Abbiamo il piacere di intervistare Rodolfo Papa, docente di Estetica all’Università Urbaniana. Vogliamo chiedergli qualche riflessione sul rapporto fra la religione cattolica e l’arte. Ci può dire qualche guida linea che lei ritiene essenziale in questo rapporto?
Facciamo anche pubblicità al testo “Discorsi sull’arte sacra”, appena pubblicato da Cantagalli, nel quale affronto otto discorsi che servono per guardare in maniera compiuta e completa al rapporto che c’è tra l’arte , la bellezza e la fede cattolica. Questo rapporto è estremamente importante, perché è uno degli elementi costitutivi del pensiero cristiano che permette di vedere il mondo di saperlo rappresentare. In più poi c’è un dovere interno del cristiano che è quello di rappresentare Cristo. Ciò è avvenuto fin dall’inizio e noi dobbiamo cercare sempre di rintracciare le radici di tutta la questione artistica perché in essa troveremo sempre ciò che è riconducibile o a dei temi che sono stati affrontati, guardati e studiati in maniera positiva dal pensiero cristiano. Questa ricerca per esempio ci può aiutare a comprendere il pensiero di sant’Agostino che nel “De vera religione” ci offre una rappresentazione della bellezza come sistema proporzionale oppure quello di San Tommaso d’Aquino che parla della claritas, dello splendore luminoso. Il tema della bellezza poi affascina il grande pubblico. Sono stato intervistato qualche giorno fa, o meglio ho realizzato una trasmissione di arte per una televisione giapponese, e mi è stato chiesto di parlare di Caraggio. Ma per parlare di Caravaggio a un pubblico giapponese dovevo parlare necessariamente del cristianesimo. E ho parlato per un’ora e mezzo di fede cristiana. Quindi in Giappone, per vedere la trasmissione su Caravaggio, ascolteranno un’ora e mezza di catechismo!
Qual è lo stato attuale dell’arte cristiana? Secondo lei nella produzione artistica di soggetti sacri c’è una inarrestabile decadenza negli ultimi anni o c’è qualche segnale di ripresa?
Non si tratta di decadenza, ma di un momento di riflessione che ha portato all’interno del pensiero cristiano una serie di elementi che in maniera confusa hanno portato determinate cose: alcune cose buone altre meno. Pian piano, grazie agli interventi di Giovanni Paolo II e ultimamente di Benedetto XVI, ci sono stati dati degli imput interessantissimi per rivedere tutto il magistero, rileggerlo da capo e comprenderlo meglio. Ci sono oggi degli elementi abbastanza chiari per poter definitivamente comprendere qual è la linea da adottare nel campo artistico. L’ermeneutica della continuità all’interno del rinnovamento, come direbbe Benedetto, ci permette allo stesso tempo di legarci alla tradizione e di guardare avanti.
La via della bellezza è la nuova via dell’evangelizzazione come ha detto anche Benedetto XVI. Vuole spendere qualche parola su questo?
Dal mio punto di vista è una delle vie maestre. È chiaro che ci sono tante altre strade, ma questa è forse la via più importante. Del resto Giovanni Paolo II ha detto che la bellezza salverà il mondo intendendo dire che Cristo nella sua bellezza, nella sua raffigurazione nella sua rappresentazione non può che portare il bene. Dall’altra Parte Benedetto XVI ha ricordato che la via dell’arte è la strada giusta per annunciare il kerigma , il primo annuncio, ma anche per costruire la catechesi, per fare in modo che i giovani possano essere ben educati alla fede, come si faceva una volta raccontando e spiegando le sacre scritture che sono rappresentate artisticamente nelle chiese come faceva San Giovanni Damasceno. Questo ha una presa sulle persone perché, attraverso le immagini e la loro bellezza, i concetti si fissano più facilmente anche perché il cristianesimo è estremamente complesso e articolato e quindi le immagini danno anche la possibilità di comprendere meglio concetti estremamente complessi.
Lei ha avuto la fortuna di partecipare al Sinodo dei Vescovi. Ci può dire quale è stato il suo compito?
Il mio compito di esperto, che arriva con il suo bagaglio di storico dell’arte e teorico dell’arte sacra, ha riguardato questi argomenti. Ho potuto notare un grandissimo interesse sulla questione artistica e in generale sul rilancio dell’arte come strumento di evangelizzazione. La piccola nota mia personale riguarda la grandissima emozione di poter far parte di questo grandissimo evento che la chiesa vive ormai da decenni e come un momento di riflessione collettiva per offrire al Santo Padre degli spunti sui quali poi lui costruirà la sua molto più profonda riflessione nell’esortazione apostolica.