I politici cattolici che si apprestano a servire il Paese non possono non tenere presente quanto l’insegnamento di Gesù sia stato fondamentale anche in questo frangente della vita umana. Anche la politica infatti, come ogni altra realtà umana, è stata illuminata nel corso dei secoli dalla sapienza del Vangelo, o forse sarebbe meglio dire che è stata travolta dalla forza trasformatrice del messaggio cristiano. Per questo proponiamo alla loro attenzione, e a quella di tutti, un breve promemoria nel quale si evidenziano i peculiari apporti che il cristianesimo ha dato alla vita politica nel corso dei secoli.
LA LAICITÀ. Anche se oggi si tende a non riconoscere questa verità lapalissiana, si deve al cristianesimo, e in particolar modo al suo divino fondatore, l’introduzione del concetto di laicità nella storia. Prima dell’avvento del cristianesimo infatti, in tutte le società arcaiche vigeva un sistema teocratico: il capo politico era anche il capo religioso. Basta pensare alla figura del Faraone, capo dell’antico Egitto e venerato come figlio del Dio Sole, o a quella dell’imperatore romano, adorato come una vera e propria divinità.
Con Gesù tutto cambia. È lui per primo a formulare il concetto di laicità quando afferma: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Gesù è il primo a distinguere il potere religioso da quello politico. È importante notare come Cesare e Dio non stiano sullo stesso piano e che dunque, se pure è giusto dare a Cesare quello che gli si deve, il primato spetti comunque a Dio. Non è giusto quindi vedere in questo passo una separazione fra la politica e la religione, come faranno i filosofi e i politici liberali ottocenteschi, ma piuttosto dobbiamo scorgere in essa una opportuna distinzione.
LA DESACRALIZZAZIONE DEL POTERE E IL RIFIUTO DELLA STATOLATRIA. Questo principio formulato da Gesù verrà ripreso e vissuto dai suoi seguaci. I primi cristiani, seguendo la logica della distinzione fra ambito politico e quello religioso, si rifiuteranno di offrire l’incenso all’imperatore. Questo loro modo di relazionarsi con l’autorità politica fa sì che i cristiani siano la prima grande forza nella storia che tende a desacralizzare il potere: sin dalle origini, i cristiani hanno rifiutato la statolatria, come faranno in seguito i loro correligionari del XX secolo, quando si opporranno allo statalismo, sia di matrice comunista che nazi-fascista.
RISPETTO DELL’AUTORITÀ E LIBERTÀ DI COSCIENZA. Essi si fanno portatori di un atteggiamento nuovo davanti al potere: da una parte vogliono essere buoni cittadini ed essere sottomessi all’imperatore, dall’altra si rifiutano di prestargli gli onori che si devono a Dio.
I cristiani non vogliono essere degli anarchici che mancano di rispetto alla legittima autorità, come anche afferma l’apostolo Paolo in Rm 13: “Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c’è autorità se non da Dio; quelle che esistono sono stabilite da Dio”. Con questa affermazione Paolo vuol dire che ogni società ha per natura qualcuno che la governa per il suo bene e, a quanti esercitano in modo legittimo ed onesto l’autorità, si deve onore e rispetto.
Ma lo Stato, e in generale qualsiasi autorità, non può chiedere più di quanto gli spetta. Il potere delle autorità costituite è grande, ma non illimitato e non può esigere quanto è contrario al diritto naturale e alla volontà benefica di Dio, come si può dedurre anche dalla risposta che Pietro e Giovanni in At 5,29 danno al Sommo Sacerdote che li aveva invitati a non annunciare più Cristo: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”.
Molti saranno i cristiani che daranno la vita pur di non offrire sacrifici in onore dell’imperatore divinizzato. Fra questi molti soldati romani come, ad esempio, San Sebastiano.
LA TOLLERANZA VERSO TUTTE LE RELIGIONI. Con l’editto emanato a Milano dall’imperatore Costantino nel 313, esattamente 1700 anni fa, cessano le persecuzioni e riprende lo spirito di tolleranza verso le religioni tipico della cultura romana. Le cose purtroppo peggioreranno qualche anno più tardi quando l’imperatore Teodosio, con un approccio ancora da sommo pontefice della religione pagana, emanerà nel 380 l’editto di Tessalonica, proclamando il cristianesimo unica religione ammessa nello Stato.
