Testimoni e annunciatori della fede
La celebrazione della Presentazione di Gesù al tempio ci orienta a Cristo, vera luce di tutte le genti, principio e fondamento della fede e della vita cristiana. Tale orientamento è sostenuto anche dall’Anno della fede che, come ci dice Benedetto XVI, «è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo» (Motu proprio Porta Fidei, n. 6).
In Cristo, ci riscopriamo amati da Dio, già consacrati a Lui mediante il battesimo, chiamati all’offerta di noi stessi nell’amore, sostenuti dalla grazia dello Spirito. In Lui ritroviamo ogni giorno il senso della nostra vocazione e la gioia di essere discepoli e testimoni. Ora, se la celebrazione della Presentazione di Gesù parla a tutti, essa parla in modo del tutto particolare a coloro che sono chiamati a una speciale consacrazione, nelle diverse forme ed espressioni, siano essi dediti principalmente alla contemplazione o all’apostolato, alla vita comunitaria o eremitica, siano essi appartenenti a Ordini o Istituti religiosi, Istituti secolari o Società di vita apostolica, a comunità antiche o nuove. È a loro – a voi, carissime consacrate e consacrati – che si rivolge particolarmente questo nostro messaggio, nella 17ª Giornata mondiale della vita consacrata; ma esso vuole raggiungere anche tutti i cristiani, nel desiderio di promuovere sempre più, in tutti, la comprensione, l’apprezzamento e la riconoscenza a Dio per la vita consacrata.
La Chiesa sente forte, in questo tempo, l’impegno di «una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede» (BENEDETTO XVI, Motu proprio Porta Fidei, n. 7); impegno che il recente Sinodo dei Vescovi su La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana ha richiamato con forza, esortandoci alla responsabilità di testimoniare e annunciare la fede, con coraggio, serenità e fiducia, a tutti e in particolare alle nuove generazioni: «Ovunque infatti si sente il bisogno di ravvivare una fede che rischia di oscurarsi in contesti culturali che ne ostacolano il radicamento personale e la presenza sociale, la chiarezza dei contenuti e i frutti coerenti» (XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI, Messaggio al popolo di Dio, n. 2).
In questo contesto ecclesiale e culturale e in questo tempo peculiare si inserisce la testimonianza dei consacrati. Il Messaggio finale del Sinodo interpreta tale testimonianza in rapporto al senso profondo della vita, ponendola in relazione, con felice intuizione, con la testimonianza della famiglia, come a dire: mentre la famiglia è custode della sacralità della vita nella sua origine, la vita consacrata, in quanto chiamata alla conformazione a Cristo, è custode del senso ultimo, pieno e radicale della vita. La testimonianza dei consacrati, come il Sinodo riconosce, ha un intrinseco significato escatologico.
Voi consacrati siete testimoni dell’«orizzonte ultraterreno del senso dell’esistenza umana», e la vostra vita, in quanto «totalmente consacrata a lui [al Signore], nell’esercizio di povertà, castità e obbedienza, è il segno di un mondo futuro che relativizza ogni bene di questo mondo» (XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI, Messaggio al popolo di Dio, n. 7).
La vostra missione apostolica dà un apporto importante e insostituibile alla nuova evangelizzazione, in conformità ai vostri specifici carismi. Voi operate in vari modi perché gli uomini e le donne del nostro tempo aprano la porta del loro cuore al dono della fede.
Molti di voi siete impegnati nella catechesi e nella formazione cristiana; molti operate in vari ambiti educativi (a servizio delle famiglie, nella scuola, in centri giovanili, in centri di formazione professionale, a favore dell’integrazione degli emigrati, in luoghi di emarginazione, ecc.); molti siete impegnati principalmente nel servizio della carità nei confronti di chi è solo, escluso, povero, malato; molti lavorate sul piano sociale e della cultura, con iniziative che promuovono la giustizia, la pace, l’integrazione degli immigrati, il senso della solidarietà e della ricerca di Dio.
Sapete mostrare, col vostro impegno, come la fede abbia un significato culturale ed educativo, di promozione e di garanzia di vera umanità. Il mondo ha bisogno della vostra testimonianza fedele e gioiosa. La richiedono tante situazioni di smarrimento, che pure sono attraversate anche dal desiderio di cose autentiche e vere e, ancor più, da una domanda su Dio, per quanto possa sembrare tacitata o rimossa.
E tuttavia, prima che per ciò che fate, è per il vostro stesso essere, per la generosità e radicalità della vostra consacrazione, che voi parlate all’uomo di oggi. Vivendo con fedeltà la vostra vocazione tenete vivo, nella Chiesa, il senso della fedeltà al vangelo. Con la vostra vita ci ricordate anche che la nuova evangelizzazione comincia da noi stessi e che c’è un intimo legame tra «autoevangelizzazione e testimonianza, rinnovamento interiore e ardore apostolico, tra essere e agire, evidenziando che il dinamismo promana sempre dal primo elemento del binomio» (GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Vita consecrata, n. 81).
