ITALIA – L’Italia è il primo Paese in Europa, e il terzo nel mondo dopo Stati Uniti e Giappone, più afflitto dal gioco d’azzardo. Ed è il primo mercato nel mondo del “Gratta e vinci”. Un record poco lusinghiero, con un fatturato che si aggira intorno agli 80 miliardi di euro nel 2011, destinato ad aumentare nel 2012 (tra gli 88 e i 94 miliardi di euro). Un Paese dove si spendono dai 1.703 ai 1.890 euro pro capite l’anno, con 500-800.000 giocatori patologici e 2 milioni di persone a rischio. Un costo per la società che va dai 5,5 ai i 6,6 miliardi di euro l’anno, anziché un guadagno per lo Stato, come si pensa. Se il giro di affari cresce con un aumento di fatturato del 400%, diminuiscono invece le entrate dell’erario, ferme all’8,4% del fatturato. Al contrario, sono le mafie a guadagnarci, con 15 miliardi di euro di fatturato stimato del gioco illegale nel 2012 e 49 clan malavitosi (Casalesi, Bidognetti, De Stefano, Santapaola, Condello, Lo Piccolo, Schiavone) coinvolti. È quanto emerge dai dossier della campagna “Mettiamoci in gioco” (promossa da numerose associazioni, tra cui Acli, Adusbef, Anci, Arci, Auser, Cnca, Fondazione Pime, Gruppo Abele, ecc.) e di Libera “Azzardopoli 2.0”, presentati oggi a Roma al Senato della Repubblica.
Nel mondo 417 miliardi di euro di fatturato. Nel 2011 il mercato mondiale del gioco d’azzardo ha raccolto 417 miliardi di euro, di cui il 29% in Europa. “L’Italia – ha detto Matteo Iori, del Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo (Conagga) – con 18,4 miliardi di euro, rappresenta oltre il 15% del mercato europeo del gioco e oltre il 4,4% del mercato mondiale”. Pur rappresentando solo l’1% della popolazione mondiale, ha il 23% del mercato mondiale del gioco on line. “La collettività deve sostenere grossi costi sociali – ha affermato don Armando Zappolini, della Campagna ‘Mettiamoci in gioco’ – a causa di problemi di dipendenza, difficoltà economiche personali e familiari, ricorso all’usura e infiltrazioni criminali”. “Per ogni euro guadagnato legalmente tramite il gioco d’azzardo”, ha precisato Daniele Poto, di Libera, “almeno 7/8 euro sono guadagnati dalla criminalità organizzata”.
400 mila slot machine, 120 mila addetti. Il settore dei giochi in Italia mobilita il 4% del Pil nazionale con cifre record, impegnando circa 120 mila addetti e muovendo gli affari di 5.000 aziende grandi e piccole, 13 concessionarie di giochi, più l’occulta criminalità organizzata. Il territorio è disseminato di circa 400 mila slot machine a fronte di una media europea di 21 mila ogni Paese. La somma maggiore viene giocata nelle slot machine e nelle videolottery (55,6% del fatturato), seguono i giochi on line (16,3%), poi i “Gratta e vinci” (11,4%), il lotto (7,2%), le scommesse sportive (4,2%), il superenalotto (2,2%), infine il bingo e le scommesse ippiche.
Un appello alle istituzioni. La campagna si rivolge prima di tutto alle istituzioni e ai partiti affinché intervengano in modo molto più incisivo in materia di gioco d’azzardo, ponendo al primo posto la tutela della salute del cittadino. “Le istituzioni devono essere coinvolte maggiormente – ha esortato Gabriella Stramaccioni, di Libera – perché le mafie e l’usura intorno al gioco d’azzardo sono una vera emergenza. Siamo sconcertati da quanto poco siamo riusciti a incidere finora in termini legislativi ed educativi. Per fortuna tanti sindaci e gestori di bar si sono messi in gioco: non accettano le macchinette e rifiutano di essere complici”. Stramaccioni ha ricordato l’enormità dei tassi usurai di chi s’indebita al gioco, “senza accorgersi di essere finiti nel giro dei grandi clan mafiosi: si va dal 240% in Puglia e Calabria fino al 400% a Firenze al 500% a Milano”. Anche i Comuni italiani, ha aggiunto Ilaria Busetti, dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), “si sono resi conto dei danni e del costo sociale del gioco d’azzardo. Il ruolo dei Comuni dev’essere quello della prevenzione, anche sanzionando i locali”. La campagna chiede che il tema sia messo al più presto in agenda, fin dall’inizio della prossima legislatura. Invita poi il mondo dell’università e della ricerca a “realizzare insieme indagini più estese e accurate”. Tutto ciò sarà possibile con un forte coinvolgimento dell’opinione pubblica, che non ha ancora chiare le implicazioni e i rischi della diffusione del gioco d’azzardo.