperti di inestimabile valore: materiali accumulatisi nei decenni nel deposito comunale, ora ripuliti, catalogati e valorizzati, a cui si sono aggiunti quelli provenienti dagli scavi stratigrafici effettuati dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche a Porto d’Ascoli, a Fosso dei Galli, a Monte Renzo e al Paese Alto dove i recenti lavori hanno riportato alla luce una domus romana.
Il progetto di allestimento, è stato redatto dall’arch. Tiziana Maffei e cofinanziato con fondi comunitari POR- FESR CRO Marche 2007-2013. I lavori, i cui dettagli sono stati concordati in ogni passaggio con la Soprintendenza, sono stati seguiti dal Settore Cultura del Comune e coordinati dalla dott.ssa Mara Miritello per la parte archeologica, per la parte tecnica dagli architetti Annalisa Sinatra e Gabriella Giliotti del settore Progettazione Opere Pubbliche, dall’architetto Giovanna Gentile per il progetto illuminotecnico, mentre grafica e realizzazione dell’allestimento sono stati curati da Gabriella Monaco e Antonio Foglia della ditta “Sicurmax”.
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