GRECIA – “La situazione economica e sociale del Paese peggiora sempre di più, la miseria aumenta e tocca settori sempre più vasti della popolazione. Il governo sta per varare una nuova legge che prevede l’aumento delle tasse senza tenere conto che le famiglie, le persone non hanno soldi per pagare nemmeno le bollette e rifornirsi di generi di prima necessità”. È una Grecia “allo stremo” quella che monsignorFrancesco Papamanolis, vescovo di Syros e Santorini e presidente della Conferenza episcopale di Grecia, descrive a Daniele Rocchi, per il Sir. “Nelle piazze del Paese periodicamente avvengono distribuzioni gratuite di cibo, prodotti provenienti dall’Ue, si tratta di riso, formaggio, pasta, olio. Siamo circondati dalla miseria, il popolo non ne può più”.
Un quadro drammatico. Le cifre sono impietose e non lasciano dubbi: a dicembre 2012 oltre il 50% dei cittadini greci sotto i 25 anni non aveva un lavoro; nel mese di ottobre, ultimo rilievo disponibile, il tasso complessivo di disoccupazione era al 26,8% per un numero di disoccupati di 1,345 milioni. Sofferenze emergono anche dai depositi bancari, l’82% dei quali, dato di fine 2012, non superava i 2mila euro e un altro 11% arrivava a circa 10mila. Segno chiaro di una povertà crescente. Tagliate le pensioni, da un minimo del 5% fino al 15%, dalle continue manovre di risanamento.
La scorsa settimana, poi, è scattato l’allarme rosso al ministero delle Finanze per la diminuzione, a gennaio 2013, del 7% delle entrate. Il buco nero nel bilancio del primo mese del 2013, che sale così a 305 milioni di euro, secondo le fonti, è dovuto alla diminuzione degli incassi dell’Iva, ridottisi del 15% per effetto del calo del giro di affari e del consumo di gasolio da riscaldamento che ha toccato il 70%. Questa è, solo in parte, la situazione che la Troika (Fmi, Ue e Bce) troverà, quando a fine mese tornerà nella capitale greca. Il Paese, come è noto, ha bisogno del sostegno finanziario internazionale per far fronte al rimborso di titoli del debito pubblico e per rispettare i propri impegni correnti. Risale a circa un anno fa (21 febbraio 2012) l’adozione da parte dell’Eurogruppo di un nuovo programma di aiuti alla Grecia per un importo complessivo di 130 miliardi euro fino al 2014 avente come obiettivo la riduzione del debito greco al 120,5% entro il 2020. Mentre è di ieri, 13 febbraio, la dichiarazione della Commissione Ue, per bocca del suo Commissario agli Affari economici, Olli Rehn, di accordare più tempo ai Paesi in deficit per risanare i conti. Destinataria di tale provvedimento, però, pare essere solo la Francia, che non scenderà quest’anno sotto il 3% nel rapporto deficit-Pil. Una dilazione di questo tipo la Grecia (insieme a Spagna e Portogallo) l’aveva già avuta lo scorso anno.
Diocesi in deficit. Dalla crisi non si salva nessuno nemmeno le diocesi che non hanno soldi per pagare le tasse. “La mia diocesi – dice il presule – per la prima volta ha chiuso il bilancio del 2012 in deficit, lo stesso hanno fatto quelle di Atene e di Corfù. Le entrate della mia Chiesa sono scese del 75%, il 48% degli introiti è destinato al pagamento delle tasse. Abbiamo degli immobili dati in affitto, ma sono molti gli inquilini che non hanno di che pagare il canone. Questo ci impedisce di dare aiuto ai più poveri, e sono tanti quelli che vengono da noi a chiedere soldi, cibo, vestiti”. “L’altro ieri – racconta mons. Papamanolis con voce rotta dall’emozione – è venuta una madre di famiglia che da sette mesi non riesce a pagare l’affitto di casa e il proprietario dell’abitazione le ha dato lo sfratto. Abbiamo pagato noi le spettanze arretrate al padrone di casa. Purtroppo non riusciamo ad aiutare tutti. Siamo Chiesa e non possiamo basarci sulla finanza per dirimere i problemi. La nostra bussola è il Vangelo che ci chiede solidarietà e accoglienza”.
Senza certezze. “Dal governo arrivano solo tasse e tagli. Non vediamo la luce in fondo al tunnel – prosegue il presidente dei vescovi ellenici – sono tre anni che i greci fanno sacrifici senza vedere miglioramenti. I giovani emigrano all’estero per cercare lavoro. Viviamo una situazione molto triste e senza certezze. Nelle città gli scioperi sono continui e anche i cortei di protesta che spesso sfociano in violenze e saccheggi”. Tutto questo mentre dall’Europa arriva “solo la richiesta di rigore e austerità. Sono in molti in Grecia a cominciare a credere che la causa della nostra crisi sia da attribuire alla Troika. C’è chi chiede di uscire dall’Ue ma io sono contrario. Abbiamo davanti anni difficili, duri, non so come ne usciremo. La miseria è impressionante. L’unica cosa che non ci hanno ancora tassato – conclude mons. Papamanolis, ripetendo quanto già espresso in altre interviste al Sir – sono le preghiere. Ma la fede, almeno quella, non si può tassare”.