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Misure alternative alla detenzione ed emergenza carceraria

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolto Venerdì 16 Novembre, presso la facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche sita in Via Mare, a Porto D’Ascoli, un convegno dal titolo “Misure alternative alla detenzione ed emergenza carceraria“, promosso dal Rotary Club San Benedetto del Tronto Nord, che ha visto la partecipazione di autorevoli personalità, con relazioni dell’ On.le Avv. Alberto Simeone, autore della cosiddetta Legge Simeone, del Dott. Filippo Scapellato, magistrato di sorveglianza di Macerata, del prof. Italo Tanoni, ombudsman delle Marche, della dott.ssa Lucia di Feliciantonio, direttrice del carcere di Ascoli Piceno, e di Teresa Valiani, giornalista direttrice del giornale del carcere di Ascoli Piceno “Io e Caino”.

Gli interventi hanno tracciato il percorso delle misure alternative alla detenzione nel corso della storia del nostro Paese, sottolineando come possano essere messe al servizio del principio alla base del sistema carcerario italiano: la rieducazione e il reinserimento del detenuto nella società. Tali misure, nello specifico sono: affidamento a servizi sociali o speciali, detenzione domiciliare e forme di semi-libertà. Lo sforzo culturale che deve essere compiuto al momento è ancora quello di sviluppare una sensibilità che permetta di comprendere come le misure alternative, lungi dall’incrinare la sicurezza pubblica, la favoriscano, diminuendo significativamente l’incidenza della recidiva. Quella delle misure alternative è inoltre una necessità vera e propria se si guardano alle condizioni delle carceri italiane, le strutture delle quali si dimostrano inadatte ad ospitare i detenuti e nelle quali comunque il sovraffollamento ha raggiunto livelli critici, anche superiori al 100% della capienza delle strutture.

Una grande importanza in vista del reinserimento rivestono anche le attività all’interno del carcere, che permettono di occupare il tempo in maniera produttiva, lavorando sullo sviluppo della propria persona e svolgendo attività di sevizio alla comunità interna al carcere o anche all’esterno di esso. Si tratta quindi di attività relative a lavoro, istruzione e sport, che aiutino il detenuto a percepire se stesso non come “detenuto e basta”, ma come persona umana che sta affrontando le conseguenze di un suo errore. Favorire la crescita di responsabilità significa anche qui diminuire significativamente le possibilità di recidiva. Gli ambienti di servizio e lavoro nelle quali i detenuti vengono a trovarsi forniscono anche un’occasione di osservazione unica, poiché in essi hanno modo di emergere in maniera più vera i cambiamenti che hanno origine nell’individuo durante il percorso di rieducazione. La presenza di queste attività all’interno dei carceri è tutt’altro che scontata al momento attuale: esse in alcuni casi mancano del tutto, come insufficiente è la presenza di figure quali gli educatori, che dovrebbero invece rivestire un ruolo di primaria importanza.

Nella scia dell’interesse e del sostegno per la persona umana, si inseriscono le numerose iniziative del carcere di Ascoli Piceno, che spaziano da corsi scolastici ad attività artistiche e possibilità lavorative. Le Giornate Ecologiche rappresentano non solo un’opportunità di mettersi al servizio ma anche un momento di incontro con realtà professionali che possono, come di fatto è successo, far nascere successive collaborazioni. Nelle varie attività si creano inoltre legami di amicizia e rispetto, che contribuiscono a dar valore alla fiducia riposta nei detenuti. Fondamentale inoltre, se si vuole restituire alla società una persona più rispettosa delle regole e degli altri, è il contatto con realtà umane, di tipi e provenienze diverse, perché in questo contatto il detenuto ha un’insostituibile possibilità di confronto e di crescita.

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Simone Caffarini: