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Gregorio di Nazianzo, il poeta “teologo”

Di Michele Rosati

Continua la rubrica settimanale per conoscere i Santi meno “famosi” della Chiesa.

Dopo:
– Iacopone da Todi: un Francescano senza speranza!
– Il “professore Santo della strada”
Conosciamo San Gregorio di Nazianzo

Stavo rispolverando gli studi di Patristica qualche giorno fa e mi sono ricordato di uno dei Padri della Chiesa più famosi: Gregorio Nazianzeno: il Calendario liturgico latino ne fa memoria il 2 gennaio.
Nato in Cappadocia (nell’attuale Turchia) verso il 330, Gregorio ebbe amici importanti. L’amico per eccellenza fu Basilio, conosciuto prima durante l’adolescenza a Cesarea di Cappadocia, e poi ad Atene, dove i due si erano recati a perfezionare i loro studi. “Sembrava che fossimo un’anima sola in due corpi” scriverà più tardi rievocando quegli anni. L’affetto tra i due non venne mai meno, anche se conobbe momenti di grande tensione. Verso la fine del 361, o l’inizio del 362, venne ordinato presbitero dal padre Vescovo di Nazianzo contro la sua volontà. “Mi piegò con la forza” scrive nella sua autobiografia ricordando quell’evento. Reagì a quella violenza nel modo che gli era più usuale: con la fuga. Poi, dopo alcuni mesi, assunse in piena obbedienza il suo ministero, accettando, come più volte gli accadrà nel corso della vita, di fare quello che non voleva. A distanza di una decina d’anni, sarà lo stesso Basilio, che pure conosceva così bene i suoi sentimenti, a imporgli la consacrazione episcopale. Basilio, eletto Vescovo di Cesarea nel 370, si era visto costretto dalla politica ariana dell’imperatore Valente a moltiplicare il numero delle diocesi dipendenti da Cesarea, in modo da assicurare un certo numero di Vescovi fedeli a Nicea, che fossero in grado di fronteggiare l’avanzata dell’arianesimo. Gregorio, contro ogni suo desiderio, fu ordinato Vescovo di Sasima, un paesino di frontiera tra la Cappadocia prima e la Cappadocia seconda, nel quale, a dire il vero, non entrerà mai. Avrebbe dovuto entrarci con le armi in pugno, poiché Sasima, insignificante sotto l’aspetto pastorale, si trovava in una posizione strategica da un punto di vista economico e politico ed era contesa da un altro Vescovo ariano. Ma Gregorio continua a sostenere l’amico Basilio con la sua amicizia; come era intervenuto, anni prima, a mettere pace tra lui, ancora presbitero e il Vescovo Eusebio, così, durante gli anni dell’episcopato, lo difende da chi lo accusa di essere troppo prudente nel proclamare la divinità dello Spirito Santo, e lo consola con le sue numerose lettere. Nel 379 Basilio muore e Gregorio, malato, non può essere accanto all’amico. Nel 380, l’imperatore Teodosio chiamò Gregorio a Costantinopoli a guidare la piccola comunità cristiana fedele a Nicea e in questa città, Gregorio pronunciò i cinque discorsi che gli meritarono l’appellativo di “Teologo”. Ma Gregorio stesso precisa nei suoi scritti che la teologia non è “tecnologia”, non è un’argomentazione umana, ma nasce da una vita di preghiera, da un dialogo assiduo con il Signore. In qualità di Vescovo di Costantinopoli, Gregorio partecipò al concilio del 381 e, dopo la morte di Melezio che ne aveva guidato la prima parte, fu chiamato alla presidenza. Nell’autunno del 382 accetta la guida della comunità di Nazianzo: vi resta un anno e poi si ritira in solitudine ad Arianzo. Negli anni compose il poema Sulla sua vita, una rilettura in versi del suo cammino umano e spirituale, e numerose poesie. Nulla sappiamo degli ultimi anni di solitudine e di preparazione all’incontro con il Signore, che avvenne verso il 390.Gregorio è un uomo mite, un uomo di pace, che ha lottato lungo tutta la sua vita per fare opera di pace nella Chiesa del suo tempo, tribolata e divisa dalla controversia ariana, dalle rivalità e gelosie tra i pastori; ma è anche un uomo che con audacia evangelica sa vincere la sua timidezza, il suo carattere incline al silenzio per proclamare la verità senza paura. Ottimo scrittore, ha composto numerosi discorsi (circa 45), oltre duecento lettere, e circa 17.000 versi di splendide poesie che per l’espressione impareggiabile e il contenuto teologicamente sicuro lo consacrarono tra i bizantini come l’autore preferito, ce fu letto, trascritto e commentato con passione. Anche noi dovremmo riscoprire la meravigliosa poesia di San Gregorio.

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