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Vita e questioni bioetiche negli interventi dei padri sinodali

VATICANO – Il primato della dignità della persona umana, le “domande ultime” sulla vita e sulla morte, l’urgenza della “questione antropologica”, la difesa delle legge morale naturale, la lotta contro gli abusi. Sono alcuni argomenti degli interventi dei 262 padri sinodali, riuniti in Vaticano fino al 28 ottobre, per confrontarsi su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Ne presentiamo alcuni spunti.

Prima la dignità. “La Chiesa è chiamata a imitare il rispetto di Gesù per ogni persona umana. Egli ha difeso la dignità di tutti, in particolare di quanti sono trascurati e disprezzati dal mondo. Amando i suoi nemici, egli ha affermato la loro dignità”. Lo ha detto mons. Luis Antonio G. Tagle, arcivescovo di Manila (Filippine), intervenuto in aula il 9 ottobre. “Annunciare il Vangelo – ha ricordato mons. Salvatore Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, nella stessa congregazione generale – equivale a cambiare vita; ma l’uomo di oggi sembra legato a questo tipo di vita di cui si sente il padrone perché decide quando, come e chi deve morire”.

Vita e morte. “Sono tempi faticosi per la missione cristiana a causa degli effetti della secolarizzazione. Ma, in mezzo alle fatiche, si manifestano anche aspettative spirituali, che riguardano questioni di vita e di morte. Sta a noi rispondervi”. È l’analisi di mons. Claude Dagens, arcivescovo di Angoulême (Francia), che ai padri sinodali ha additato l’esempio di Madelein Delbrêl, “una francese che ha fatto suo l’impegno della nuova evangelizzazione”. Molto articolata la riflessione di mons. Mario Alberto Molina Palma, arcivescovo di Los Altos (Guatemala), intervenuto il 9 ottobre, secondo il quale il Sinodo deve indicare “qual è il problema umano su cui il Vangelo di Gesù dovrebbe insistere più di ogni altro”. “Propongo che si dica chiaramente – ha proseguito – che Gesù Cristo e il suo Vangelo offrono innanzitutto una comprensione della vita umana in vista della chiamata gratuita di Dio alla vita eterna. In tal modo danno una risposta al problema della morte, che toglie all’esistenza umana il senso, la coerenza e il valore”.

Abitare l’umano. “Viviamo oggi nella situazione di permanente attacchi alla legge naturale, ai valori cristiani, alla Chiesa e alla fede”, la denuncia di mons. Józef Michalik, arcivescovo di Przemyśl dei Latini e presidente della Conferenza episcopale polacca, che nella congregazione del 12 ottobre ha fatto notare come “l’uomo contemporaneo di continuo cerca delle risposte alle domande che superano la dimensione dell’esistenza temporale e biologica”. Oggi prevale una “cultura del profitto e della produzione a detrimento della promozione della dignità della persona umana”, ha osservato il 17 ottobre mons. Thomas Luke Msusa, vescovo di Zomba (Malawi), che tra gli “effetti negativi” ha citato gli “interrogativi sul valore della vita umana”.

Chiesa e abusi. “Come possiamo evangelizzare coloro che sono stati profondamente feriti da uomini di Chiesa coinvolti in abusi sessuali?”. A chiederselo, il 12 ottobre, è stato mons. Brian Joseph Dunn, vescovo di Antigonish (Canada). In primo luogo, la risposta del vescovo, “fornendo un’autentica opportunità di ascolto e comune discernimento per comprendere la profondità del dolore, della rabbia e della delusione derivanti da questo scandalo. Tale ministero di ascolto potrebbe entrare a far parte del ministero di ogni diocesi sotto forma di ufficio di meditazione, dove le persone possano sfogare il proprio dolore e cercare un’idonea riconciliazione”. In secondo luogo, “analizzando i motivi che hanno portato a questa crisi, mettendo a punto misure atte a creare ambienti sicuri per i bambini e per i più vulnerabili nella comunità dei fedeli”. “La pornografia, la sessualità al di fuori del matrimonio tra un uomo e una donna, la contraccezione e l’aborto chiudono i cuori”, il grido d’allarme lanciato il 16 ottobre da mons. Everardus Johannes de Jong, ausiliare e vicario generale di Roermond (Paesi Bassi): “Chi può dire di sì a Dio, che dà la vita in abbondanza se in modo consapevole o inconsapevole dice no alla vita umana? Ciò significa che la Chiesa deve promuovere con coraggio il Vangelo della vita, compresa la teologia del corpo, la pianificazione familiare naturale e, allo stesso tempo, annunciare un Dio misericordioso”.

Sofferenza e senso del limite. Il “servizio” ai malati è “parte integrante della missione evangelizzatrice” della Chiesa. A ricordarlo è stato mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, intervenuto alla congregazione generale del 16 ottobre. “Il mondo della sofferenza e della malattia nelle sue diverse articolazioni – ha proseguito il presule – costituisce un ambito specifico e una via imprescindibile di evangelizzazione, che esige perciò di essere costantemente ripreso”. “La cultura contemporanea – la denuncia del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella stessa sessione – demonizza la categoria del ‘limite’ perché è intesa come negazione della libertà individuale e dello slancio vitale. (…) Ma l’esperienza del limite – ontologico, morale, affettivo, psichico – è un grande alleato del Vangelo, poiché dice che l’uomo ha bisogno degli altri e, innanzitutto, dell’Altro che è Dio”.

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