L’AUTONOMIA DELLA CHIESA. Anche la lotta per le investiture, tipica del Medio Evo, rappresenta una luminosa pagina di civiltà e di libertà. Per portare avanti i propri progetti politici, gli imperatori del Sacro Romano Impero si erano arrogati il diritto di nominare i vescovi. Solo grazie all’editto di Worms, siglato dal Papa Callisto II e dall’Imperatore Enrico V, si porrà fine a uno scontro durato decenni e si stabilirà che spetta al Papa nominare i Vescovi e all’Imperatore eventualmente affidare loro delle responsabilità temporali. Si è così evitata la sottomissione della Chiesa allo Stato e l’ingerenza dell’Imperatore nella missione della Chiesa. Lo stesso problema del controllo e della sottomissione al potere statale si riproporrà secoli dopo nei paesi comunisti, dove i regimi pretendevano di controllare la vita dei Vescovi, riservandosi anche di approvare le loro nomine.
LA NASCITA E LO SVILUPPO DELLO STATO MODERNO E DEMOCRATICO. Senza il cristianesimo, difficilmente si sarebbe giunti alle attuali forme di democrazia.
Che cosa è infatti la democrazia, se non la trasposizione del campo politico della visione luterana del sacerdozio? Nel suo opuscolo del 1520 “Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca” Lutero infatti riteneva non esserci nessuna distinzione nella Chiesa fra ceto ecclesiastico e ceto laico: secondo il riformatore, tutti i battezzati, senza alcuna distinzione, sono sacerdoti. Chi fra essi ha un ruolo di guida nella comunità cristiana, lo fa, sempre secondo Lutero, sostanzialmente per delega dei fedeli, senza essere ad essi superiore. Allo stesso modo oggi, nella sfera civile, i membri della classe politica sono comuni cittadini ai quali il popolo ha dato l’autorizzazione a rappresentarli.
Si deve ancora a Lutero la nascita dello stato moderno, ovvero di quella forma di governo che sottomette la religione allo stato. L’ex monaco tedesco, basandosi sul già citato passo di Rm 13 postula, sempre nello stesso opuscolo, la sottomissione di tutti i cristiani, ivi compreso il Papa, all’autorità dell’imperatore
Anche i principi della Rivoluzione Francese, che sono alla base degli attuali ordinamenti democratici, sono di evidente derivazione cristiana. Se si vuole, i principi rivoluzionari possono essere considerati come un cristianesimo decurtato di Dio (con tutto quello che di tragico questa affermazione implica), una forma di cristianesimo ateo, dove, tolto di mezzo Dio, rimangono comunque dei concetti di chiaro sapore cristiano come libertà, uguaglianza e fraternità
L’INFLUSSO DEL CATTOLICESIMO NELLA NOSTRA COSTITUZIONE. La visione cattolica del rapporto Stato-Chiesa ha influito sulla stesura dell’articolo 7 della nostra Costituzione che recita: “Lo Stato e la Chiesa, ciascuno nel proprio ordine, sono indipendenti e sovrani”. Molti erroneamente collegano questo articolo al noto aforisma di Cavour “Libera chiesa IN libero stato” di stampo protestante e che subdolamente postula la sottomissione della sfera religiosa a quella civile. Esso invece deve la sua formulazione al principio cattolico “Libera chiesa E libero stato” che trova una delle sue massime espressioni nel magistero pontificio di Leone XIII che nella Immortale Dei del 1885 così si esprime: “La Chiesa nel suo ordine e nella sua costituzione giuridica è società perfetta al pari dello Stato”.
Come abbiamo cercato di dimostrare, le idee del cristianesimo sono state determinati nel ridefinire il rapporto dell’uomo con l’autorità politica. Abbiamo anche messo in luce come la visione cristiana del mondo abbia influito nella nascita e nello sviluppo delle attuali democrazie, tanto è vero che oggi, la stragrande maggioranza dei paesi democratici sono quelli in cui la presenza del cristianesimo è stata particolarmente pregnante . Pertanto non esitiamo a dire che un sistema democratico, per trovare la sua completezza, non può fare a meno del Vangelo.