CHIESA – Nel Messaggio della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebra oggi, Benedetto XVI ricorda “la sofferenza”, “la povertà”, “la disperazione” che mette in cammino molte persone oggi. Da Bari e dalla terra di Puglia, non poco segnata da fenomeni di caporalato che hanno generato nella Capitanata, da Foggia a Nardò fino a Otranto esperienze di tutela dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie, la Chiesa italiana condivide quest’anno anzitutto il dramma di chi, migrante, è sfruttato e abbandonato.
Nel Dossier statistico del 2012, curato dalla Caritas e dalla Migrantes, si segnala come le migrazioni nascono in un mondo di 1 miliardo e 200 milioni di persone che vivono nella povertà. Sono persone e famiglie, uomini e donne, giovani e adulti che provengono dai tanti focolai di guerra, alcuni conosciuti e altri dimenticati, da 1.2 miliardi di persone che vivono in regimi dispotici (34) o in Stati fragili (43) alle prese con degrado, povertà ed emergenze ambientali o umanitarie. Nel 2011 l’Italia ha vissuto l’incontro con 62 mila di queste persone che sono arrivate sulle nostre coste, in particolare nell’isola di Lampedusa, provenienti dal Nord Africa, che viveva quella che è stata definita “la primavera araba”, ma originari di molti Paesi del Centro o del Corno d’Africa. Un incontro che si è trasformato per oltre 25 mila persone in accoglienza, all’interno di molte strutture dei comuni e delle parrocchie, anche se purtroppo in una emergenza non programmata e accompagnata, con il rischio di scadere in una nuova forma di assistenzialismo. È questo “mero assistenzialismo” che il Santo Padre condanna nel Messaggio, mentre invita a promuovere soprattutto “l’autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell’altro, generosi nell’assicurare apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri”. È un invito per noi a continuare il cammino di riconoscimento della cittadinanza dei minori stranieri nati in Italia – oltre 650 mila – iniziato nella Settimana sociale dei cattolici italiani a Reggio Calabria nel 2010, continuato con la campagna “L’Italia sono anch’io”, condivisa con il variegato mondo associativo italiano, fino alla proposta di legge popolare di modifica della legge sulla cittadinanza con l’estensione dello jus soli ai bambini figli di genitori stranieri nati in Italia.
“Fede e speranza – ricorda nel Messaggio Benedetto XVI – riempiono spesso il bagaglio di coloro che emigrano, consapevoli che con esse ‘noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino” (Enciclica Spe salvi, 1). Trasformare il cammino di disperazione di tante persone – oggi sono stimati dall’Onu in 214 milioni i migranti nel mondo, di cui circa 160 milioni migranti economici e 60 milioni rifugiati e profughi – in un cammino di speranza diventa un impegno, una sfida educativa per le nostre comunità civili e religiose, se non si vuole che il cammino di disperazione si trasformi in un nuovo conflitto e scontro sociale.