Il cattolico non vive la sua fede avulso da coordinate spazio-temporali, ovvero, non è fuori dal mondo e dalla storia, e non può essere oggi discepolo di Gesù a prescindere dagli insegnamenti che la Chiesa del suo tempo gli offre.
Le infinite diatribe che si sono scatenate attorno al Concilio Vaticano II e soprattutto attorno alla sua interpretazione hanno dato più volte occasione all’attuale Pontefice di ribadire che solo l’ermeneutica della continuità legge in maniera completa e compiuta questo evento.
Infatti, a quanti hanno visto il concilio come grave frattura con la Tradizione (ala conservatrice) e a quanti hanno interpretato il concilio come felice rifondazione di una religione ormai stanca e obsoleta (ala progressista), il Papa ha indicato quale sia invece la via maestra: ammirare il concilio nella sua continuità con il precedente insegnamento della Chiesa.
Lo sguardo di Benedetto XVI sul Vaticano II è lo stesso di Giovanni XXIII, il papa che ha fortemente voluto questo evento. Il “papa buono” infatti voleva aggiornare la Chiesa, cioè trasmettere il messaggio di sempre con parole più comprensibili all’uomo.
È per conoscere meglio questo evento storico religioso, il più importante del XX secolo, che proponiamo ai nostri lettori la lettura del libro “Il Concilio Vaticano II” di Philippe Chenaux, docente di storia della Chiesa alla Pontificia Università Lateranense e membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.
I primi capitoli (1-3) sono dedicati alla situazione della Chiesa negli anni che precedettero l’apertura dell’assise ecumenica. L’autore si sofferma in particolare sull’eredità lasciata da Papa Pio XII e sulla vivace realtà dei movimenti (liturgico, biblico, patristico, mariano ed ecumenico) che chiedevano delle riforme nei vari campi della della vita della Chiesa.
Nei capitoli successivi (4-6) l’autore ricostruisce le tappe significative che portarono alla preparazione e allo svolgimento del concilio.
Lo storico della Chiesa si sofferma poi (7-10) su alcune questioni specifiche affrontate durante il dibattito conciliare prendendo in considerazione la riflessione sulla vita interna, (il rapporto fra Tradizione e Sacra Scrittura, il tema della collegialità), ed esterna della Chiesa (il rapporto con i non cattolici e con i non cristiani).
Gli ultimi capitoli (11-12) infine trattano del post-concilio e delle sue interpretazioni dando particolare rilievo ai momenti di crisi.