Una fotografia dei giovani italiani. La principale iniziativa, messa in atto per contribuire alla conoscenza della realtà e al dibattito culturale nella Chiesa e nel Paese, è il progetto “Rapporto giovani”, indagine avviata nel 2011, che nell’arco di cinque anni coinvolge 9mila giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni, la generazione dei “millenniars”, coloro che hanno compiuto 18 anni dopo il 2000. L’obiettivo, spiega Alessandro Rosina, docente di demografia e statistica sociale alla Facoltà di economia della Cattolica, è “colmare il vuoto che in Italia si è creato con il venir meno del Rapporto Iard”, storica indagine sulla condizione giovanile, carenza informativa che ha favorito “la proliferazione di analisi parziali e che costituisce un ostacolo nella promozione di una progettualità politica e sociale efficacemente orientata al mondo giovanile”. “I punti di forza dell’indagine – chiarisce il demografo – sono l’ampiezza del campione, ‘l’impatto longitudinale’, cioè la scelta di seguire i percorsi di vita del campione per cinque anni, l’aggiornamento modulare con approfondimenti tematici ogni anno”. Nel corso del 2012 sono stati sondati alcuni temi d’attualità, tra cui i valori, le aspettative e i progetti di vita, il rapporto con la famiglia, la partecipazione sociale e politica, la percezione della Chiesa, le fasi della transizione alla vita adulta.
Oltre i luoghi comuni. “Ne è emerso un ritratto ben diverso dallo stereotipo dei bamboccioni incapaci. I giovani italiani sono pronti a rimboccarsi le maniche, sono consapevoli della situazione di crisi e stanno facendo il possibile per adattarsi senza rassegnarsi”, chiarisce Rosina. “L’occupazione dei giovani italiani – aggiunge – è tra le più basse d’Europa e la maggior parte percepisce un salario che ritiene troppo basso per poter realizzare i propri progetti di vita. Solo un giovane su cinque si dice pienamente soddisfatto del proprio lavoro, nonostante il 90% pensi a esso come luogo d’impegno e realizzazione personale”. “La maggioranza è delusa dal sistema-Paese ma non rassegnata”, chiarisce il demografo, “quindi abbiamo davanti una generazione che vuole diventare una risorsa per l’Italia”.
La Cattolica e le nuove generazioni. “Il progetto giovani del Toniolo – afferma Paola Bignardi, membro del Comitato permanente dell’Istituto – prevede anche il rilancio delle borse di studio con un considerevole investimento, soprattutto per gli studi di dottorato, la formazione di educatori per la pastorale, l’aggiornamento dei docenti nelle scuole, il sostegno alla pastorale culturale delle parrocchie e delle diocesi”. “L’indagine – secondo il nuovo rettore dell’Università, Franco Anelli – è uno strumento prezioso anche per lo stesso Ateneo. Ci permette, infatti, di conoscere i percorsi dei nostri studenti dopo la laurea, che utilizzo fanno del titolo di studio e per migliorare il loro accesso al mondo del lavoro e delle professioni o agli studi specializzati. Con questa ricerca siamo in grado di seguire cinque anni di vita delle nuove generazioni. Un po’ come nei documentari naturalistici, dove al pulcino appena nato si applica la ‘graffetta’ e poi lo si segue negli spostamenti”. Anche la giornata dell’Università Cattolica, che verrà celebrata dalla Chiesa italiana il 14 aprile sul tema “Le nuove generazioni oltre la crisi”, avrà tra le iniziative principali proprio la diffusione dei dati più significativi emersi dal Rapporto, che saranno illustrati l’11 aprile in un convegno a Milano. Sono anche previsti seminari di approfondimento sulla condizione giovanile a Como, Lamezia Terme e Firenze.
Il ruolo dell’Istituto. “L’Istituto nasce nel 1920 per dare vita all’Università Cattolica: il compito dell’Università era ed è offrire alla Chiesa e ai cattolici un luogo d’incontro e formazione”, ricorda il direttore Enrico Fusi. “Il nostro ruolo – prosegue – è sostenere l’attività dell’Università e garantirne le finalità. Restituire, insomma, il lavoro scientifico e di ricerca dell’Università alla Chiesa e ai credenti, che l’hanno promossa”. Fusi spiega che negli ultimi anni, anche su impulso del card. Dionigi Tettamanzi (l’ex presidente che ha da poco passato le consegne al successore card. Angelo Scola), l’Istituto si è prioritariamente impegnato nel rapporto con il territorio e le diocesi e nel rilancio dei collegi della Cattolica (a Milano, Piacenza e Roma) “per renderli sempre più competitivi con altri collegi di dimensione nazionale” e in collegamento con esperienze estere.
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ciao sono lamberto
un giorno la mia segretaria che mi trasmette enrrgia appartiene alla terza generazione da pochi mesi ha compiuto 6 anni dico sei anni mi ha posto una domanda: " quando voglio fare una cosa mi viene risposto lascia stare ci penso io".
Con parole semplice ho cercato di dare e darmi una risposta-
Lascia stare faccio io, lascia stare ci penso io sono gli slogan più in uso da parte di chi oggi si permette di dire che i giovani sono dei bamboccioni. Questa generazione del faccio io, del ci penso io senza saper fare nulla , ha portato e costretto la generazione più giovane a vivere in un "allevamento", per non vedere il mondo con gli occhi aperti, per non essere curiosi, creativi, liberi, per non percorre la strada della conquista.
In cambio di questo buio tunnel la generazione che oggi li definisce bamboccioni gli ha alimentati non con le "prede" da loro conquistate per non essere capaci di andare a caccia, ma con il "mangime", un alimento povero di valori per annientare un mente ricca di vita.
Oggi la generazione più anziana che ha fatto "sedere "quella più giovane chiede di essere alimentata con prodotti di qualità.
sportivamente
lamberto