Quanti gruppi scout si contano al momento nella zona?
Per quanto riguarda Grottammare, sono presenti tre gruppi: il gruppo Grottammare 1 legato alla parrocchia San Pio V, Grottammare 2, che appartiene alla Gran Madre di Dio e Grottammare 3, della parrocchia di San Martino.
Qual è la composizione del vostro gruppo?
Grottammare 1 comprende circa 130 ragazzi e 30 capi scout. Abbiamo 18 Castorini, cioè bambini dai 5 ai 7 anni di età; 29 lupetti, bambini dagli 8 agli 11 anni; 18 Coccinelle, bambine della stessa fascia d’età; quaranta tra Esploratori e Guide, che sono ragazzi/e dagli 11 ai 15 anni e 19 Rover e Scolte, ragazzi/e dai 16 ai 21 anni. I capi invece fanno parte della comunità capi dove si preparano e si programmano tutte le varie attività/esperienze per i ragazzi . Ogni gruppo di ragazzi ha poi uno staff di capi che garantiscono e portano avanti un proprio programma annuale ispirato ai principi del nostro fondatore B.P. Nell’AGESCI si attua da sempre la diarchia dei ruoli e quindi le responsabilità di ogni gruppo sono prese insieme da due capi di sesso diverso. Infatti anche il nostro gruppo è guidato oltre che dal sottoscritto anche da Valentina Rossi.
A quali principi vi ispirate? A cosa dovrebbe tendere la vita di uno scout?
Gli scout dedicano molta attenzione alla cura della crescita di ogni ragazzo in ogni sua forma soprattutto personale incentrata nei valori cristiani e umani nel rispetto delle regole della vita stessa. I ragazzi vengono educati e preparati nello spirito scout che si caratterizza nella vita all’ aperto e nel servizio verso gli altri. Infatti ogni ragazzo vive le varie esperienze e attività come uscite e campi estivi nello spirito di crescere il proprio bagaglio personale.
Da non dimenticare poi la dimensione comunitaria che nello scoutismo è forte e che lo stesso ragazzo affronta imparando dagli altri regole, impegni, esperienze che sicuramente nella vita saranno fondamentali e importanti.
Ritornando ai valori diciamo che quello del servizio è forse il valore più importante per uno scout. Ogni ragazzo dal più piccolo al più grande cresce imparando il significato del servire mettendolo poi in pratica all’interno del gruppo e del piccolo gruppo , seguendo il principio fondamentale degli scout che il più grande aiuta il più piccolo. Il servizio poi quello rivolto all’ esterno viene svolto dai più grandi a partire dai ragazzi del clan e dai stessi capi, i quali si impegnano in attività di aiuto concreto nell’ ambito sociale, parrocchiale, cittadino, nazionale e internazionale. Il nostro gruppo infatti oltre al servizio in parrocchia con l’ animazione della messa del sabato presta servizio ai vari centri di servizio e a tutte le forme di aiuto che le varie associazioni ci richiedono. Per quanto riguarda poi il servizio nazionale/internazionale il nostro gruppo ha fatto servizio quando ci è stato richiesto nelle terre del terremoto dell’ Aquila/Serravalle e in Serbia per un servizio presso un orfanotrofio di bambini abbandonati dalla guerra.
Dunque il senso della “partenza” scout è legato a questo valore?
Quello della partenza è forse il momento più bello della vita di uno ragazzo/e scout, il momento conclusivo del cammino scout nel gruppo perché è ormai diventato grande ed è in grado di camminare con le proprie gambe. E’ prevista una cerimonia molto significativa dove vengono ripercorse tutte le varie tappe di crescita, dove poi il ragazzo” partente “ legge una lettera di ringraziamento a conclusione della propria esperienza di vita scout nel gruppo. Certo, quando si prende la partenza si dovrebbe essere diventati dei bravi cittadini, dei cristiani con una forte e salda fede in Cristo e pronti al servizio associativo o ex- associativo e cioè ad un servizio proiettato verso l’ esterno. E’ questa la sfida piu’ bella che un ragazzo dopo tanti anni di scoutismo deve affrontare verso la comunità scout e la società. Certo non tutti saranno pronti a questa finalità bella e impegnativa che lo scoutismo ci chiede ma pensiamo che questa esperienza di vita possa aiutarli a capire i veri valori della vita per dare un senso alla propria esistenza.
Se la decisione di diventare capo scout è una sfida, che cosa spinge le persone come te a prenderla?
Sicuramente la voglia di fare qualcosa per i ragazzi, secondo i valori cristiani e alla propria vocazione di capo educatore.
Nell’essere un punto di riferimento per i più piccoli gioca un ruolo importante il “linguaggio fantastico”, che, nelle intenzioni originarie, doveva permettere ai piccoli di fidarsi di più degli adulti, guardandoli con rispetto in quanto “capi branco”, invece che con diffidenza come educatori. Credi che questo funzioni?
