VATICANO – Benedetto XVI, nel messaggio, reso noto, per la 50ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebrerà il 21 aprile 2013 scrive che “in ogni momento, soprattutto in quelli più difficili, è sempre la fedeltà del Signore, autentica forza motrice della storia della salvezza, a far vibrare i cuori degli uomini e delle donne e a confermarli nella speranza di giungere un giorno alla ‘Terra promessa’”. La giornata avrà come tema “Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede”.
Non siamo mai soli. “Il fondamento sicuro di ogni speranza”, spiega il Papa, sta nel fatto che “Dio non ci lascia mai soli ed è fedele alla parola data. Avere speranza equivale a “confidare nel Dio fedele, che mantiene le promesse dell’alleanza. Fede e speranza sono pertanto strettamente unite”. La fedeltà di Dio alla quale affidarci con ferma speranza consiste “nel suo amore”, dice il Pontefice. E proprio “questo amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo, interpella la nostra esistenza, chiede una risposta su ciò che ciascuno vuole fare della propria vita, su quanto è disposto a mettere in gioco per realizzarla pienamente”. L’amore di Dio “segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge sempre coloro che si lasciano trovare”. Così “questo amore esigente, profondo, che va oltre la superficialità, ci dà coraggio, ci fa sperare nel cammino della vita e nel futuro, ci fa avere fiducia in noi stessi, nella storia e negli altri”.
Dare la precedenza a Gesù. “Come avvenne nel corso della sua esistenza terrena – ha sottolineato il Santo Padre -, anche oggi Gesù, il Risorto, passa lungo le strade della nostra vita, e ci vede immersi nelle nostre attività, con i nostri desideri e i nostri bisogni. Proprio nel quotidiano continua a rivolgerci la sua parola; ci chiama a realizzare la nostra vita con Lui, il solo capace di appagare la nostra sete di speranza”. Anche oggi “chiama a seguirlo. E questo appello può giungere in qualsiasi momento”. Per accogliere questo invito, “occorre non scegliere più da sé il proprio cammino. Seguirlo significa immergere la propria volontà nella volontà di Gesù, dargli davvero la precedenza, metterlo al primo posto rispetto a tutto ciò che fa parte della nostra vita: alla famiglia, al lavoro, agli interessi personali, a se stessi. Significa consegnare la propria vita a Lui, vivere con Lui in profonda intimità, entrare attraverso di Lui in comunione col Padre nello Spirito Santo e, di conseguenza, con i fratelli e le sorelle”. E “questa comunione di vita con Gesù il ‘luogo’ privilegiato dove sperimentare la speranza e dove la vita sarà libera e piena!”.
Vita di preghiera. Le vocazioni sacerdotali e religiose, ha spiegato Benedetto XVI, “nascono dall’esperienza dell’incontro personale con Cristo, dal dialogo sincero e confidente con Lui, per entrare nella sua volontà”. È necessario, quindi, “crescere nell’esperienza di fede, intesa come relazione profonda con Gesù, come ascolto interiore della sua voce, che risuona dentro di noi”. Questo itinerario, che “rende capaci di accogliere la chiamata di Dio”, può avvenire “all’interno di comunità cristiane che vivono un intenso clima di fede, una generosa testimonianza di adesione al Vangelo, una passione missionaria che induca al dono totale di sé per il Regno di Dio, alimentato dall’accostamento ai sacramenti, in particolare all’Eucaristia, e da una fervida vita di preghiera”. Infatti, “la preghiera costante e profonda fa crescere la fede della comunità cristiana, nella certezza sempre rinnovata che Dio mai abbandona il suo popolo e che lo sostiene suscitando vocazioni speciali, al sacerdozio e alla vita consacrata, perché siano segni di speranza per il mondo”.
Fiamme vive. I presbiteri e i religiosi “sono chiamati a donarsi in modo incondizionato al Popolo di Dio, in un servizio di amore al Vangelo e alla Chiesa, un servizio a quella salda speranza che solo l’apertura all’orizzonte di Dio può donare”. Pertanto essi, “con la testimonianza della loro fede e con il loro fervore apostolico”, possono trasmettere alle nuove generazioni “il vivo desiderio di rispondere generosamente e prontamente a Cristo che chiama a seguirlo più da vicino”. “Non manchino perciò – è la speranza del Papa – sacerdoti zelanti, che sappiano accompagnare i giovani quali ‘compagni di viaggio’” per “aiutarli a riconoscere, nel cammino a volte tortuoso e oscuro della vita, il Cristo” e “proporre loro, con coraggio evangelico, la bellezza del servizio a Dio, alla comunità cristiana, ai fratelli”. Il Pontefice auspica anche che i giovani, “in mezzo a tante proposte superficiali ed effimere”, “sappiano coltivare l’attrazione verso i valori, le mete alte, le scelte radicali, per un servizio agli altri sulle orme di Gesù”. Di qui l’invito: “Non abbiate paura di seguirlo e di percorrere le vie esigenti e coraggiose della carità e dell’impegno generoso! Così sarete felici di servire, sarete testimoni di quella gioia che il mondo non può dare, sarete fiamme vive di un amore infinito ed eterno”.
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