Di Enzo Gabrieli – direttore ”Parola di Vita” (Cosenza-Bisignano)
VATICANCO – All’infanzia del Salvatore è dedicato l’ultimo volume della trilogia su Gesù di Nazareth, curata dal nostro Papa.
Joseph Ratzinger ha lasciato alla fine del suo lavoro le pagine dedicate all’infanzia di Gesù, all’intimità della famiglia, ai momenti nei quali la fede nella Promessa si è incarnata nella storia concreta, nel “sì” di Maria, nel “sì” di Giuseppe.
Per provvidenziali vie il Signore ci ha fatto dono di poter visitare i luoghi dell’infanzia di papa Ratzinger. Ci siamo fatti pellegrini a Marktl am Inn, nella casa dove ha mosso i primi passi, dove mamma e papà gli hanno insegnato a camminare, dove gli hanno donato la vita, dove lo avranno sentito pronunciare le prime parole.
Abbiamo lavorato un po’ con la fantasia, un po’ ci siamo fatti aiutare dai ricordi che sono diventati una vera e propria mostra itinerante, per rivedere bambino colui che il Signore ci ha donato come Papa. Siamo stati nella sua chiesa parrocchiale dove ha ricevuto il dono della fede, abbiamo celebrato l’Eucaristia, rinnovato le nostre promesse battesimali davanti a quel fonte, provando a vedere il papà e la mamma di Joseph lì, a fargli dono della fede. E pensare che oggi lui stesso è chiamato a confermare i fratelli nello stesso “credo”.
Vogliamo pensare che il Papa scrivendo le pagine del suo libro, soprattutto quelle dedicate all’infanzia di Gesù, dove i Vangeli lasciano molti spazi vuoti e riassumono anni e vicende con poche ma significative parole, avrà chiuso gli occhi, avrà usato anche la fantasia e l’immaginazione per rivedere Gesù, bambino a Betlemme, ragazzetto a Nazareth, muoversi tra le mura domestiche, tra i vicoli della cittadina.
Avrà cercato di vedere i volti di Maria e Giuseppe, nella gioia o nell’apprensione, come i volti di tante madri che lasciano la loro casa, la loro terra e con in braccio i figli salgono su una barca di speranza. Avrà cercato di vedere (oltre le pagine della Sacra Scrittura) la fatica di Giuseppe per sostenere la sua famiglia, per custodirla con provvido amore, come fanno tanti padri oggi, assillati dalla crisi e dal poco lavoro. Avrà cercato d’intravedere, superando i confini del tempo e dello spazio, la solennità del Tempio nel giorno dell’offerta e della festa delle capanne, la povertà concreta della mangiatoia e i dinieghi alle porte la sera della Nascita di Gesù.
Come ha fatto il Papa, raccogliendo il frammento di un versetto, di una frase, che sembra dire poco o niente, lasciando a Dio un po’ di spazio per l’ispirazione e allo studio la capacità di penetrare la storia, si spalancano le finestre sul Mistero rivelato. È quello che accaduto un po’ anche a noi visitando la casa natale, la chiesa parrocchiale, il paese di papa Benedetto, aiutati da piccoli frammenti di ricordi, di foto e di racconti.
Per provvidenziali vie il Signore ci ha fatto dono di poter visitare i luoghi dell’infanzia di papa Ratzinger. Ci siamo fatti pellegrini a Marktl am Inn, nella casa dove ha mosso i primi passi, dove mamma e papà gli hanno insegnato a camminare, dove gli hanno donato la vita, dove lo avranno sentito pronunciare le prime parole.
Abbiamo lavorato un po’ con la fantasia, un po’ ci siamo fatti aiutare dai ricordi che sono diventati una vera e propria mostra itinerante, per rivedere bambino colui che il Signore ci ha donato come Papa. Siamo stati nella sua chiesa parrocchiale dove ha ricevuto il dono della fede, abbiamo celebrato l’Eucaristia, rinnovato le nostre promesse battesimali davanti a quel fonte, provando a vedere il papà e la mamma di Joseph lì, a fargli dono della fede. E pensare che oggi lui stesso è chiamato a confermare i fratelli nello stesso “credo”.
Vogliamo pensare che il Papa scrivendo le pagine del suo libro, soprattutto quelle dedicate all’infanzia di Gesù, dove i Vangeli lasciano molti spazi vuoti e riassumono anni e vicende con poche ma significative parole, avrà chiuso gli occhi, avrà usato anche la fantasia e l’immaginazione per rivedere Gesù, bambino a Betlemme, ragazzetto a Nazareth, muoversi tra le mura domestiche, tra i vicoli della cittadina.
Avrà cercato di vedere i volti di Maria e Giuseppe, nella gioia o nell’apprensione, come i volti di tante madri che lasciano la loro casa, la loro terra e con in braccio i figli salgono su una barca di speranza. Avrà cercato di vedere (oltre le pagine della Sacra Scrittura) la fatica di Giuseppe per sostenere la sua famiglia, per custodirla con provvido amore, come fanno tanti padri oggi, assillati dalla crisi e dal poco lavoro. Avrà cercato d’intravedere, superando i confini del tempo e dello spazio, la solennità del Tempio nel giorno dell’offerta e della festa delle capanne, la povertà concreta della mangiatoia e i dinieghi alle porte la sera della Nascita di Gesù.
Come ha fatto il Papa, raccogliendo il frammento di un versetto, di una frase, che sembra dire poco o niente, lasciando a Dio un po’ di spazio per l’ispirazione e allo studio la capacità di penetrare la storia, si spalancano le finestre sul Mistero rivelato. È quello che accaduto un po’ anche a noi visitando la casa natale, la chiesa parrocchiale, il paese di papa Benedetto, aiutati da piccoli frammenti di ricordi, di foto e di racconti.