SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Riprendiamo la nostra serie di interviste ai rappresentanti degli istituti scolastici della diocesi dando la parola a Guido Benigni, rappresentante del Liceo Scientifico di San Benedetto del Tronto.
La prima intervista l’abbiamo realizzata con Davide Lazzari, rappresentante dell’Ipsia, clicca qui per leggerla.
1)Come vivi il tuo ruolo di rappresentante d’istituto? Che cosa significa per te?
Sono rappresentante della componente studentesca del Liceo Scientifico di San Benedetto del Tronto da circa un anno e mezzo.
Vivo positivamente questa esperienza che mi coinvolge e mi fa sentire parte attiva di una società che ha tanto bisogno di una nuova politica (più pulita, più onesta, più diretta e meno rappresentativa) e di un necessario ricambio generazionale.
Sto cercando di dar voce alle forze studentesche e grazie alla rappresentanza dello scorso anno e a quella odierna si è venuta a creare una forte collaborazione tra tutte le componenti dell’Istituto, che favorisce il circolo di idee e proposte degli studenti in sinergia con gli insegnanti.
E’ importante condividere, collaborare e progettare per costruire un ambiente scolastico sereno e stimolante per gli studenti e per chi ci lavora ogni giorno, ma non basta: l’istituzione scolastica ha il dovere di rimanere al passo con i tempi, di garantire un’ampia offerta formativa, di offrire agli studenti gli strumenti indispensabili al fine di acquisire le competenze necessarie che consentiranno loro di entrare nel mondo del lavoro e di formarli alla vita e al rispetto degli altri.
Io mi sono messo in gioco, ho presentato delle proposte, delle idee che secondo me potevano contribuire ad un cambiamento del Liceo, e l’opportunità per la realizzazione di tutto questo è stata colta. Sto portando avanti insieme all’altro rappresentante Riccardo tutto quello che era scritto nel programma della nostra lista con la quale ci siamo presentati alle elezioni scolastiche.
La scelta di avere un ruolo nel mio Liceo comporta molto impegno, certo, ma le soddisfazioni sono ancor più grandi se i risultati ottenuti vanno anche oltre le proprie aspettative. E’ sicuramente un “sacrificio” di cui vale la pena, è tempo che sto impiegando in modo del tutto gratuito , visto che l’interessamento alla cosa pubblica è unicamente un servizio, una scelta di volontariato, un contributo spontaneo di un cittadino o di uno studente come me.
2) Relativamente alla protesta studentesca, cosa avete fatto come istituto, cosa state facendo e come pensate di organizzarvi in futuro?
Il Liceo Scientifico di San Benedetto del Tronto è stato il primo istituto ad “accendere la miccia” che poi ha fatto partire tutti i movimenti studenteschi della Provincia. Siamo orgogliosi di questo, ma soprattutto dell’esperienza vissuta che ha visto mettersi in moto numerosi studenti, i quali hanno collaborato per dar vita ad una grande e partecipata mobilitazione che ha avuto grande rilevanza ed ha gettato le basi per una diversa informatizzazione e sensibilizzazione dei giovani riguardo la politica e l’impegno civile, cosa che,oggi sembra così ostile ed estranea agli studenti e non solo.
Durante le proteste la nostra scuola è stata autogestita dagli studenti dalle ore 8,00 alle ore 18,00 e nelle ore notturne,a partire da mercoledì 21 a sabato 24 novembre 2012 è stata occupata in modo simbolico solo la palestra.
Le attività che si svolgevano nel corso dell’autogestione, erano tutte volte alla sensibilizzazione degli studenti riguardo temi inerenti la scuola e le relative problematiche, mettendoli a conoscenza di “riforme” (se così possono essere ancora chiamate) e proposte che ha avanzato l’ultimo governo appena giunto a conclusione (riforma Profumo, Ddl Aprea, Patto di Stabilità, tagli del FIS), impedendo loro di trasformarsi in legge.
C’è stato spazio anche per fare il punto della situazione sulle carenze di tipo strutturale del nostro plesso scolastico incontrando prima il Sindaco di San Benedetto del Tronto, Giovanni Gaspari, poi il Presidente della Provincia Piero Celani, Sabato 24 novembre 2012.
Alla fine di questa esperienza, siamo giunti a stilare un documento condiviso da tutti gli studenti attraverso il quale abbiamo fatto conoscere le motivazioni di questa “autogestione prolungata”, salvaguardandoci dagli attacchi di chi ci accusava di proteste gratuite, infondate e prive di perché.
