Tutto il Vangelo è detto, sinteticamente, nella preghiera iniziale della Messa: “Padre onnipotente ed eterno, che dopo il Battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diretto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore”.
Prima viene una scena di umiliazione, di nascondimento; poi una di glorificazione e di rivelazione. La prima è vista nell’andata di Gesù al Giordano per ricevere il battesimo di conversione da Giovanni. Gesù è il Santo di Dio venuto a togliere i peccati del mondo, ma si mischia con gli uomini peccatori che non sono santi; lui stesso come un peccatore qualunque. Poi viene l’innalzamento e lo svelamento: il cielo si apre e il Padre rivela al mondo la vera identità di Gesù: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.
Prima scende lo Spirito Santo su Gesù “in forma di colomba”: quasi una presa di possesso di Gesù che, di fatto, agirà sempre secondo la forza che viene dall’alto. Poi viene la voce dal cielo: più che rivolta a Gesù, la voce designa il “mistero” che Gesù porta in sé. Certamente è rivolta a noi per indicarci Gesù sotto il segno di una messianicità umile e dimessa.
La festa del Battesimo del Signore chiude il tempo di Natale ed apre al cammino del tempo ordinario. Dopo aver contemplato l’irruzione di Dio nella storia, vengono le conseguenze nella vita dell’uomo. Il battesimo – quello di Gesù e il nostro – è come una nascita: si rompono le acque perché l’uomo possa uscire dall’utero materno; ed ecco davanti a lui si spalanca la vita. Anche l’immersione battesimale è segno di morte e l’emersione lo è della risurrezione. Lo spiega san Gregorio Nazianzeno: “Gesù sale dalla acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo”.