Seguo ormai da tempo con apprensione e attenzione le vicende di questa nostra terra ferita e umiliata dai problemi dell’ambiente, del lavoro e dall’intricato dedalo di interessi, omissioni, problemi morali e giudiziari. A questa bufera si sono aggiunti gli eventi atmosferici della giornata odierna che hanno gettato negli occhi e nel cuore di ciascuno di noi un senso di terrore, di disorientamento, di impotenza che vanno ad aggravare le emergenze della nostra comunità.
In silenzio voglio farmi prossimo e pellegrino in quelle famiglie che stanno vivendo l’incubo dei loro parenti dispersi. Così come auguro una pronta guarigione ai feriti, specie ai bambini.
Alla comunità cittadina di Statte, colpita da ingenti danni, va il mio sostegno e il mio incoraggiamento. La cittadina è stata gravemente danneggiata; anche la chiesa matrice e la canonica, insieme a molte altre case.
La solidarietà del vescovo è la solidarietà di tutta Chiesa di Taranto, e mentre prego per tutti chiedo alle parrocchie, alle comunità religiose, alle associazioni, a tutti i cattolici, di moltiplicare i momenti di preghiera e, appena avremo un quadro più completo dei danni, di mettere in atto gesti concreti di solidarietà.
Tutte queste circostanze ci sono date per convertirci; per essere più solidali, più rispettosi della natura, dell’ambiente, della salute e di una vita sobria. Il Signore non ci abbandona e vuole che attraverso le prove possiamo essere più uniti e meno individualisti.
Anche il Capo dello Stato e il primo ministro si occuperanno della nostra Terra; è un segno positivo e aspettiamo un decreto giusto che salvaguardi la vita, la salute e il lavoro.
Da molte parti della Puglia e dell’Italia mi hanno chiamato manifestando solidarietà e vicinanza. A tutti dico che siamo provati, ma non distrutti perché ci sostiene l’abbraccio di Cristo e la collaborazione di tante persone di buona volontà. Ciò che in questo momento è più importante è che non venga meno il lume della speranza e che anzi, presto, prenda sempre più vigore e dia luce e calore a ciascuno di noi, specie agli ammalati e agli operai.