Il vero grande avvenimento. Nel Vangelo odierno di san Luca, viene presentato Giovanni Battista, “con caratteristiche diverse dagli altri evangelisti”. In realtà, “tutti e quattro i Vangeli mettono all’inizio dell’attività di Gesù la figura di Giovanni Battista e lo presentano come il suo precursore”, ma “san Luca ha spostato indietro la connessione tra le due figure e le loro rispettive missioni” perché “già nel concepimento e nella nascita, Gesù e Giovanni sono messi in rapporto tra loro”. Questa impostazione “aiuta a comprendere che Giovanni, in quanto figlio di Zaccaria ed Elisabetta, entrambi di famiglie sacerdotali, non solo è l’ultimo dei profeti, ma rappresenta anche l’intero sacerdozio dell’Antica Alleanza e perciò prepara gli uomini al culto spirituale della Nuova Alleanza, inaugurato da Gesù”. Luca inoltre “sfata ogni lettura mitica che spesso si fa dei Vangeli e colloca storicamente la vita del Battista”. All’interno di questo quadro storico, ha fatto notare il Papa, “si colloca il vero grande avvenimento, la nascita di Cristo, che i contemporanei non noteranno neppure. Per Dio i grandi della storia fanno da cornice ai piccoli!”.
La voce e la parola. “Giovanni Battista – ha ricordato il Pontefice – si definisce come la ‘voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri’. La voce proclama la parola, ma in questo caso la Parola di Dio precede, in quanto è essa stessa a scendere su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto”. Egli quindi ha “un grande ruolo, ma sempre in funzione di Cristo”. Il Santo Padre ha ripreso un commento di sant’Agostino: “Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: ‘In principio era il Verbo’. Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l’udito, ma non edifica il cuore”. “A noi – ha chiarito Benedetto XVI – il compito di dare oggi ascolto a quella voce per concedere spazio e accoglienza nel cuore a Gesù, Parola che ci salva”. In questo Tempo di Avvento, è stato l’invito, “prepariamoci a vedere, con gli occhi della fede, nell’umile Grotta di Betlemme, la salvezza di Dio. Nella società dei consumi, in cui si è tentati di cercare la gioia nelle cose, il Battista ci insegna a vivere in maniera essenziale, affinché il Natale sia vissuto non solo come una festa esteriore, ma come la festa del Figlio di Dio che è venuto a portare agli uomini la pace, la vita e la gioia vera”. Il Papa ha, quindi, affidato alla “materna intercessione di Maria, Vergine dell’Avvento”, “il nostro cammino incontro al Signore che viene, per essere pronti ad accogliere, nel cuore e in tutta la vita, l’Emmanuele, il Dio-con-noi”.
Accogliere i migranti. Dopo l’Angelus, nei saluti in varie lingue, in francese il Pontefice ha affermato: “L’Avvento ci invita ad andare incontro al Signore, e dunque a metterci in cammino. Questa realtà è ben familiare alle persone costrette a lasciare i loro territori, per vari motivi, tra cui le guerre o la povertà. I migranti conoscono la precarietà e incontrano di solito poca comprensione”. Di qui l’auspicio: “Possano dunque essere accolti e avere una vita degna! In questo tempo di preparazione del Natale, facciamo in modo che una solidarietà fraterna e gioiosa venga in aiuto ai loro bisogni e sostenga la loro speranza! Non dimentichiamo mai che ogni cristiano è in cammino verso la sua vera patria: il cielo. Il Cristo è l’unica via! Che la Vergine Maria, che ha conosciuto viaggi ed esilio, accompagni il nostro percorso!”. In tedesco ha rammentato che “anche noi siamo invitati ad accogliere sempre nuovamente il dono del perdono di Dio e a diventare uomini nuovi. Il sacramento della riconciliazione è un’occasione speciale di incontro con il Dio misericordioso”. In spagnolo, ha sostenuto: “Che la Santissima Vergine, che seppe dare il suo ‘sì’ incondizionato al Signore, ci aiuti a ratificare ogni giorno le nostre promesse battesimali, affinché, per i frutti delle buone opere, siamo testimoni di fronte al mondo della grazia di Dio che opera in noi”. In polacco il Santo Padre ha detto: “sono molti coloro che non credono. Come san Giovanni cerchiamo di essere per loro, nell’Anno della Fede, i messaggeri del Vangelo e i testimoni fedeli di Cristo”.
In italiano, il Papa ha rivolto un saluto ai partecipanti al congresso dell’Unione giuristi cattolici, accompagnati dal card. Francesco Coccopalmerio.