ROMA – Difficile definire, in una prospettiva storica, il quinquennio 2007-2012, forse tra i più difficili dell’Italia dal dopoguerra, segnato dalle mutazioni drammatiche di una società lacerata e smarrita, davanti a trasformazioni delle quali, spesso, si stenta perfino a capire l’origine.
L’esplodere di una crisi economica senza precedenti ha finito per mettere in discussione ogni certezza, fino a scuotere gli stessi fondamenti della convivenza. Un processo dalle molte facce, caratterizzato, ovunque nel mondo, dallo scivolamento in un magma sociale ed etico indistinto, dall’approfondirsi delle sperequazioni e dall’insorgere di nuove povertà. Nel Paese tale processo ha assunto la forma ulteriore di una crisi istituzionale profonda e diffusa, che non risparmia niente e nessuno, Chiesa compresa.
Questa situazione fa emergere in maniera ancora più sorprendente il filo che attraversa “La porta stretta”, volume edito da Cantagalli (euro 19.00), che riunisce in sequenza cronologica le prolusioni alle Assemblee episcopali e alle riunioni del Consiglio permanente della Cei tenute dal Cardinale Angelo Bagnasco, chiamato da Benedetto XVI a guidare i vescovi italiani il 7 marzo del 2007.
Sono tasselli di un disegno più ampio, espresso nello sforzo costante di interpretare l’attualità in una visione inclusiva; senza mai voler “insegnare” ma, piuttosto, cercando di esaltare la continua relazione tra dottrina e pastorale.
Il Cardinale offre una traccia indispensabile perché la comunità dei credenti possa arrivare a quel confronto coraggioso, a viso aperto, con la modernità che, in ultimo, è il “luogo” in cui deve esprimersi essenzialmente il dialogo tra fede e ragione cui il Papa continuamente richiama.
Le pagine de “La porta stretta” richiamano la lunga tradizione di presenza dei cattolici nella società, rivendicando con orgoglio l’essenziale ruolo di sussidiarietà svolto in nome del bene comune; nello stesso tempo rilanciano, ponendo tutta la comunità cristiana di fronte all’esigenza di una concretezza sempre più marcata.
Cammino esigente, dunque, quello cui il cardinale Bagnasco richiama la Chiesa. Una Chiesa che, nella sua visione, non è un fortino assediato, ma – pur con i suoi tanti limiti, debolezze e peccati, sempre lucidamente riconosciuti – una comunità viva, capace di “dire” e di “fare” nel mondo.
Così il modo e gli argomenti con cui il cardinale Bagnasco di volta in volta affronta i temi della famiglia e della scuola, dell’etica, dell’immigrazione e della solidarietà, della presenza e dell’impegno diretto dei cattolici in politica – fino al porre l’emergenza educativa al primo posto di un’improcrastinabile agenda di ricostruzione sociale – appaiono non soltanto “in piena sintonia con il magistero di Papa Benedetto”, ma anche l’applicazione pratica, per così dire, di quel magistero.
Lo stesso tratto si può riscontrare anche nella lettura che il cardinale Bagnasco dà della vicenda politica italiana, rifiutando la tentazione di ogni sorta di populismo o di – facile – demagogia, e impegnando piuttosto l’intelligenza in un non facile discernimento: rivela, anche in questo modo, una non usuale capacità di vedere al di là della contingenza delle singole situazioni, di prevedere derive, di vedere “oltre”.
In questo percorso emergono con tutta evidenza quelle che, nel saggio introduttivo, mons. Piero Coda definisce le “peculiari qualità che, sin dall’inizio, danno stagliata figura e contenuto pregnante all’insegnamento e al servizio di guida e indirizzo” del Presidente della Cei. In primis la pastoralità, “nel senso alto e preciso, e al tempo stesso pervasivo e quotidiano, che si è fatto strada appunto, nel cammino della Chiesa cattolica, col Concilio Vaticano II”; una “sincera passione”, che spinge – ed ecco la seconda qualità – a “un ricentramento della vita di fede e della missione della Chiesa”. Il Cardinale traduce tale prospettiva nell’invito a “mettere la propria vita “in asse” con Cristo e, per Lui, con Dio: nell’essere, nel pensare, nel volere, nell’agire. (…) Primato di Dio, in altre parole, ma del Dio con l’uomo e per l’uomo che Gesù rivela e ci comunica nel dono sovrabbondante e libero del suo Spirito”.
È da queste due qualità, annota ancora Coda, che discende un altro tratto distintivo del servizio del cardinale Bagnasco: quel “discernimento collegiale e sapienziale” che continuamente costituisce “l’impianto e l’afflato” dei suoi interventi. Parole “pesanti e impegnative” che suonano come un costante richiamo “all’attitudine prima cui i cristiani sono chiamati nello stare, da discepoli di Cristo, dentro il proprio tempo”.