Al termine della nostra occupazione si sono mobilitate tutte le altre scuole per far sentire la loro voce e le iniziative di ogni singolo istituto si sono concluse con una grande manifestazione che è avvenuta il 3 dicembre a San Benedetto del Tronto, giornata nella quale fu approvato il Patto di Stabilità con il conseguente taglio del Fondo d’Istituto del 30%.
Sono state giornate impegnative, ma non prive di soddisfazioni, che hanno fatto crescere la voglia di partecipazione e consolidato la coscienza critica collettiva, che sembravano andate perdute tra i giovani.
Ora la politica sembra appartenerci molto di più: per il futuro non so cosa servirà e come dovremmo muoverci; spero solo che non debbano servire altre proteste per ottenere le tante agognate Riforme che dovrà mettere in campo il prossimo governo.
Però la parola adesso spetta agli Italiani, con il voto.
3)Cosa condividi della protesta studentesca e cosa invece no?
Della protesta condivido tutto, se motivata, e se viene svolta in modo legale e pacifico senza sfociare nella violenza. Bandisco ogni forma di violenza.
Avrei voluto un movimento scolastico più coeso e che abbracciasse le realtà di tutta la Provincia, senza campanilismi che vanno a compromettere la protesta stessa.
4)Quali cambiamenti spera di vedere nella società e nel mondo della scuola?
Vorrei una società meno passiva: siamo portati a far scivolare troppo facilmente i problemi, come se non ci riguardassero.
Se noi, però, non ci interessiamo della politica, possiamo star certi che essa si interesserà di noi, fregandosene altamente dei nostri desideri e rubandoci il nostro futuro.
Occorre maggiore partecipazione, e un’informazione che non deve venire solo tramite la televisione, strumento di comunicazione ormai vecchio, ma attraverso internet che ritengo sia lo strumento perfetto per una comunicazione ed informatizzazione diretta e senza censure: per un’informazione ampia e libera.
Il mondo della scuola deve essere trasformato radicalmente: ci si ritrova nel XXI secolo con un’istituzione vecchia ed obsoleta dilaniata dalle continue e inefficaci “riforme” e dai tagli netti attuati dagli ultimi governi.
Occorrono maggiore digitalizzazione, ampliamento dell’offerta formativa, ristrutturazione delle strutture scolastiche, attuazione del welfare studentesco (ad esempio, libri di testo e trasporto pubblico gratuito).
Oggi siamo arrivati a livelli tali che lo studente non è più nelle condizioni di poter studiare a causa dell’elevato costo che comporta l’istruzione, aggravando lo stato delle famiglie, che non sono più in grado di sostenerlo per motivi che già conosciamo. Ciò sta creando una totale mancanza di fiducia verso il futuro e verso sé stessi.
5)Cosa sogni di fare?
In primis, continuerò ad occuparmi della cosa pubblica e a mettermi al servizio di tutti e, perché no, lo farò cominciando dal paese in cui vivo; ma siccome credo fermamente che la politica non debba diventare un lavoro, dovrò formarmi in un’Università (sto pensando ad architettura) per poter trovare un’occupazione che mi appassioni veramente. Come cittadino penso di poter contribuire con il mio impegno e la mia passione a far ripartire il motore di una macchina così complessa come l’Italia.
6)Quali sono gli ideali che ti guidano?
Gli ideali che mi guidano e che mi fanno crescere sono quelli che mi hanno trasmesso i miei genitori: l’onestà e il rispetto per gli altri e l’ambiente, lo spirito di sacrificio che ti fortifica e dà soddisfazione, la passione per l’arte e la cultura.
E’ importante, poi, essere liberi in ogni campo: ma la libertà proviene dalla cultura e dall’informazione, dalle quali derivano poi la libertà di esprimere il proprio pensiero e di avere la forza di sostenerlo.
Ma per tutelare la libertà collettiva è fondamentale tener presente che “la mia libertà finisce dove inizia la tua”.
7)Sei credente? Come vivi la fede?
Premetto che non sono fermamente credente e non mi riconosco nelle gerarchie della Chiesa che mi hanno deluso e continuano ancora a deludermi.
Però, frequento molto la mia Parrocchia nella quale ho stretto molte amicizie che mi consentono di vivere in un ambiente sereno e dedito principalmente all’ascolto.
E’ un luogo accogliente, aperto a tutti, attivo nella comunità: una presenza fondamentale che dà respiro al mio paese poco valorizzato.