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Terra Santa esserci per condividere

TERRA SANTA – Santuari affollati da Natale all’Epifania in Terra Santa. Da Nazaret a Gerusalemme, da Betlemme al sito del Battesimo di Gesù a Betania oltre il Giordano, è un pullulare di pellegrini provenienti da tutto il mondo. Canti e liturgie si susseguono ininterrottamente con una diversità di lingue e di suoni che raccontano, meglio che in qualunque altro luogo, l’universalità della Chiesa. Di questi moltissimi sono italiani, gruppi diocesani come nel caso di Fabriano e di Jesi, accompagnati dai loro vescovi, rispettivamente mons.Giancarlo Vecerrica e da mons. Gerardo Rocconi. Daniele Rocchi per il Sir li ha incontrati a Betlemme dove in questi giorni sono giunti anche i 150 pellegrini della Chiesa Ordinariato militare per l’Italia, guidati dall’arcivescovo castrense, mons. Vincenzo Pelvi. La loro presenza rafforza ulteriormente quello stretto legame che unisce la Chiesa italiana e la Terra Santa e che si nutre, oltre che di vicinanza spirituale, anche di costante solidarietà e attenzione ai bisogni delle piccole comunità cristiane locali.

Fabriano. “Il pellegrinaggio nei luoghi santi è per noi un appuntamento biennale che si rivolge in modo particolare ai giovani, anche lontani dalla Chiesa – spiega mons. Vecerrica – e permette loro di vivere una forte esperienza di fede. Quest’anno abbiamo anche la fortuna di condividere questo pellegrinaggio con i fedeli di una diocesi a noi vicina, quella di Jesi, guidata da mons. Rocconi”. Il viaggio in Terra Santa è stato preparato attraverso un percorso pastorale che, aggiunge il vescovo, “cerca di legare le esperienze diocesane con quelle della Chiesa universale: nel 2013, ad esempio, si celebrerà la Gmg di Rio de Janeiro e diversi nostri giovani che sono qui in Terra Santa saranno anche a Rio. Io credo che, nonostante la crisi che viviamo, nella nostra diocesi la situazione è molto critica, serve investire sui giovani ed anche la Chiesa deve farlo. Da queste iniziative, come pellegrinaggi e giornate mondiali, i giovani tornano più determinati, creativi e capaci di portare nelle loro realtà sociali una ventata di speranza e di impegno cristiano anche nella vita sociale e lavorativa”. C’è poi l’Anno della fede a dare ulteriori motivazioni a questi giorni in Terra Santa: Benedetto XVI nella lettera “Porta Fidei”, con cui indice l’Anno, raccomanda, tra le altre cose, di rafforzare la fede intensificando la testimonianza della carità. “L’incontro con due comunità religiose che hanno in cura persone disabili e bambini in difficoltà – afferma mons. Vecerrica – hanno proprio lo scopo di ravvivare la nostra testimonianza. C’è stata anche l’occasione per conoscere più da vicino la situazione in cui si trovano a vivere palestinesi ed israeliani a causa di un conflitto ultradecennale che non pochi problemi provoca alle piccole ma attive comunità cristiane locali. Per i giovani che sono qui in pellegrinaggio e per quelli che andranno a Rio, il messaggio è quello di essere missionari per i loro contemporanei. I giovani misurino la loro fede nel dialogo con gli altri: i giovani siano salvati dai giovani”.

Jesi. “Il pellegrinaggio che stiamo facendo in Terra Santa rappresenta un’opportunità per i nostri fedeli di vivere un momento forte di crescita spirituale in questo Anno della fede – conferma mons. Rocconi – e nei volti dei miei fedeli noto in questi giorni la gioia ed il gusto per questa esperienza. Le giornate corrono intense tra celebrazioni, visite ed incontri alle comunità locali che ci hanno raccontato le loro difficoltà giornaliere nel convivere con continue tensioni”. Tuttavia, nella complessità della situazione, precisa il vescovo, “si vedono prove di dialogo fornite da tanti nostri religiosi e laici che fondano scuole, danno vita ad iniziative che coinvolgono tutti, ebrei, cristiani e musulmani, israeliani e palestinesi, piccoli segnali che dicono che la gente di buona volontà esiste e si adopera per il bene di tutti. Bisogna sostenere queste attività ed i pellegrini hanno una grande responsabilità verso di loro. Per questo siamo chiamati a gesti concreti di solidarietà”. La Chiesa italiana in questo campo è chiamata a rafforzare ulteriormente i suoi legami con la Terra Santa: “Innanzitutto incrementando i pellegrinaggi – affermano mons. Vecerrica e mons. Rocconi -. Il pellegrinaggio, infatti, è il primo gesto da fare per venire incontro alle chiese di Terra Santa. Il pellegrinaggio crea comunione, solidarietà, accoglienza e sostegno materiale necessario ai cristiani locali affinché restino nei Luoghi santi”.

Per la Siria. Intanto a Betlemme i 150 pellegrini della Chiesa Ordinariato militare hanno trascorso un tempo di preghiera per accogliere il nuovo anno, rivolgendo un’intenzione per la Siria: “Siamo sconvolti da quanto sta accadendo in quel Paese – dice mons. Pelvi, arcivescovo ordinario militare – per questo 2013 vorrei chiedere la fine della violenza e delle armi e l’apertura di negoziati perché questa guerra civile non uccida la pace. I nostri militari si preparino a vivere la fine di questo 2012 e il 2013 con piccole rinunce, digiuni. Come comunità cristiana siamo chiamati a gesti concreti di vicinanza per mettere in circolo sentimenti di fiducia e di speranza in questi nostri fratelli molti dei quali sono rifugiati in Libano, Giordania, Turchia. Questi Paesi devono allo stesso modo avvertire l’appoggio della comunità internazionale nella loro azione di sostegno e di accoglienza dei profughi. Si mettano in cantiere iniziative solidali per il popolo siriano. La pace, quando si realizza, custodisce l’uomo”.