SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Mercoledi 21 novembre 2012 alle ore 11,30 presso l’Istituto Professionale di Stato (IPSIA) Nicola Gratteri e Antonio Nicaso presenteranno il libro “Dire e non dire”. Interviene l’Avvocato Roberts Alessandrini, coordina e organizza Mimmo Minuto della libreria “la Bibliofila”.
Nicola Gratteri è uno dei magistrati più esposti nella lotta alla ‘ndrangheta. Ha indagato sulla strage di Duisburg e sulle rotte internazionali del narcotraffico. Insieme ad Antonio Nicaso ha scritto Fratelli di sangue(2009), La malapianta (2010), La giustizia è una cosa seria (2011) e La mafia fa schifo (2011), tutti pubblicati da Mondadori .
Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, è uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta nel mondo. Ha scritto venti libri, tra cui alcuni best seller internazionali.Il libro
Non sanno di essere intercettati e parlano a ruota libera.
Di affari, di voti, di chi si è comportato “da stracristiano” e di chi invece non “ha abbassato la testa”. Parlano, gli uomini della ‘ndrangheta, ma non dicono tutto. Fanno lunghe pause, e dietro quelle frasi lasciate a metà si nasconde la ferocia della strategia criminale e il rispetto di un preciso codice di comportamento.
E anche oggi che la vecchia ‘ndrangheta dei capibastone è diventata una multinazionale del crimine con ramificazioni in tutto il mondo, insospettabili contiguità con la politica e l’imprenditoria, un giro di affari miliardario, per gli affiliati la ‘ndrangheta è “la più bella cosa perché ha le più belle regole”: ha rituali, precetti, norme, principi.
“Noi dobbiamo mantenerli certi valori, dobbiamo essere, come eravamo una volta, quello che ci hanno insegnato i nostri antenati” dice un boss calabrese. Anche i comandamenti restano quelli inequivocabili che si trovano nei codici della picciotteria: “non si sgarra e non si scampana”, “chi tradisce brucerà come un santino “, “la famiglia è sacra e inviolabile”.
Persino la penetrazione nelle ricche regioni del Nord non ha mutato gli equilibri di un’organizzazione al tempo stesso globale e locale: i clan diversificano gli investimenti, riciclano montagne di denaro e aprono ristoranti in pieno centro a Milano, eppure, come dice un altro boss alludendo alla Calabria, “la forza è là, la mamma è là”, le radici della ‘ndrangheta sono ben salde fra i boschi e i paesi aggrappati ai dirupi dell’Aspromonte.
Sulla base di una vasta mole di fonti documentarie – intercettazioni, “pizzini”, verbali di atti giudiziari, sentenze (dal 1860 a oggi) – Nicola Gratteri e Antonio Nicaso raccontano in queste pagine l’universo criminale della mafia calabrese in modo assolutamente inedito, dal suo interno, a partire dalle conversazioni, dai racconti e dalle riflessioni di chi alla
‘ndrangheta ha scelto di appartenere.
Un libro fondamentale perché per combattere questo cancro occorre conoscerne a fondo non solo le strutture organizzative ma anche i miti e le parole che lo alimentano, smascherando una volta per tutte la falsa retorica dell’onore e la cultura omertosa che lega il silenzio all’obbedienza. Nella ‘ndrangheta infatti non ci può essere alcuna giustizia, ci sono solo violenza e paura come mezzi per conquistare denaro e potere.
Non sanno di essere intercettati e parlano a ruota libera.
Di affari, di voti, di chi si è comportato “da stracristiano” e di chi invece non “ha abbassato la testa”. Parlano, gli uomini della ‘ndrangheta, ma non dicono tutto. Fanno lunghe pause, e dietro quelle frasi lasciate a metà si nasconde la ferocia della strategia criminale e il rispetto di un preciso codice di comportamento.
E anche oggi che la vecchia ‘ndrangheta dei capibastone è diventata una multinazionale del crimine con ramificazioni in tutto il mondo, insospettabili contiguità con la politica e l’imprenditoria, un giro di affari miliardario, per gli affiliati la ‘ndrangheta è “la più bella cosa perché ha le più belle regole”: ha rituali, precetti, norme, principi.
“Noi dobbiamo mantenerli certi valori, dobbiamo essere, come eravamo una volta, quello che ci hanno insegnato i nostri antenati” dice un boss calabrese. Anche i comandamenti restano quelli inequivocabili che si trovano nei codici della picciotteria: “non si sgarra e non si scampana”, “chi tradisce brucerà come un santino “, “la famiglia è sacra e inviolabile”.
Persino la penetrazione nelle ricche regioni del Nord non ha mutato gli equilibri di un’organizzazione al tempo stesso globale e locale: i clan diversificano gli investimenti, riciclano montagne di denaro e aprono ristoranti in pieno centro a Milano, eppure, come dice un altro boss alludendo alla Calabria, “la forza è là, la mamma è là”, le radici della ‘ndrangheta sono ben salde fra i boschi e i paesi aggrappati ai dirupi dell’Aspromonte.
Sulla base di una vasta mole di fonti documentarie – intercettazioni, “pizzini”, verbali di atti giudiziari, sentenze (dal 1860 a oggi) – Nicola Gratteri e Antonio Nicaso raccontano in queste pagine l’universo criminale della mafia calabrese in modo assolutamente inedito, dal suo interno, a partire dalle conversazioni, dai racconti e dalle riflessioni di chi alla
‘ndrangheta ha scelto di appartenere.
Un libro fondamentale perché per combattere questo cancro occorre conoscerne a fondo non solo le strutture organizzative ma anche i miti e le parole che lo alimentano, smascherando una volta per tutte la falsa retorica dell’onore e la cultura omertosa che lega il silenzio all’obbedienza. Nella ‘ndrangheta infatti non ci può essere alcuna giustizia, ci sono solo violenza e paura come mezzi per conquistare denaro e potere.
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