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Di Alberto Campoleoni
NAPOLI – Se non fosse una cosa terribilmente seria, verrebbe da sorridere pensando all’inventiva di una ragazzina innamorata che addirittura si “inventa” di frequentare una scuola per un’altra, pur di stare vicino al “fidanzato”. Fidanzato con cui aveva litigato e con il quale voleva fare pace. La vicenda, però, è finita in commissariato e c’è anche il rischio di denunce.
La notizia viene da Napoli. La ragazzina in questione ha solo 14 anni e dovrebbe frequentare la terza media a Secondigliano. Il fidanzatino è un po’ più grande e frequenta già la prima superiore in un istituto di Scampia. Come vedersi un po’ di più? Ecco l’idea: la ragazzina comincia a frequentare anche lei la scuola superiore di Scampia, sostituendosi ad un’altra ragazza, che a scuola non mette mai piede. E non per qualche giorno: la vicenda, riportano i media, andava avanti da quasi due mesi, dall’inizio della scuola. Nessuno se ne sarebbe accorto. Tranne, naturalmente, gli altri alunni, complici silenziosi.
Chissà cosa passava per la testa a questa quattordicenne, cosa credeva di fare, come si sentiva protagonista in una vicenda più grande di lei, un amore da far andare avanti, un’avventura rischiosa, da adulta, con l’incoscienza dei 14 anni… Tutto è finito quando la preside l’ha convocata per un fatto di indisciplina che le è valso una sospensione: prima lei ha fornito false generalità – bisogna pur continuare la recita – poi è crollata quando la preside ha telefonato a casa della vera ragazzina assenteista, scoprendo che quella che aveva davanti era un’altra persona. A questo punto è intervenuta anche la polizia.
Viene da chiedersi: e i genitori della ragazzina innamorata? Possibile che non si siano accorti di niente? Non sappiamo nulla della situazione familiare, tuttavia, a pensarci bene, non è stranissimo che gli adulti si accorgano poco di quello che fanno i loro figli: spesso i ragazzi, soprattutto nell’età dell’adolescenza, come la nostra studentessa, sono un mondo “a parte”, difficile da decifrare, fatti più di silenzi che di parole, in casa, con i genitori e “i grandi” in generale. Porte chiuse, musica a palla, il gruppo… Tante volte ai genitori – quando chiedono e sono presenti, e non succede sempre – bastano poche rassicurazioni. Non si va oltre.
E allora in questo caso ci ha pensato la scuola, che forse poteva anche arrivare prima (si saranno chiesti, nell’istituto di Secondigliano, dov’era finita la loro alunna?) ma che comunque è arrivata. E che adesso cercherà – probabilmente (non di rado proprio la scuola è l’ultimo presidio sul territorio che può avviare, promuovere e sostenere dinamiche educative) – di fare un passo in più, insieme alle famiglie e ai ragazzi coinvolti: recuperare il senso dell’accaduto, aiutare a prendere consapevolezza, “ridimensionare” un volo fantastico che rischia di farsi male nell’atterraggio sulla terra di tutti i giorni. Insomma, trasformare una “disavventura” in occasione di crescita, risvegliando le responsabilità di tutte le persone coinvolte.