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Nuovo Vescovo, un’attesa tranquilla e serena

Dal settimanale Diocesano n. 41

DIOCESI – Che Alonso e la sua Ferrari, per pochi punti, non siano riusciti a vincere il campionato mondiale, ci hanno lasciato l’amaro in bocca, è comprensibile, ma continuare ad usare termini quali in pole per trattare di argomenti ben diversi da una competizione sportiva da parte di alcuni giornalisti, mi sembra esagerato.
Un po’ meno forse di quotazioni, visto che dal mattina alla sera dalla Borsa ci vediamo soppesati in una confusione sempre più crescente.
Ma su una curiosa, serena e tranquilla attesa di un nuovo Pastore a guida della nostra Diocesi, non esageriamo, anche perché volendo scrivere di ciò che non si conosce si potrebbe scivolare su apprezzamenti o suggerimenti che vanno molto al di là della propria competenza e risultare, pertanto,equivoci ed offensivi, quanto meno indelicati.
Tranne che, come dicevano i nostri bravi maestri, non sia farina del proprio sacco. Spero si sappia quello che si scrive.
Ogni volta che leggo la smania di arrivare primi sull’argomento del nuovo Vescovo, mi torna in mente quella splendida locuzione latina, riportata da Plinio il Vecchio, che il famoso artista Apelle rivolse ad un ciabattino che stava criticando una sua opera: “Sutor, ne ultra crepidam (Ciabattino, non [andare] oltre le scarpe), ad indicare che occorre esporre solo quello di cui si ha conoscenza certa. Altrimenti si corre il rischio di inficiare tutto quanto si scrive, facendo perdere credibilità.
Poco si scrive, ad esempio, del fatto che in molte parrocchie e specialmente in molte famiglie si prega perché il naturale passaggio tra il vecchio e il nuovo avvenga secondo il volere e il progetto del Signore.
In molti si avverte il rammarico filiale di un distacco che certamente non è piacevole e un’incertezza per il nuovo.
È nella storia dell’uomo. Ed è per questo che, come per tanti altri avvenimenti, il cristiano si aggrappa alla preghiera. L’attesa con le fiaccole accese è la vera pole del cristiano.
Uniamo, a questa, quella dell’Avvento in cui siamo entrati.

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