Funziona davvero. Un lupetto impara a vivere nel mondo fantastico della giungla. Infatti il Lupetto è immerso in questo bellissimo mondo fantastico . Tutto il loro mondo entrati nella tana diventa il mondo fantastico, dai capi scout che hanno i vari nomi dei personaggi del libro della giungla, dai gesti, urli canti e cerimonie. Poi non possiamo dimenticare anche il posto delle attività sempre curato e colorato pieno di tanti disegni che ricostruiscono fedelmente il mondo della giungla. E’ questa la vera forza del capo e del ragazzo stesso che tramite il gioco e il racconto fantastico si impara tante cose per fare del proprio meglio.
I genitori lasciano volentieri partire con voi i loro figli? Si fidano di voi? Quanto sanno di quello che i loro ragazzi fanno negli scout?
Il rapporto con i genitori è ottimo e dobbiamo dire che si fidano molto di noi capi e di quello che facciamo.
Sicuramente non mi sono chiesto mai il perché più di tanto ma penso sia perché il nostro gruppo ha alle spalle 33 anni di servizio e di storia parrocchiale e che di conseguenza molti capi sono conosciuti ma soprattutto penso perché traspare agli occhi dei genitori che ci mettiamo tanto amore nelle cose che facciamo dedicando molto del nostro tempo per dare sempre il meglio per i loro figli.
Certo per i genitori non sarà facile capire a pieno quello che lo scoutismo propone visto che è anche difficile ma noi capi nel nostro piccolo cerchiamo con delle riunioni o delle informali chiacchierate di approfondire e spiegare aspetti metodologici e di vita scout.
Come sono i rapporti tra il vostro gruppo e la parrocchia? Collaborate e ricevete collaborazione oppure fate fatica?
Il rapporto con la nostra parrocchia è ottimo, il nostro parroco è sempre presente innanzitutto con la preghiera costante e poi di aiuto personale nella comunità capi e nelle varie attività di branca. Poi non possiamo dimenticare anche tutto l’ aiuto che ci dona nel sostentamento delle varie strutture che ci mette a disposizione da sempre per i ragazzi come la nostra bellissima sede con tutti gli spazi interni ed esterni oltre ai pulmini per i trasporti e al nostro scout park dove possiamo sviluppare tutte le nostre attività.
Credi che le nuove tecnologie, che hanno oggi un ruolo importante nella realtà dei ragazzi, abbiano in qualche modo cambiato il loro approccio allo scoutismo?
Certamente ha cambiato un po’ la vita di tutti e quindi anche a noi scout e non necessariamente in meglio. Sicuramente ha migliorato la comunicazione tra noi e fatto crescere di livello di alcune attività che proponiamo ai ragazzi ma dobbiamo dire pure che molti strumenti tecnologici vedi cellulari distraggono e non poco i ragazzi nelle varie attività. La nostra regola è quella di tenere spenti i cellulari durante gli incontri settimanali del sabato e di lasciarli a casa quando si parte per i campi o per qualche esperienza significativa ma non tutti ci riescono o meglio non riescono ad apprezzare che si puo’ vivere anche senza tutta questa tecnologia.
Noi scout non siamo contro la tecnologia ma vorremmo far vivere appieno le varie esperienza che gli proponiamo, liberi da tutte le forme di distrazioni e schiavitù/mode che la nostra società ci propone .
Certo oggi fare scoutismo è più difficile di venti anni fa’ ma pensiamo che i valori dello scoutismo e cioè vita all’ aperto e ….. siano ancora importanti per la crescita di un ragazzo.
E’ questa è la nuova sfida che ogni capo scout deve affrontare oggi più che mai.
Ma se 130 ragazzi continuano a venire agli scout, significa che stare in casa davanti a uno schermo non è loro sufficiente, che sono quanto meno curiosi dello stile di vita che proponete.
Questo è vero, i ragazzi sono continuamente in cerca di emozioni forti e vere. Non è scontato che si rivolgano a noi, specialmente nel mondo di oggi che propone numerose alternative anche contrarie ai nostri principi. Comunque cerchiamo nel nostro piccolo noi capi di essere sempre coerenti in quello che facciamo e in quello che siamo perché pensiamo che questi valori siano importanti per i ragazzi.
Qual è il tuo libro preferito?
È sicuramente “Il libro della Giungla” di Kipling visto che sono stato Akela per alcuni anni. Ma in tutti questi anni visto che ho fatto servizio nei vari gruppi ho letto anche antri sussidi che la nostra associazione ci propone perché un capo deve essere preparato in tutto quello che fa’.
Quindi non posso dimenticare certo la lettura del libro “ scoutismo per ragazzi “ e vari libri di tecnica scout oltre al libro “Sette punti neri” di Cristiana Ruschi Del Punta.
Progetti per il futuro?
Al momento come gruppo stiamo preparando un gruppo di capi per far aprire il nuovo gruppo scout a Monteprandone della parrocchia” Regina Pacis”. Sono già da due anni che con tanta gioia e disponibilità vengono nella nostra comunità capi per essere pronti ad affrontare da soli come gruppo tutti i ragazzi che il Nostro Signore gli affiderà. Comunque siamo certi che saranno in grado di svolgere gia’ forse dall’ anno prossimo questo nuovo servizio per la loro comunità parrocchiale.
Questo sarà per noi parlo come gruppo un’altra bella soddisfazione perché ci da’ modo di far crescere lo scoutismo in altre parrocchie e di aiutare nel servizio altre realtà ecclesiali che ne hanno bisogno.