La festa dell’Epifania non conclude il tempo di Natale ma le vacanze si! I giorni liberi dagli impegni quotidiani della scuola o dell’università possono essere stati vissuti in tanti modi. Un gruppo di giovanissimi e giovani della parrocchia della SS. Annunziata ha accolto l’invito di vivere un’esperienza, forse un po’ diversa dalla solita gita/campo segnato dalla neve: l’esperienza di un campo di servizio di tre giorni, dal 3 al 5 gennaio, nella comunità di Casalina, a Deruta (PG). C’era già un legame esistente con la casa di accoglienza della Caritas diocesana di Perugia – Città della Pieve, infatti questa estate la comunità era stata già ospitata dalla parrocchia. Ora i giovani sono andati e hanno potuto vivere tre giorni condividendo i ritmi e il lavoro giornaliero con la comunità di Casalina. La comunità vive nei pressi di un Santuario Madonna del Bagno, del XVII secolo, la presenza della comunità ne garantisce anche l’apertura ai pellegrini. Ospita persone che hanno vissuto difficoltà nella vita e hanno trovato accoglienza e fiducia in chi, con generosità e amore, ha deciso di mettersi al servizio di questi fratelli.
Il gruppo della parrocchia, una ventina di giovani con il parroco e alcuni educatori, hanno vissuto una esperienza forte di condivisione e fraternità, nonché di lavoro anche fisico come lo spaccare la legna, oltre i lavori quotidiani di manutenzione della casa. Ma è l’incontro con le persone e la loro vita che ha lasciato un segno nei giovani che han saputo dire di si a questo invito.
Il racconto della sua personale esperienza di Cristian, 24 anni, esprime con sincerità e forza quanto sia stata significativa per la vita questa esperienza, perciò è bello poterlo condividere:
“Nonostante varie indecisioni e qualche impegno, ho deciso di accantonare tutto, sentivo che per più motivi, questa esperienza andava fatta, la sentivo, volevo farla anche come ricarica per l’anno nuovo. Appena arrivati alla comunità di Casalina, messo il primo piede a terra, mi sembrava di essere arrivato in un piccolo paradiso, tutto stupendo, tutto curato, e accolti davvero come persone conosciute da 10 anni, come veri amici. Dopo pranzo abbiamo dedicato a tavola un momento di condivisione, dove ci siamo presentati e abbiamo raccontato in breve la nostra vita, la nostra persona. E vi giuro, già, da quel primo incontro si vedeva la differenza nel voler raccontare, nell’essere aperti e mostrarsi senza nessuna vergogna, da parte dei ragazzi della comunità, che ci hanno fatto rimanere davvero a bocca aperta, per quanto riguarda me sicuramente.
Le giornate erano scandite dalla preghiera, dalla condivisione di tutti i nostri pensieri, e dal lavoro: gestire gli animali, tagliare e accatastare la legna. Durante queste fatiche, abbiamo spezzato il ghiaccio con i ragazzi e ci siamo conosciuti meglio. Che Grandi persone, vorrei che il mondo sia pieno di persone come loro e non il contrario. La vita di comunità è fatta di cose semplici, ma sono le cose semplici che insieme fanno grandi cose, grandi persone. Mi ha colpito il coraggio di questi ragazzi, il coraggio di ammettere le proprie debolezze, il coraggio di affidarsi agli altri, alle persone che ti vogliono bene e che vogliono il tuo bene. Io sono stato uno che ha sempre avuto grandissime difficoltà, nell’aprirsi, nell’esporsi davanti alle persone; beh per la prima volta in 24 anni di vita il coraggio ha finalmente preso il sopravvento su tutti i pensieri, su tutte le domande. Sono riuscito davanti a tutte le persone presenti, a mostrarmi per quello che sono, a dire come sono, sono riuscito per la prima volta a fare un discorso non con la testa, ma con il cuore aperto, senza nessuna corazza. Sembra mi sia tolto come un macigno, sono uscito con un’altra testa, sono uscito con un modo diverso di ragionare, sono uscito con un modo diverso di affrontare tutte le cose, tutte le situazioni, posso dire che veramente sono stati i 3 giorni più significativi della mia vita.”
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