VATICANO – Come spesso accade, le parole del Papa Benedetto XVI vengono stravolte e viene data una lettura diversa a quanto invece ha affermato.

Guardate questi titoli:
Corriere della Sera: Il Papa contro le nozze gay: offesa alla persona
Il Fatto quotidiano: Papa benedice promotrice legge che prevede pena di morte per gay in Uganda
Il Giornale: Il Papa: “I matrimoni tra gay? Una ferita a giustizia e pace”

E ce ne sarebbero altri da poter riprendere, ma ci fermiamo qui. Leggete adesso le parole di Benedetto XVI (testo integrale in *.pdf: clicca qui) “… Anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale.
Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa.
Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace.

Padre Lombardi che ha rilasciato un intervista a Radio Vaticana ha dichiarato “Anche questa volta è successo che un documento importante e molto ricco sia stato presentato da molte voci e testate italiane in modo del tutto parziale e travisato. E’ successo perché in un breve passaggio ritorna sulla visione del matrimonio fra un uomo e una donna, come profondamente diverso da forme radicalmente diverse di unione e afferma che ciò è riconoscibile dalla ragione umana e, insieme agli altri principi essenziali di una corretta visione della persona e della società, anzitutto la tutela della vita, va difeso se si vuol costruire la pace su solide basi e cercare con lungimiranza il bene della società umana. Com’è noto, è la visione che la Chiesa non si stanca di ribadire in un tempo in cui questo punto appare continuamente sotto attacco in molti Paesi. Non c’è da stupirsene. La reazione appare quindi scomposta e sproporzionata, fatta di grida più che di ragionamenti, quasi intesa a intimidire chi vuole sostenere liberamente tale visione nella pubblica arena.
Non solo, ma la reazione viene ad oscurare molti aspetti dello stesso Messaggio del Papa di straordinaria attualità e forza, che andrebbero invece meditati con grande attenzione e su cui è giusto richiamare l’attenzione. In tempi di dilagante disoccupazione, l’affermazione netta da parte del Papa del diritto al lavoro come essenziale per la dignità della persona umana suona come un grido di allarme, che chiede una riflessione molto più profonda e decisa sulla trasformazione dei “modelli di sviluppo” che ci hanno portato al punto in cui siamo e in cui sono assenti quei principi di fraternità, solidarietà, gratuità che devono garantire la dimensione veramente umana dell’ordine economico, sociale, politico. E il Papa ricorda anche con forza che il problema della crisi alimentare è assai più grave di quello della crisi finanziaria: la fame continua a imperversare nel mondo e ce ne dimentichiamo troppo facilmente. Troppa gente muore di fame. L’Enciclica “Caritas in veritate” di Papa Benedetto, e la famosa “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, di cui fra poco ricorre il cinquantesimo anniversario, già ci guidavano a impegnarci in queste direzioni.

In sostanza, il Messaggio dice cose urgenti e fondamentali per l’umanità di oggi, che non vanno dimenticate per il solo fatto che chiede di opporsi a una “equivalenza giuridica” fra il matrimonio fra un uomo e una donna e “forme radicalmente diverse di unione”. Invitiamo tutti a una lettura completa e obiettiva del documento”.

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