Quest’idea è stata ripresa dai Padri Sinodali quando affermano: «Guai … a pensare che la nuova evangelizzazione non ci riguardi in prima persona. In questi giorni – aggiungono riferendosi all’esperienza vissuta nel Sinodo – più volte tra noi Vescovi si sono levate voci a ricordare che, per poter evangelizzare il mondo, la Chiesa deve anzitutto porsi in ascolto della Parola. L’invito ad evangelizzare si traduce in un appello alla conversione» (XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI, Messaggio al popolo di Dio, n. 5).
Vi incoraggiamo dunque a proseguire il vostro cammino con gioia. Siete tutti impegnati, personalmente, comunitariamente e come Istituti, in sintonia con quanto la Chiesa intera sta vivendo, in percorsi di rinnovamento per essere sempre di più all’altezza della chiamata di Dio e delle sfide del nostro tempo, nella fedeltà al carisma che il Signore vi ha donato. Siate sempre più veri discepoli di Cristo; alimentate la consapevolezza della vostra missione. Vivete le situazioni umane, sociali, culturali, nelle quali operate, facendovi segno dell’agire di Dio e siate sempre presenza profetica di vera umanità anche quando ciò esige di andare controcorrente. Siate fedeli alla vostra tradizione carismatica e allo stesso tempo siate capaci di interpretare in modo attuale il carisma, mostrandone la fecondità. Siate testimoni e annunciatori della fede con la qualità della vostra vita spirituale, della vostra vita comunitaria e del vostro servizio al prossimo.
La vita spirituale è docilità allo Spirito di Cristo e si nutre della Parola di Dio, che deve essere, specialmente per voi consacrati, cibo quotidiano, da accogliere, gustare, assimilare, così da conformarvi al «pensiero di Cristo» (1 Cor 2,16) e al sentire di Cristo (cfr Fil 2,5). È per questo che vanno curati i tempi dell’incontro personale con Cristo, della preghiera, dell’adorazione eucaristica; ed è per questo che l’Eucaristia dovrà essere al centro della vostra vita personale e della vostra comunità.
Anche i consigli evangelici, che voi professate, esprimeranno la vostra comunione con Cristo e saranno segno, allo stesso tempo, di vera umanità: professando la castità, testimoniate il vero amore che è dedizione e gratuità; vivendo nella povertà e nella comunione dei beni, aiutate tutti a vivere con sobrietà senza perdere di vista l’essenziale; praticando l’obbedienza, siete profeti della verità della libertà, che è disponibilità all’accoglienza della vocazione di Dio. I consigli evangelici testimoniano così che la vita trova senso nell’affidamento a Dio e che la fede apre l’umano ad orizzonti di senso e di verità.
La vostra testimonianza di vita comunitaria è un segno importante e da coltivare con coraggio, umiltà e pazienza. La comunione – lo sappiamo – si nutre del rapporto con Dio, è riflesso della comunione delle Persone divine, si costruisce nell’Eucaristia, è condizione, secondo la parola di Gesù, «perché il mondo creda» (Gv 17,21). Essa è dono di Dio ed esige allo stesso tempo una pratica quotidiana. Può essere facile, oggi, scoraggiarsi di fronte alle difficoltà relazionali che sembrano così insormontabili da fuggirle, rifugiandosi in attivismi esasperati che, al di là delle apparenze, trasmettono chiusure e unilateralità. In realtà, i segni di comunione sono ciò che più esige il nostro tempo e diventano via privilegiata per mostrare la novità del Vangelo ed essere segno di una Chiesa che è esperta in umanità. I contesti che viviamo sono segnati spesso da problemi relazionali, solitudini, divisioni, lacerazioni, sul piano familiare e sociale; essi attendono presenze amorevoli, segni di fiducia nei rapporti umani, inviti concreti alla speranza che la comunione è possibile. Una proposta credibile del Vangelo esige una particolare cura dei processi relazionali e ha bisogno di appoggiarsi a segni di vera comunione.
La vostra carità apostolica sia animata da vero spirito di servizio dal desiderio di suscitare la fede. Il vostro apostolato ha una sua specificità nella missione della Chiesa: sa partire dalla persona, dal malato, dal povero, dal più debole, tante volte dal più lontano dall’esperienza ecclesiale. Siete chiamati a essere segno dell’amore e della grazia di Dio sin dal primo contatto con le persone che incontrate. Siete chiamati – soprattutto coloro che operano coi giovani e nell’educazione – a integrare profondamente e dinamicamente la preoccupazione evangelizzatrice e la preoccupazione educativa. Il servizio all’uomo ha sostegno e garanzia nella fedeltà a Dio e nel tener sempre vivo lo sguardo e il cuore sul Regno di Dio.
Lo Spirito di Dio sostenga la vostra testimonianza di fede e il vostro annuncio, rendendovi sempre più credibili e gioiosi. Susciti nel cuore di tanti giovani il desiderio di seguire Cristo con generosità e radicalità, intraprendendo il cammino di speciale consacrazione. Egli renda tutti noi dei veri credenti, sempre più sensibili e responsabili nella testimonianza e nell’annuncio. Ci sostenga nella comunione ecclesiale, ci faccia crescere in unità, nel riconoscimento dei diversi carismi e nella fedeltà a Dio. Maria e
Giuseppe, che presentarono al tempio Gesù, nella disponibilità piena ai disegni di Dio, presentino al Signore anche noi, perché cresca nella nostra vita la fede e la capacità di trasmetterla.