“Emerge con drammaticità – ha sottolineato – il messaggio pubblicitario, che suggerisce l’equivalenza tra gioco legale e gioco sicuro, come pure dà l’illusione della vincita frequente, alla portata di tutti se s’insiste a giocare”. C’è invece necessità di azioni informative “per un consumo consapevole”, “auspicate dall’86% degli italiani, che ritiene di non essere abbastanza informato sui rischi derivanti dal gioco”.
Peraltro, oggi “si può giocare in qualsiasi momento del giorno e della notte e questo – ha rimarcato lo psichiatra Carmine Petio – è un rischio subdolo, che incentiva il diffondersi della dipendenza”. Si chiama “ludopatia” la malattia da gioco ed è stata di recente inserita nei Lea (livelli essenziali di assistenza). Ma “in un’epoca di risorse scarse – ha messo in guardia Petio – attenzione a non cercare di risolvere il problema solo con il volontariato e i gruppi di auto aiuto”, considerando d’altra parte che “già molte risorse dello Stato se ne vanno a causa dei guasti provocati dal gioco compulsivo”.