Eminenza, mancano meno di sei mesi all’incontro con Benedetto XVI nella Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro…
“Tutta la Chiesa locale, popolo ed episcopato, si sta lasciando coinvolgere dal tema scelto per questo evento, ‘Andate e fate discepoli tutti i popoli’. Per noi, implica anche dei risvolti sociali, trattati a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa. E’ nostro auspicio offrire ai giovani la dimensione evangelica. Le nuove generazioni cercano valori e ideali importanti, alti, ma spesso ne trovano altri che non li soddisferanno mai. I giovani vogliono seguire Gesù e troveranno nelle parole del Pontefice le risposte giuste”.
Rio de Janeiro è pronta ad accogliere i pellegrini?
“Le strutture sono pronte. All’inizio del cammino organizzativo le autorità cittadine avevano la testa rivolta soprattutto ai mondiali di Calcio del 2014 e alle Olimpiadi del 2016, e non avevano ben compreso la dimensione della Gmg. Se i mondiali possono portare in Brasile circa mezzo milione di persone, la Gmg ne porterà circa due milioni, un numero che ha stupito le Istituzioni. Non mancano i problemi sul campo ma l’impegno nel risolverli concretamente è forte, grazie anche all’intesa tra la città di Rio e la Santa Sede”.
Uno dei problemi che più sembra preoccupare è legato al tasso di criminalità della città carioca: come sarà garantita la sicurezza della Gmg?
“Ci sono stati sviluppi molto positivi in questo senso negli ultimi anni. Le Forze dell’ordine hanno ripreso il controllo di diverse favelas in mano alla criminalità. La sicurezza, poi, verrà assicurata durante la Gmg grazie alla mobilitazione di tutte le forze disponibili. La Polizia sta riuscendo a contenere la criminalità, combattendo anche la corruzione al proprio interno”.
Si parla molto della spiccata dimensione missionaria e sociale di questa Gmg: è forse un retaggio della teologia della liberazione che ancora pervade il Continente latino-americano?
“Proprio di recente si è svolto a Rio Grande del Sud un simposio di teologi della liberazione. Nella Chiesa brasiliana abbiamo visto che il problema della povertà permane e va superato. Trovare una soluzione alla povertà non può essere fatto in modo ideologico. Le comunità di base, che pure sono state riconosciute, non devono avere questo taglio ideologico. Non si può ricercare la soluzione dei problemi sociali al di fuori della visione di fede. In questo senso la dimensione missionaria viene recuperata come forma di testimonianza di valori e ideali autentici, nonostante i problemi che la Chiesa ha. E che ha riconosciuto anche dentro le proprie strutture e le proprie persone. Non può esserci un rapporto con Dio senza un impegno sociale profondo”.
Il precedente viaggio di Benedetto XVI in Brasile, nel 2007, suscitò diverse polemiche. Cosa è cambiato da allora?
“Ero presente a San Paolo dove si pensava che il Pontefice, teologo e studioso, non potesse avere risposte notevoli di popolo. Ma il suo semplice affacciarsi in Brasile ha fatto cambiare questa percezione. Il Pontefice è stato anche ad Aparecida, luogo caro a tutto il Continente. E da lì è nata l’intesa. Dubbi sul coinvolgimento del popolo erano stati sollevati da quegli stessi intellettuali che poi si sono ricreduti”.
Quale frutti si attende dalla Gmg in chiave vocazionale?
“Parlare di giovani è parlare di vocazioni. Se nella vita delle nuove generazioni ci sono orizzonti più vasti è certo che le scelte saranno migliori e più belle. La presenza del Papa potrà aiutare in questa direzione. I giovani hanno molta fiducia nel Pontefice, lo seguono perché rappresenta quel qualcosa di sincero e profondo che non trovano nella famiglia e nella società permeata sempre più dal relativismo etico. Credo che il Papa saprà indicare la giusta direzione ai giovani, facendo un bene enorme per le vocazioni”.