Fino al martirio. Il Pontefice ha, quindi, parlato di ciascuno dei sette nuovi santi. Jacques Berthieu, nato nel 1838, in Francia, “diventato gesuita, voleva percorrere il mondo per la gloria di Dio. Pastore infaticabile nell’Isola Santa Maria e poi nel Madagascar, lottò contro l’ingiustizia, mentre recava sollievo ai poveri e ai malati”. “Si fece tutto a tutti – ha aggiunto -, attingendo nella preghiera e nell’amore del cuore di Gesù la forza umana e sacerdotale di giungere fino al martirio nel 1896”. Il Santo Padre ha auspicato che “il suo esempio aiuti i numerosi cristiani oggi perseguitati a causa della fede”. Pedro Calungsod nacque intorno al 1654, nella regione di Visayas nelle Filippine. “Il suo amore per Cristo – ha rammentato Benedetto XVI – lo spinse a prepararsi per diventare catechista con i missionari Gesuiti di quel luogo. Nel 1668, assieme ad altri giovani catechisti, accompagnò il P. Diego Luis de San Vitores alle Isole Marianas per evangelizzare il popolo Chamorro. La vita là era dura e i missionari soffrirono persecuzioni a causa di invidie e calunnie”, ma Pedro fu “risoluto nell’accettare il martirio”, nel 1672.
A favore dei giovani. Giovanni Battista Piamarta, sacerdote della diocesi di Brescia, ha ricordato il Papa, “fu un grande apostolo della carità e della gioventù. Avvertiva l’esigenza di una presenza culturale e sociale del cattolicesimo nel mondo moderno, pertanto si dedicò all’elevazione cristiana, morale e professionale delle nuove generazioni”. Tra le diverse opere apostoliche, avviate dal nuovo Santo, il Pontefice ha citato l’Istituto degli Artigianelli, l’Editrice Queriniana, la Congregazione maschile della Santa Famiglia di Nazareth e la Congregazione delle Umili Serve del Signore. “Il segreto della sua intensa ed operosa vita – ha precisato – sta nelle lunghe ore che egli dedicava alla preghiera”. Santa Maria del Carmelo Sallés y Barangueras, religiosa nata a Vic, in Spagna, nel 1848, dopo molte vicissitudini, contemplò lo sviluppo della Congregazione delle Religiose Concezioniste Missionarie dell’Insegnamento, che aveva fondato nel 1892. “La sua opera educativa, affidata alla Vergine Immacolata – ha evidenziato il Santo Padre -, continua a portare frutti abbondanti in mezzo alla gioventù mediante l’impegno generoso delle sue figlie”.
Tre modi di seguire Gesù. Marianne Cope, nata nel 1838 ad Heppenheim, in Germania, ma vissuta negli Stati Uniti, dove entrò nel Terz’Ordine Regolare di san Francesco a Syracuse, New York, come superiora generale della sua Congregazione, “accolse di sua volontà una chiamata a prendersi cura dei lebbrosi delle Hawaii”, dove si recò “per gestire un ospedale a Oahu e successivamente fondare l’ospedale Malulani a Maui ed aprire una casa per ragazze i cui genitori erano lebbrosi. Dopo cinque anni, accettò l’invito ad aprire una casa per donne e ragazze nella stessa isola di Molokai, coraggiosamente andandovi lei stessa”. Là “si prese cura di padre Damiano, già famoso per la sua eroica attività fra i lebbrosi, curandolo sino alla morte e prendendone il posto fra i lebbrosi maschi”. Kateri Tekakwitha nacque nell’odierno stato di New York nel 1656 da padre Mohawk e da madre cristiana algonchina. Battezzata all’età di vent’anni, “per fuggire dalle persecuzioni, si rifugiò nella missione di san Francesco Saverio vicino a Montreal”, dove lavorò sino alla morte all’età di 24 anni. Vivendo un’esistenza semplice, “Kateri rimase fedele al suo amore per Gesù, alla preghiera e alla messa quotidiana”. Kateri “ci impressiona per l’azione della grazia nella sua vita in assenza di sostegni esterni, e per il coraggio nella vocazione tanto particolare nella sua cultura. In lei, fede e cultura si arricchiscono a vicenda! Il suo esempio ci aiuti a vivere là dove siamo, senza rinnegare ciò che siamo, amando Gesù!”. “Santa Kateri, patrona del Canada e prima santa amerinda – ha aggiunto Benedetto XVI -, noi ti affidiamo il rinnovamento della fede nelle prime nazioni e in tutta l’America del Nord”. Anna Schäffer di Mindelstetten, da giovane, “voleva entrare a far parte di un ordine religioso missionario. Essendo di modesta provenienza, cercò di guadagnare come domestica la dote necessaria per essere accolta in convento”. In questo lavoro “ebbe un grave incidente con ustioni inguaribili alle gambe, che la costrinsero al letto per tutta la vita”. Così, “il letto di dolore diventò per lei cella conventuale e la sofferenza costituì il suo servizio missionario”. “La sua intercessione – è stato l’auspicio – rafforzi il movimento cristiano di hospice (centri di cure palliative per malati terminali) nel loro benefico servizio”.
Un pensiero a Lourdes. Prima di concludere la celebrazione, il Papa ha guidato la recita dell’Angelus. “Rivolgiamoci a colei che è la Regina di tutti i santi, la Vergine Maria – ha affermato -, con un pensiero a Lourdes, colpita da una grave esondazione del Gave, che ha allagato anche la Grotta delle Apparizioni della Madonna”. In particolare, continuato, “vogliamo oggi affidare alla materna protezione della Vergine Maria i missionari e le missionarie – sacerdoti, religiosi e laici – che in ogni parte del mondo spargono il buon seme del Vangelo”. Poi l’invito a pregare “anche per il Sinodo dei Vescovi, che in queste settimane si sta confrontando con la sfida della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Nei saluti in varie lingue, in polacco il Pontefice ha evidenziato: “I nuovi santi ci introducono oggi nella Settimana missionaria. In modo particolare sosterremo spiritualmente e materialmente coloro che annunciano Cristo nei diversi continenti”. Di qui il ringraziamento a “tutti coloro che, tramite le Pontificie Opere missionarie, si prendono cura delle missioni in tutto il mondo”. “L’Anno della Fede – ha concluso – riaccenda in Polonia l’entusiasmo missionario degli ecclesiastici e dei fedeli laici”.